Discarica a Latina: l’occasione mancata del consiglio comunale di presentare una mozione condivisa ha messo sul chi va là i comitati civici. Intanto Latina Bene Comune rivendica la scelta di non aver votato la mozione del centrodestra e rilancia: presenteremo nuova mozione
Verrebbe da dire: solo a Latina. Sì perché, come già evidenziato ieri, il Consiglio Comunale di Latina è stato l’unico, tra quelli interessati, a spaccarsi sulla decisione di votare no. La mozione del centrodestra puntava al diniego del sito “Plasmon”, calcando la responsabilità del Sindaco di Latina Damiano Coletta, colpevole, per l’opposizione, di aver fatto il salto più lungo della gamba, con l’apertura all’ipotesi Borgo San Michele, e di aver successivamente rimediato con i consulenti tecnici Massimo Amodio e Giorgio Libralato (definiti, oggi, dal Sindaco di Aprilia Antonio Terra, sulle colonne di Latina Oggi, “fantasiosi nominati dal sindaco di Latina“).
Una mozione del centrodestra non “votabile” da parte di LBC e PD (dichiaratamente alleati) che hanno, invece, rimarcato il ruolo – con apposito emendamento rifiutato dagli estensori della predetta mozione – che avrebbe avuto il primo cittadino ponendo, in sede di conferenza dei sindaci (20 gennaio), tra le condizioni per il via libera al sito Plasmon anche la perizia di parte di tecnici scelti dal Comune di Latina.
Politique politicienne da ambedue le parti, come evidenziavamo ieri, perché se è vero che il sindaco Coletta aveva posto quella condizione – più altre come quelle dell’accettazione dell’altro sito/discarica della provincia da parte di Fondi (tramontata ormai da inizio febbraio) e dei ristori per gli abitanti di Via Monfalcone (Borgo Montello – e, comprensibilmente, LBC non poteva votare una mozione che “condannava” irrimediabilmente il suo Sindaco, è anche vero che all’opposizione di centrodestra è stata lasciata una prateria da parte sia di Coletta troppo timido quando già a primavera inoltrata scorsa si parlava del sito “Plasmon” e da parte di LBC tutta che non ha imposto un no netto a qualsiasi ipotesi di discarica a Latina, anticipando il centrodestra con una mozione e un consiglio comunale.
Il centrodestra non poteva che fare opposizione e ha fatto bene a mettere in difficoltà LBC (fa parte del gioco), solo che avrebbe potuto farlo già da luglio scorso quando l’ipotesi Plasmon era concreta come dimostra questo articolo datato 6 luglio 2020 (leggilo di seguito).
Ecco, nessuno fece niente, se non un consiglio comunale dopo qualche settimana, nella canicola estiva, che solo pochi temerari hanno seguito per vedere un gran parlare e le urla del consigliere comunale Carnevale contro l’altro consigliere D’Achille per una questione peraltro diversa dalla discarica a Latina. E, da rimarcare, la Lega di Latina che aveva un gol a porta vuota, rispose che erano contrari alla discarica nel capoluogo ma puntavano sull’ipotesi inceneritore. Il che sarebbe un’ipotesi ancor più combattuta da un eventuale comitato civico che nascerebbe sicuramente se dovesse apprendere della relizzazione di un termovalorizzatore nella zona di residenza.
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Sezze e Sermoneta, già a luglio 2020, avendo appurato che tra i siti papabili indicati dal Consorzio industriale Roma-Latina ce ne erano due sul loro territorio (oltre a quello dell’ex Paoil a Cisterna e della “Plasmon” a Latina), si mossero ed entrambi i consigli comunali dissero no. Che abbia influenzato, quella scelta delle due assisi cittadine, anche i tecnici provinciali nel loro documento pubblicato a gennaio 2021? Non possiamo dirlo con certezza, ma è certo che dal ventaglio successivo e, soprattutto, dalla conferenza dei sindaci c’erano Fondi e Latina, non Sezze e Sermoneta.
