Lo odiano in tanti Damiano Coletta, sopratutto sui social. Ieri l’altro Latina Tu ha trasmesso in streaming la diretta del suo comizio (di questo si è trattato) presso i Giardini del Comune di Latina e, appena un secondo dopo che è apparso con il suo crine ricciuto e imbianchito, sono scattati insulti di ogni tipo. È il tempo dei social, bellezza…e non puoi farci niente.
Al di là di quel genio che in Comune, come dice Coletta, ha chiesto la premialità per il progetto farsesco e dannoso della metro-leggera (copyright amministrazione Zaccheo), è una e solo una la notizia dell’incontro pubblico del 27 giugno: il campo largo che vuole costruire l’attuale primo cittadino alle prossime amministrative. Ma cosa è questo campo largo? (Vedi video sotto, dal minuto 1:12:22)
Sostanzialmente un’alleanza tra lui e il PD, più chiunque voglia starci.
Ora bisogna intendersi pure su cosa sia il PD, con la consapevolezza che, come scrivevamo qualche giorno fa, è un partito che è riuscito a perdere alle elezioni del 2016 sebbene si venisse fuori dal potere malato di Maiettopoli. Per il Partito Democratico quello avrebbe dovuto essere il punto di rottura da cui ripartire. E invece, a distanza di tre anni, sono ancora lì con Forte e Moscardelli che si scudisciano a mezzo stampa, e i loro secondi, sempre gli stessi, ad aspettare il turno della prossima tornata elettorale. Fermo restando che alcuni se ne vanno, e non potrebbe essere altrimenti.
Damiano Coletta, per non sapere né leggere né scrivere, non ha distinto su quale PD voglia, se quello di Enrico Forte o quello di Claudio Moscardelli o quello di chissà chi altro, o tutti insieme appassionatamente, e non farlo in politica può essere pericoloso: ha elogiato la presa di posizione che hanno avuto dalle parti del Partito Democratico, rispetto alla mozione di sfiducia al sindaco che il PD si è rifiutato di sottoscrivere con il centrodestra poiché sono stati definiti da MoscardelliandCo in rapporti con i clan. Solo che Moscardelli ha precisato di non voler comunque aver a che fare con Coletta – sono lontani i tempi di Colettelli o Moscardelletta – mentre Enrico Forte ha invece manifestato la sua intenzione di collaborare, anche da subito (e, per la verità, non è che si sia vista da parte sua un’opposizione così guerresca, anche per il fatto che si divide tra Piazza del Popolo e la Pisana). Uno scontro interno a un partito che ha ancora la presunzione e la creduloneria di orientare il dibattito politico, ben lontano dalla realtà di ogni giorno che lo vede, a Latina, relegato a quinta del colettismo e impotente di fronte (da sempre) al centrodestra unito.
La mesta verità è che ci sono almeno due PD (a voler essere buoni) e c’è LBC in caduta libera di consenso da almeno un paio di anni.
Coletta, dopo averlo sentito al comizio dei Giardini – è chiaro – non si rende conto che spingersi in un’alleanza con il PD, così come costituito – Moscardelli permettendo, poiché ora i rapporti tra di loro sono ai minimi termini -, sarebbe dare una mano tesa, tesissima, all’armata del centrodestra che in quel modo rischia di vincere con sole due liste, e al primo turno per giunta: Lega e Fratelli d’Italia.
Latina non può essere piegata a un immaginario salotto buono dove si incontrano quelli presunti giusti (PD, LBC e chi vuole unirsi) contro quelli che sono i presunti amici dei Ciarelli e dei Di Silvio, stipati in un anfratto morale. Primo perché questo tipo di approccio è insopportabilmente manicheo, uno scenario irreale, anzi completamente artefatto, inesistente; secondo perché così franerebbero non solo alle urne, ma definitivamente in ciò che rimane di questa amministrazione, trasformando questi ultimi due anni a venire in un incubo per Giunta e maggioranza: sarebbe un continuo doversi interfacciare con un partito, quello democratico, che ha già dimostrato, sopratutto a inizio consiliatura, di voler entrare a gamba tesa nelle decisioni dell’amministrazione a marca Coletta, si figuri con un’alleanza organica sin da adesso in vista di Latina 2021.
Senza contare che continuare a nominare, a capocchia, i Ciarelli e i Di Silvio – lo ha fatto Moscardelli, lo fa Coletta – si fa loro solo un favore, sopratutto lo si fa a quei politici che hanno veramente avuto, e hanno, rapporti con pezzi di malavita: non circostanziare le denunce pubbliche, che sono, quando ben dettagliate, salvifiche per l’opinione corrente, è il primo regalo che si può concedere a ogni mafia di questo mondo, grande o piccola che sia, che vive e si alimenta anche della confusione che il corpo sociale rischia sempre di fare, non localizzandole e quindi rinunciando ad emarginarle per manifesta ignoranza del fenomeno.
Mancano due anni alle elezioni comunali di Latina e pare che oramai tutti, dai politici ai cittadini, non aspettino altro. Chi per liberarsi di Coletta, chi per vedere cosa sarà in grado di offrire il panorama politico latinense che, di certo, sarà molto variegato. Il centrodestra potrebbe spuntarla anche ripresentando i soliti noti, con un tocco di maquillage ben distribuito. Ma la sua classe dirigente ha già dimostrato di essere capace di qualsiasi cosa, dunque non tutto è scritto. O quasi, sopratutto in alcuni passaggi dell’indagine Alba Pontina e negli omissis dei verbali scaturiti dalle dichiarazioni dei primi due pentiti autoctoni della storia di olim palus.
Ma quest’ultima possibilità non sarebbe la vittoria del bene comune come qualcuno vorrebbe credere ma, ancora una volta, la sconfitta funerea della politica, trattata come un bebè dalla magistratura. E a ragione.