Voto di scambio alle elezioni comunali di Latina 2016: concluso il processo per estorsione a carico dell’unico imputato rimasto
Condannato per tentata estorsione a 2 anni di reclusione, più 600 euro multa. È questa la sentenza stabilita dal terzo collegio del Tribunale di Latina, composto dai giudici La Rosa-Zani-Romano, per l’imputato Ismail El Ghayesh. Un processo che avrebbe potuto dire ben altro, si è ridotto a un debito di droga che fanno emergere la figura del 40enne Gianfranco Mastracci, attualmente in carcere per aver strappato via, a morsi, metà orecchio a un pusher di Latina. In aula, ad essere imputato è il 27enne Ismail El Ghayesh, latinense con un passato di difficili frequentazioni e imputato per estorsione col metodo mafioso ai danni di un ragazzo, ex tossicodipendente, che, ad aprile scorso, ha reso testimonianza, evidenziando la pericolosità di Mastracci e, in sostanza, scagionando, il medesimo El Ghayesh, difeso dall’avvocato difensore Elisabetta Lapucci.
El Ghayesh, attualmente in carcere per maltrattamenti ai danni della ex compagna, ha reso dichiarazioni spontanee prima della requisitoria del Procuratore Aggiunto di Latina, Lugia Spinelli, titolare dell’indagine “Alba Pontina” come ex giudice della DDA di Roma. Il 27enne ha spiegato di essere un uomo cambiato e di aver fatto i suoi errori in passato, pur ribandendo di non aver fatto male a nessuno, neanche all’epoca dei fatti.
Il pubblico ministero Spinelli ha evidenziato che, pur essendo vero che l’imputato era molto giovane, ha concorso nel reato compiuto dal “pericoloso” Gianfranco Mastracci. Anzi è stato lui, El Ghayesh, a presentare a Mastracci l’allora tossicodipendente per vendergli la cocaina.
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Il processo, come detto, avrebbe potuto dire ben altro, così come l’intera indagine di cui è costola: “Alba Pontina”. In quella storica inchiesta era ventilato il voto di scambio che sarebbe intercorso alle elezioni comunali del 2016, nel capoluogo, quando al ballottaggio vinse in maniera bulgare Damiano Coletta sul candidato di centrodestra, Nicola Calandrini, oggi senatore di Fratelli d’Italia. Tra le pieghe dell’inchiesta anche la proposta indecente, sempre al ragazzo trentenne che oggi ha testimoniato, formulata dal prestanome di Sergio Gangemi, Simone Di Marcantonio, per votare Nicola Calandrini. Fatti rimasti solo nelle carte d’indagine e solo una volta menzionati nel processo “Alba Pontina”.
Dall’appendice di “Alba Pontina”, invece, il voto di scambio che sarebbe stato messo in atto da Angelo Morelli detto “Calo”, legato da sempre al clan Travali (condannato, in primo grado, nel processo Reset per estorsione a 10 anni di reclusione) e da Gianfranco Mastracci per far votare Roberto Bergamo e l’attuale consigliere regionale di Forza Italia, Angelo Tripodi, all’epoca, nel 2016, candidato sindaco per una coalizione di diverse liste civiche.
A dicembre 2024, il terzo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, in accordo con le difese e il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia, Luigia Spinelli, il Tribunale aveva dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione a carico dell’imprenditore di Latina, Roberto Bergamo, e di Angelo Morelli detto “Calo”, legato al clan Travali.
Rimaneva in piedi, come detto, l’unico capo d’imputazione per estorsione a carico di Ismail El Ghayesh per il quale il processo si è concluso oggi.
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Il pm Spinelli ha ricostruito al storia che ha visto vittima il trentenne che ha reso testimonianza ad aprile. Il giovane era stato vessato e minacciato dal pontino Gianfranco Mastracci (non imputato nell’attuale processo, ma già condannato a 3 anni e 4 mesi con sentenza passato in giudicato nel processo “Alba Pontina) e dai suoi sodali, tra cui l’imputato El Ghayesh. Come noto, questa storia, che porta al possibile voto di scambio, partì, in realtà, con un debito di droga con tutto il contorno di minacce e terrore che restituisce un quadro non edificante per la città di Latina.
Il quadro dell’accusa è descritto dettagliatamente già nell’inchiesta Alba Pontina (leggi approfondimento di seguito). El Ghayesh è considerato più che altro come una spalla del temibile e temuto Gianfranco Mastracci (condanna passata in giudicato nel troncone romano di Alba Pontina) con il quale, per conto dei Morelli, acquistava voti, come sostengono anche i due collaboratori di giustizia (prima Renato Pugliese, poi Agostino Riccardo), offrendo 30 euro a consenso. Le indicazioni della consorteria criminale erano quelle di votare Bergamo consigliere comunale e Tripodi come sindaco.
