Voto di scambio per Angelo Tripodi (non indagato) e soffiate a Latina, avviso di conclusione indagine per quattro dei protagonisti dell’inchiesta Alba Pontina: Angelo “Calo” Morelli, Ismail El Ghayesh, Roberto Bergamo e Antonio Fusco detto Marcello
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A riportare la notizia è La Repubblica edizione Roma. L’inchiesta dei pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, entrambe della Procura della Repubblica di Roma e con compiti specifici su Latina e provincia affidati loro dall’Antimafia capitolina, è stata portata avanti originandosi dall’investigazione madre di Alba Pontina che già descriveva le dinamiche dei voti di scambio tese a portare consensi all’allora candidato sindaco di Latina (si era nel 2016), Angelo Tripodi il quale si è detto da sempre estraneo.
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Tripodi, ad oggi consigliere regionale della Lega, si presentò alle elezioni amministrative 2016 sostenuto da cinque liste, tra cui “Latina Olim Palus 2032“. In questa lista era candidato anche Roberto Bergamo che, già nell’inchiesta principale Alba Pontina, risultava indagato per reati elettorali. Il medesimo Bergamo fu persino trovato dagli agenti di Polizia sotto casa dei Morelli, famiglia di origine nomade legata al clan Cha Cha/Travali.
A casa di “Calo” Morelli, effettivamente, fu ritrovata una cartellina denominata “Latina Olim Palus 2032” in cui vi erano scritti i 31 candidati della lista che appoggiava, alle comunali latinensi del 2016, l’attuale consigliere leghista in Regione Lazio Tripodi. Accanto ai nomi dei candidati, alcuni numeri a matita. Durante la perquisizione nella casa di Angelo “Calo” Morelli, Roberto Bergamo passò di lì, dichiarando alle forze di polizia, operanti nella perquisizione e interessate alla sua presenza, che non stava cercando “Calo” ma suo fratello Sabatino “Manolo” Morelli (coinvolto recentemente nell’inchiesta Scudo e descritto dal pentito Riccardo come un rilevante usuraio di Latina).
Per quanto riguarda Ismail El Ghayesh, le sue azioni sono descritte dettagliatamente già nell’inchiesta Alba Pontina. Considerato più che altro come una spalla del temibile e temuto negli ambienti criminali Gianfranco Mastracci (condannato in primo grado col rito abbreviato nel troncone romano di Alba Pontina) con il quale, per conto dei Morelli (legati ai Travali), acquistavano voti, come sostengono anche i due pentiti (prima Renato Pugliese, poi Agostino Riccardo), offrendo 30 euro a consenso in favore di Roberto Bergamo nella lista del candidato sindaco Angelo Orlando Tripodi. Le indicazioni della consorteria criminale erano quelle di votare Bergamo consigliere comunale e Tripodi come sindaco.
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Una circostanza confermata anche da una delle vittime ascoltate in Aula lo scorso novembre, per il processo Alba Pontina, tanto più che la medesima vittima disse di essersi rifiutato di votarli contrariamente a quanto aveva sostenuto nei verbali.
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Infine, Antonio Fusco, l’ultimo dei quattro indagati di quest’ultima inchiesta figlia di Alba Pontina, forse il personaggio più misterioso di tutta la vicenda che ha terremotato il clan di Armando “Lallà” Di Silvio, già accusato di favoreggiamento nell’inchiesta principale. È colui che, come è stato scritto più volte da Latina Tu, ha soffiato le notizie di indagine (secondo quanto riportato dagli stessi investigatori della Polizia di Latina) peraltro telefonando da un luogo insolito e dai riverberi inquietanti: il centralino del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina. Fusco diede notizie al clan rivelando loro che gli investigatori erano sulle tracce dell’estorsione che avrebbe poi costituito l’atto criminoso da cui tutta l’inchiesta Alba Pontina ha preso il via, compreso il definitivo pentimento di Renato Pugliese il figlio di Cha Cha: ci riferiamo all’estorsione ai danni di un ristoratore di Sermoneta Scalo nel settembre di quasi quattro anni fa. Era il 2016 e ancora tanti rebus della mafia pontina dei Di Silvio devono essere risolti, complice peraltro il rallentamento del processo principale che si tiene a Latina a causa del Coronavirus-Covid-19.
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