Non è stato il primo e non sarà, con tutta probabilità, neanche l’ultimo. Ieri, lo sgombero dell’immobile dei Ciarelli ha segnato l’ennesima operazione ai danni del clan che ha dovuto accettare in silenzio. Anche perché è da anni che subisce provvedimenti i quali, disposti nel tempo, trovano compimento. E nel silenzio era avvolta anche l’ultima frontiera lucrosa del clan, gestita da Luigi Ciarelli, superstite agli arresti almeno fino a luglio del 2018 quando fu incarcerato per un narcotraffico di serie A.
All’alba del mattino di ieri, è toccato a uno dei villini in Via Andromeda, presso il quartiere di Latina Pantanaccio, dove, senza titolo, vivevano altre persone. Grazie all’operazione interforze coordinata dalla Questura di Latina ora l’immobile sarà destinato a finalità sociali.
Un immobile di quello che è a tutti gli effetti un clan, i Ciarelli, il cui capostipite, Antonio, ha intentato alla Corte Europea un ricorso per evitare un’altra confisca di un’altra villetta sempre in Via Andromeda.
La via è all’interno del Pantanccio, per anni quartier generale del clan, dove il reuccio del quartiere Carmine “Porchettone” Ciarelli fu ferito, di fronte al Bar Sicuranza in Via del Pantanaccio, da colpi di arma da fuoco nel 2010 segnando l’inizio di quella che, per i latinensi, è ricordata come la guerra criminale tra i Ciarelli/Di Silvio e il gruppo di Moro/Nardone.
Ed è anche il nome di un processo, Andromeda per l’appunto, disposto dalla Procura e il Tribunale di Latina, che avrebbe potuto fermare per tempo l’altro clan zingaro degli amati/odiati dai Ciarelli, i Di Silvio dell’ala “Lallà” ben prima che quest’ultimi fossero protagonisti – Armando e i figli – dell’associazione mafiosa imputata nel processo Alba Pontina per cui a luglio sono arrivate le prime condanne in ordine al 416bis.
Andromeda fu sostanzialmente decapitata dalla decisione del Tribunale che rifiutò l’ipotesi dei Di Silvio come associazione semplice.
Ad ogni modo, tornando a ieri, il Comune di Latina ha già manifestato interesse per l’intera struttura di Via Andromeda 16 confiscata alla famiglia originaria di Venafro. “L’Amministrazione è pronta ad attivare – dichiara il comunicato di Piazza del Popolo – tutte le procedure necessarie all’acquisizione definitiva al patrimonio comunale dell’immobile di via Andromeda sgomberato nella giornata di ieri in seguito ad una operazione interforze diretta dalla Questura di Latina e alla quale hanno partecipato anche i Servizi Sociali e la Polizia Locale”.
“La casa, composta da 4 unità distinte, apparteneva ad alcuni esponenti della famiglia Ciarelli – prosegue la nota – ed è entrata nell’effettiva disponibilità dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati che ne ha già autorizzato l’utilizzo da parte del Comune per finalità sociali (tra le quali l’emergenza abitativa), nelle more del completamento delle procedure amministrative”.
“La Giunta comunale – concludono – evidenzia il lavoro svolto in perfetta sinergia fra tutte le istituzioni con modalità già positivamente sperimentate che, anche in questa occasione, hanno consentito la concreta realizzazione di un importante obiettivo di legalità nel rispetto delle persone e in totale sicurezza”.
L’ampia villa sgomberata è stata oggetto di un provvedimento, a norma di legge, emesso dall’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata. Tale attività – recita una nota della Questura di Latina – finalizzata al ripristino della legalità rientra in un più ampio progetto di affidamento ad Enti istituzionali di beni appartenenti alla criminalità organizzata. Lo sgombero, concordato in sede di Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica tenutosi in Prefettura, ha visto coinvolti operatori di tutte le forze dell’ordine presenti sul territorio, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e Reparti di rinforzo; presente anche la Polizia Locale e i Servizi Sociali del Comune, che ha fornito assistenza agli occupanti.
Il bene confiscato è parte dell’imponente operazione di polizia giudiziaria eseguita ad aprile del 2010 dalla Divisione Polizia Anticrimine, in collaborazione con la Squadra Mobile della Questura di Latina e con l’ausilio del Servizio Centrale Operativo di Roma, che aveva consentito prima il sequestro di tutti i beni mobili e immobili riconducibili in qualsiasi modo alla famiglia Ciarelli e, successivamente, la confisca dell’intero patrimonio per un valore complessivo di 6 milioni di euro circa.
A dicembre 2014, vi fu l’operazione più dura che colpì Antonio, Carmine (detto “il reuccio del Pantanaccio”) e tutti gli altri componenti della famiglia: interessati vari appartamenti tra via Andromeda, Via Monte Giove, Via Luna ,Via Dei Sabini, a Latina, e un altro in via Porticina a Norma.
La Questura di Latina, infatti, eseguì 15 ordinanze di sgombero emesse dall’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati nei confronti del capostipite e dei figli. L’operazione seguiva quella già effettuata il 21 novembre 2014, in cui fu notificata una prima tranche di ordinanze nei confronti di Antonio Ciarelli e gli altri.
Nelle ordinanze del 2014, si stabiliva che i destinatari, su disposizione dell’Agenzia Nazionale, dovessero liberare, entro 30 giorni, 5 immobili indebitamente occupati dalla famiglia, poiché facenti parte del compendio di beni ormai sottoposti da tempo a confisca definitiva. Inoltre, i poliziotti consegnarono nelle mani dei Ciarelli anche un altro provvedimento in cui gli si ordinava di pagare, entro 10 giorni dalla notifica, una somma di circa 50mila euro, per l’indebito utilizzo delle abitazioni.