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Ma per arrivare a ipotizzare il sistema di voto di scambio, investigatori della Squadra Mobile e inquirenti della DDA iniziarono proprio da un fatto di strada: un debito di droga contratto dall’allora tossicodipendente a cui poi fu intimato di votare per Bergamo e Tripodi. Già ascoltato nel processo “Alba Pontina”, la vittima ha ripercorso in aula quei momenti, concentrati tra il maggio e il giugno 2016 quando, alla fine, spinto dai genitori, si decise a denunciare tutto alla Squadra Mobile.
Il trentenne aveva spiegato di essersi rifornito di droga, all’epoca, da da Gianfranco Mastracci, conosciuto per strada e già temuto da tutti negli ambienti giovani. Avendo accumulato un debito con lui, era iniziata la trafila verso un girone infernale fatto di minacce (“Anche 400 chiamate al giorno”), pedinamenti persino all’auto della ex ragazza, da cui il malcapitato aveva trovato rifiugio, e, soprattutto, terrore. “Con Ismail ci conosciamo da tempo. In realtà – aveva spiegato il testimone – Ismael veniva usato da Mastracci. Era il suo cavallino, lo scarrozzava ovunque, a comando, perché Gianfranco non aveva l’auto“.
Il trentenne aveva tenuto a precisare che la sua paura era solo per la possibile reazione di Mastracci la mancato pagamento della droga: “Era pazzo, picchiava a sangue le persone anche per 50 euro, metteva paura. Ismail era sotto schiaffo“.
Accumulato un debito di droga da circa 1500 euro, il giovane decise di scappare dopo aver visto Mastracci e El Ghayesh presentarsi sotto casa dei genitori. Alla fine, “ho cercato di scappare, andai di notte a casa della mia ex ragazza e mi nascosi per una settimana. Vennero sotto casa sua in più di una persona. Riconobbi Mastracci e El Gahyesh, ma sono sicuro che sia Ismail che tutti gli altri erano venuti solo perché avevano paura di Gianfranco”.
Prima della fuga, in un’altra circostanza, la vittima andò a casa di Mastracci accompagnato da El Ghayesh. “Mastracci voleva che rimanessi lì a dormire fino a che gli non avrei dato i soldi. Fu Ismail a dirgli che lo avrei pagato e di lasciarmi andare”.
Un periodo “horror” che il trentenne faceva fatica a ricordare, lo scorso aprile, per il tempo trascorso e per la condizione di tossicodipendenza dell’epoca. Dopo averlo perseguitato e taglieggiato (“Sei finito e stai al doppiaggio”, gli diceva Mastracci, intimandogli il pagamento con la minaccia di pestarlo e poi portarlo al pronto soccorso così da ottenere un referto e farsi pagare dall’assicurazione simulando un sinistro stradale), con tanto di pedinamenti riservati all’ex compagna di quest’ultimo e veri e propri appostamenti sotto casa della donna (rea di nascondere il minacciato) ad opera di due sodali (Simone Tartaglia e Massimiliano Mengoni, non indagati), Gianfranco Mastracci e Ismayl El Gayesh trovano il consumatore/debitore e lo costringono a girare con loro in auto. Nell’arco di una giornata, quest’ultimo poté vedere le manovre elettorali del Mastracci, intento a raccattare voti per conto terzi dirigendosi a prelevare decine di ragazzi a Latina per condurle nei seggi elettorali. Dopodiché, finito il giro, Mastracci si sarebbe recato a casa di Angelo Morelli con le schede elettorali dei giovani, così da dimostrare il voto a Tripodi e Bergamo.
Nel corso della requisitoria odierna, il pubblico ministero ha voluto ricordare che El Ghayesh è presente sempre nelle prepotenze di Mastracci. È la stessa vittima, che denunciò tutto nel 2016, a percepire il 27enne come il “cavallino” di Mastracci, una definizione che nel gergo criminale significa sodale nelle condotte criminali. Senza contare che lo stesso El Ghayes si sarebbe reso responsabile di aver bloccato anche l’auto dell’allora fidanzata della vittima proprio perché Mastracci era alla ricerca dei soldi derivanti dal debito di droga. Alla fine, per tentata estorsione, il pm ha chiesto il non doversi procedere per intervenuta prescrizione in merito alla cessione di sostanza stupefacente (da riferirsi solo a Mastracci) e una condanna a 2 anni, più un multa di mille euro, con la concessione delle attenuanti generiche.
L’avvocato Lapucci, chiedendo l’assoluzione (in subordine la prescrizione) per il suo assistito (sia per la cessione di droga che per la tentata estorsione), ha spiegato che in realtà El Ghayesh, all’epoca appena ventenne, sarebbe stato solo sfruttato da Mastracci che, non avendo la patente, lo utilizzava come autista, soverchiandolo con la sua fama criminale e la violenza. È lo stesso testimone ad aver riferito – ha detto l’avvocato – che faceva uso comune di droga con l’imputato, né l’imputato ha presentato specificatamente Mastracci alla vittima: “È stato Mastracci ad aver minacciato la vittima, è stato lui ad incutere timore”.
