DISCARICA A LATINA: NO DI TECNICI E POLITICI, MA IL CONSIGLIO COMUNALE SI SPACCA

Lo striscione del Comitato di quartiere che oggi ha manifestato di fronte al Comune di Latina contro il sito Plasmon
Lo striscione del Comitato di quartiere che oggi ha manifestato di fronte al Comune di Latina contro il sito Plasmon (foto del Comitato di quartiere)

Nuova discarica bocciata anche a Latina: il nuovo sito o deposito di rifiuti provinciale è attualmente senza un luogo dove poterlo realizzare. Debacle della strategia della Provincia di Latina durata da gennaio 2020 a dicembre dello stesso anno: individuati due siti a Latina e Fondi, i rappresentanti eletti hanno detto no. Ma nel capoluogo nessuna unanimità

Oggi era il giorno della seduta del Consiglio comunale di Latina in cui veniva presentata la relazione dei due tecnici a cui l’amministrazione aveva affidato la perizia sul sito di Borgo San Michele, sulla Migliara 45.

Un sito che, come abbiamo imparato a conoscere sin dalla scorsa estate, era individuato come sito Plasmon per via della vicinanza con lo stabilimento della multinazionale Heinz. Un deposito per i rifiuti vicino a un’azienda che produce cibo per bambini? Già così, senza tecnici e perizie, suonava male. Ora, è ufficiale, dopo che l’altro ieri i due consulenti, il geologo Massimo Amodio e il geometra Giorgio Libralato, hanno presentato al Sindaco di Latina Damiano Coletta il loro lavoro. Un lavoro completato in un tempo record di circa due settimane, giusto per permettere a Coletta di presentarlo in Prefettura e poi, oggi, in Consiglio Comunale dove, oltreché a maggioranza e opposizione, erano presenti Libralato e Amodio medesimi che hanno spiegato metodo e contenuti della loro relazione, più il Presidente della Provincia Carlo Medici il quale, nonostante il suo sforzo, non può che raccogliere nulla dalla politica di condivisione di una scelta – quella della discarica provinciale – che è naufragata, lasciando il boccino al Commissario ad Acta nominato dal Tar e chiamato a decidere per quasi 600mila cittadini del territorio pontino. Senza contare la mancata costituzione dell’Ato per il quale non sono chiare tempistiche e modalità di costituzione.

Tornando al consiglio comunale di Latina odierno, la perizia tecnica, come noto, ha giudicato non idoneo il sito Plasmon. Le motivazioni di Libralato si conoscevano già per larga parte poiché, in maniera trasparente, erano state anticipate dallo stesso tecnico sul suo blog e riportate da Latina Tu.

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Altrettanto nette le ragioni di inidoneità da parte del geologo Amodio che sono ben riassunte nella Relazione presentata quest’oggi. Sul sito cosiddetto Plasmon, secondo il dettato tecnico del geologo, “si riscontra la presenza (in affioramento e per uno spessore cospicuo di circa 30 metri) di depositi sabbiosi caratterizzati da permeabilità da medio alta ad alta. Ciò configura – dal punto di vista geologico – l’assenza di fattori di protezione naturale delle acque sotterranee, affidando la tutela e la protezione delle acque sotterranee (risorsa importante in quest’area) esclusivamente a sistemi progettuali, senza poter contare su alcun sistema di protezione naturale. Nei moderni criteri di progettazione tale approccio è oramai consolidato, perché è determinante l’azione dei sistemi naturali in caso di default dei sistemi ingegneristici/tecnologici. Ciò non può essere garantito nelle condizioni geologiche del sito in esame“.

E parimenti netta è la valutazione di carattere ecologico-ambientale: il posizionamento di un impianto nell’area a monte della S.S. 148 Pontina comporterebbe la perdita totale delle fondamentali funzioni ambientali ed ecologiche del Fosso della Novella e del Rio Martino. Oppure la mancanza di distanza dell’eventuale impianto dalle case e i problemi di natura idrogeologica come le possibili infiltrazioni di inquinanti che porterebbero a migrare la contaminazione verso siti di alto valore ambientale (Parco Nazionale del Circeo) e investirebbero siti produttivi che utilizzano la risorsa idrica sotterranea nei propri cicli produttivi.

I tecnici hanno ringraziato per la collaborazione i Comitati civici sorti e irrobustiti dopo il 20 gennaio quando, in conferenza dei sindaci, Damiano Coletta aprì alla possibilità di creare il sito Plasmon ponendo alcune condizioni (una tra le quali la perizia di parte presentata oggi).

Il momento clou, però, è stato quello politico che ha visto il consiglio comunale di Latina spaccarsi a differenza di quelli di Sezze, Sermoneta e, di recente, Fondi che invece hanno raggiunto un accordo sull’atto da votare e sono stati unanimi a dire no a una discarica sul loro territorio.

Ma a Latina, come noto, si è speciali a essere divisi su tutto e a non sapere dove sta di casa l’unità di identità e intenti. Ecco, allora, che la mozione del centrodestra avrebbe voluto deliberare il no al sito Plasmon “contrariamente a quanto dichiarato dal Sindaco di Latina nella conferenza dei sindaci del 20 gennaio“. Un inciso che non poteva andare giù alla nuova alleanza Lbc e Pd che, infatti, avrebbe voluto emendare la mozione suddetta deliberando il respingimento della proposta sul sito Plasmon, ma sostituendo la subordinata con “alla luce del parere tecnico richiesto dal Sindaco, così come dichiarato nell’assemblea dei Sindaci della Provincia tenutasi il 20 gennaio 2021“. Da una parte, per il centrodestra, un sindaco avventato a dire sì a una discarica, dall’altra, per il campo largo colettiano, con l’emendamento Campagna-Zuliani, un sindaco che aveva posto la condizione del parere tecnico prima del via libera. Risultato: mozione del centrodestra non emendata, mozione bocciata con i voti contro di Lbc e Pd.

Baruffe, si dirà, e per di più politiche, a pochi mesi dalle elezioni dove la guerra di posizionamento è iniziata da un pezzo e nessuno vuole rimanere con il cerino di un compromesso per la città già gravata da servitù e inquinamento.

Tuttavia, ha gioco facile l’opposizione a sostenere che senso abbia avuto un anno intero di assemblee di sindaci, comitati ristretti e summit più o meno ufficiali per poi avere un deposito di rifiuti, alla Plasmon, dove non è presente neanche il requisito del “sito dismesso” e dove, come ha spiegato Libralato, non ci sono sostanzialmente proprietà pubbliche con persino un concordato preventivo su un’area.

Insomma, una scelta sbagliata a monte e a valle, con la consapevolezza che si è perso un anno e più senza che il territorio di Latina e provincia abbia individuato un sito di stoccaggio dove piazzare gli inerti.

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