Domani, sabato 9 marzo, presso “La casa giusta” a Formia, si terrà l’incontro dal titolo “Cartelli criminali ed ecomafie tra Caserta e il Basso Lazio, oggi” a partire dalle 16.30. Tra gli ospiti dell’evento ci sarà il giornalista Salvatore Minieri, che nell’occasione presenterà la nuova edizione del suo libro Pascià. Interverranno il giornalista Francesco Furlan, la senatrice Vilma Moronese, Presidente della XIII Commissione Ambiente, la consigliera regionale Gaia Pernarella e il sindaco di Formia Paola Villa.
Un incontro molto significativo per tanti aspetti, anche in ragione degli ultimi accadimenti come la dirompente Commissione regionale Antimafia del 21 febbraio scorso quando, alla Pisana, il sindaco di Formia ha denunciato senza peli sulla lingua la situazione mafiosa del sud pontino, in antitesi ai suoi colleghi sindaci convocati che, tra gravi assenze e negazionismi, non hanno fornito un grande esempio di tensione civile e politica che meriterebbe la Questione Sud Pontino.
Un’occasione importante, quella di domani, per ascoltare i contributi di giornalisti di razza come Salvatore Minieri capaci, con Pascià, il suo libro del 2016, di fissare le tappe della storia mafiosa di Formia e del sud pontino. Un libro che rimane attualissimo e che si occupa, oltreché della famigerata/famosa discoteca Seven Up, saltata in aria negli anni Ottanta e simbolo del viluppo mafioso/massonico/politico del territorio del Basso Lazio, anche della discarica di Borgo Montello, traendo spunto dalla relazione della Commissione Ecomafie del 2017 (vedi Relazione Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad essere correlate) che vergò una dura conferma sulla coscienza del territorio latinense.
Attesi gli interventi di Furlan, giornalista da sempre in prima linea nella denuncia e nello studio degli intrecci politico-mafiosi del Basso Lazio e tout court, e di Moronese e Pernarella, una parlamentare e una consigliera regionale che non si sono mai risparmiate sui temi ambientali e, in particolare, sugli intrecci nefasti di politica, imprenditoria e consorterie criminali nel campo dei rifiuti, dalla loro gestione all’impiantistica che tanto alimenta lo scontro tra business e popolazione.
Sarà importante, come detto, la presenza del sindaco di Formia Paola Villa autrice, in Regione Lazio, di una denuncia circostanziata sulle presenze camorristiche nella sua città (e non solo), su quell’aria grigia dove si muovono professionisti e teste di legno delle cosche, sulla difficoltà di controllo che scontano gli amministratori comunali a dirimere tra economia legale e infiltrata. La Villa, infatti, parlò di una lunga serie di fatti di cronaca accaduti a Formia, a partire dalle minacce al bar Tirreno e a una palazzina dove abita la famiglia Esposito-Giuliano, e dove sono già avvenuti un incendio e una rissa tra Bardellino ed Esposito, fino al tentato omicidio del giovanissimo Pasquale Vastarella nei confronti di un coetaneo. E ancora le case confiscate ai Bardellino così difficili da assegnare specie a seguito dei caffè intimidatori della famiglia offerti ai dipendenti comunali, l’amicizia di Katia Bidognetti (figlia del boss Cicciotto ‘e Mezzanotte) con esponenti politici formiani (Erasmo Merenna), e poi le operazioni contro De Angelis, i fratelli Dell’Aquila e gli Ascione, chiamati in causa dalla sindaca in relazione dell’omicidio di Cristiano Campanale, ucciso brutalmente a Minturno con un investimento, perché il giovane era legato a una figlia di Luigi Ascione.
La Villa, durante quella Commissione, non tralasciò neanche un episodio minimo occorsole mentre raggiungeva la Pisana, raccontando di aver incrociato a Formia un’auto dalla targa strana di fronte ad un negozio in attesa dell’apertura ufficiale. Un locale, disse la Villa, da dove entrano ed escono Angelo, Calisto e Gustavo Bardellino, nonostante tale negozio non sia intestato a loro. Lo stesso cognome, quello dei Bardellino, che ritorna prepotentemente nell’universo di Pascià, il libro di Minieri, che in Antonio Bardellino, il boss dei Casalesi, scomparso da un trentennio, e su cui aleggiano diversi misteri, ha individuato la chiave per aprire e spiegare il codice del potere mafioso che ancora perseguita Formia e, in generale, il sud pontino.
Tanta carne al fuoco per un incontro di rara complessità e importanza.