Invece, le scelte scaturire dalla conferenza dei sindaci del 20 gennaio hanno causato un pasticcio: da subito la cittadina della Piana è insorta e tutti i rappresentanti politici hanno votato no, nonostante la presenza in conferenza dei sindaci del vice-sindaco Vincenzo Carnevale che ha fatto la figura di uno caduto dal pero (senza contare il silenzio di tomba dei due massimi rappresentanti politici fondani: il senatore Fazzone e l’europarlamentare De Meo). A Latina, invece, c’è stato bisogno del passaggio intermedio di due consulenti di parte che, peraltro, hanno completato un egregio lavoro in un tempo record e con parcelle più che umane per l’Ente.
Il problema, però, al di là dei bisticci naturali tra maggioranza e opposizione a Latina, è che questa storia, checché ne dica il Presidente della Provincia Carlo Medici, presente ieri alla seduta telematica del Consiglio Comunale di Latina, si è rivelata un fallimento nel metodo e nel merito. La strategia di far decidere ai 33 sindaci della provincia, durata un intero anno, è fallita e, ora, è molto probabile che deciderà la dottoressa Laura D’Aprile, Dirigente del Ministero Ambiente e nominata Commissaria ad Acta dal Tribunale amministrativo in ragione di una sentenza che dà ragione a Rida Ambiente, l’impianto Tmb di Aprilia che accoglie i rifiuti indifferenziati della provincia e pretende di sapere dove piazzare lo scarto nel territorio.
E, in più, nel corso dell’anno, non sono da dimenticare le imbeccate di PD regionale e locale, più l’Assessore regionale ai Rifiuti Valeriani (PD), che hanno spinto fortemente sull’ipotesi Latina agitando lo spauracchio della riapertura del Mostro di Borgo Montello. Un ricatto politico, niente più niente meno.
“Il metodo che è stato utilizzato da questa amministrazione – sottolinea in una nota la maggioranza LBC, che cerca di riportare la palla nel suo campo – è il segno della discontinuità rispetto alla modalità del passato: è stato un metodo rigoroso, scientifico, che si è basato su un parere tecnico che ha fornito elementi oggettivi che consentono al Comune di non rimanere nel campo delle ipotesi. Una scelta fortemente voluta dal sindaco Damiano Coletta, che non ha proposto il sito come qualcuno voleva far credere, ma ha voluto una valutazione tecnica della zona indicata dalla Provincia per avere tutti gli elementi necessari a definire la fattibilità del sito“.
Per Lbc che, comunque, rimane sempre all’attenzione dei Comitati civici, sicuramente delusi dal fatto che non si sia trovata una scelta unanime, “l’amministrazione e il movimento di LBC non si sono tirati indietro dall’incontro e dal confronto con la popolazione locale, dando modo a tutti di esprimere le proprie perplessità, ascoltando e raccogliendo spunti“.
“La nostra proposta – continua la nota di LBC, che ha detto no alla mozione di centrodestra considerandola strumentale – era quella di respingere l’ipotesi di un impianto di stoccaggio da ubicare in quel sito, trasmettendo alla Provincia di Latina, alla Regione Lazio e al Commissario ad acta indicato dal Ministero della Transizione ecologica, la relazione tecnica con le problematiche e le incompatibilità evidenziate. Avremmo voluto proseguire il percorso di programmazione e chiusura del ciclo dei rifiuti secondo quanto già concordato in sede provinciale e nella conferenza dei sindaci, richiamando tutti i territori coinvolti ad un comportamento efficace e responsabile“.
Ad ogni modo, annunciano, “lo faremo ugualmente, con un’altra mozione nel prossimo consiglio, per ribadire il nostro No al sito di stoccaggio sulla Migliara 45: crediamo infatti nella necessità di affiancare e rafforzare il parere tecnico con un pronunciamento politico“.
L’auspicio è che questa volta si mettano d’accordo, maggioranza e opposizione (sarebbe importante un no unanime nel consiglio), poiché a nessuno dei cittadini, soprattutto in era pandemica, interessa da chi sia partita la proposta o meno di chiudere all’ipotesi Latina come ennesimo luogo di discarica (non di tal quale, ma neanche di inerti modello confetti). L’importante è che sia chiusa l’ipotesi Migliara 45/Plasmon, sul come ci si sarà arrivati al no, da parte della politica tutta, è meglio non indulgere ancora perché nessuno ha preso di petto la situazione quando era in tempo per farlo.