“La storia della discarica è complessa e, per molti aspetti, ancora nebulosa. Nelle passate legislature la Commissione (ndr: la Ecomafie del Parlamento) si è occupata di diversi aspetti relativi alla gestione degli invasi, senza, peraltro, mai svolgere inchieste dirette. Sulla discarica di Borgo Montello aleggia da anni il sospetto di un utilizzo illecito per lo sversamento di rifiuti industriali pericolosi, sotto forma di fusti o di fanghi. Tantissime le testimonianze apparse negli anni scorsi sulla stampa, locale e nazionale. Lo stesso collaboratore di giustizia Carmine Schiavone ha parlato di collegamenti tra il clan dei Casalesi e la discarica di Latina, indicando – nel 1996 a sommarie informazioni e poi, poco prima della sua morte, in interviste a diverse testate giornalistiche – nomi e circostanze riconducibili a sversamenti illeciti di rifiuti nell’area della discarica”.
Così la “Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”, meglio nota come Commissione Ecomafie del Parlamento italiano, quando a dicembre del 2017 licenziò una relazione tombale sulla discarica di Montello, definendola come la quarta in Italia, che metteva in fila, dopo anni di audizioni, documenti, comparazioni, i passaggi di proprietà dubbi, le infiltrazioni della malavita organizzata, le cointeressenze e i rapporti della politica con i privati (con un intera parte dedicata al senatore Maurizio Calvi, un tempo, tra gli ottanta e i novanta, plenipotenziario del Partito socialista in provincia di Latina).
Ieri, come ricorda sul suo blog Giorgio Libralato, era un anniversario particolare per Montello e i suoi abitanti: 48 anni di discarica e di vergogna.
“Sono passati 48 anni, per gli uomini e le donne sarebbe un’età importante dal punto di vista lavorativo oppure familiare e sociale – scrive Libralato – Qualcuno a quest’età diventa genitore, qualche altro nonno, qualche altro sta per raggiungere importanti successi lavorativi e professionali. Per altri età della consapevolezza, qualche altro inizia a diventare saggio. Invece è la storia di una tragedia di un territorio, una vergogna spesso alimentata da interessi non sempre legittimi, come dimostrano le inchieste, i processi, le testimonianze, il lavoro della commissione contro le ecomafie.
L’inquinamento e le conseguenti malattie, le puzze, gli aerosol hanno ammorbato la vita delle famiglie Piovesan che da 48 anni devono lottare per sopravvivere contro un’infinità di avversari, a volte in giacca e cravatta o con vestiti eleganti. Tanti personaggi politici (quasi tutti gli amministratori) hanno fatto promesse, passerelle, campagne elettorali, propaganda sulle difficoltà di chi non poteva uscire di casa e che anche dentro casa subiva puzze maleodoranti, inquinanti che li hanno imprigionati in casa loro. 48 anni di condanna che trovano poco riscontro nella “giustizia” italiana. Iniziamo a ripercorrere il tempo della vergogna che in tanti vogliono cancellare dalla cronaca, dalle pagine dell’informazione e dall’agenda politica perché è uno dei tanti fallimenti sociali ed economici. Un anniversario che nessuno celebra. La discarica inizia la sua attività l’11 agosto del 1971. Il comune affida la gestione ai proprietari del terreno con il contratto numero 36389. I proprietari erano Umberto Chini e Andrea Proietto (società PRO.CHI srl)”.
L’attuale amministrazione Coletta, sul punto, è stata disastrosa a cominciare dall’assessore di riferimento, Roberto Lessio, che, nonostante si auto-definisca memoria storica delle vicende di Borgo Montello, non ha saputo agire in modo da dare ristoro o perequazione a quelle famiglie che da anni sono turlupinate dalla politica e dalla classe dirigente privato-pubblica che ha gestito gli invasi. Non, certamente, l’unico ente responsabile dal punto di vista procedurale-amministrativo (le competenze sono sopratutto di Regione Lazio e anche di Provincia di Latina), ma eminentemente, il Comune di Latina che sia stato sotto Di Giorgi o sia sotto Coletta o chiunque altro del passato o del futuro, quello che dovrebbe essere il più coinvolto eticamente, dal punto di vista della salute pubblica – e il Sindaco è la figura che da norme deve garantirla: perché, pur essendo un medico, Coletta non ha ancora capito che lì, a Montello, c’è un’emergenza sanitaria -, e dal punto di vista emotivo. Invece niente, obnubilato il tema dall’agenda dell’amministrazione Coletta, così come la conferenza dei servizi fallita e sparita dai radar.
Tutti, in campagna elettorale, vengono a Borgo Montello. Da anni. Il copione è un canovaccio di quelli bloccati che si ripete con le maschere, solo appena un po’ diverse, e l’ipocrisia mista, a volte, a pura ignoranza, quelle sempre uguali e ben distribuite nei partiti politici.
La discarica di Borgo Montello con i suoi morti ammazzati da inquinamento o mani misteriose, con la bonifica dei terreni sempre più mitologica (un paradosso nella terra pontina dove ci si riempie la bocca di altri “miti della bonifica”), con le famiglie lasciate sole da tutti a cui da decenni è stata sottratta anche la speranza oltreché una casa e una vita serena, e ti guardano, se cerchi di infondergliela, con un misto di pietà e indignazione avendo ragione.
Qui, a Borgo Montello, è morto non solo un ecosistema ma la voglia di qualsiasi persona a impegnarsi civilmente e politicamente. Perché se tra gli uomini o le donne attratti dalla politica, per un po’ di visibilità o un semplice stipendio, conoscessero profondamente cosa è avvenuto in quel territorio, avrebbero seri problemi a credere ancora, se provvisti di una minima coscienza, che la Politica possa essere utile a fare qualcosa.