IL PD DI LATINA A SCOPPIO RITARDATO SUI RAPPORTI CLAN-POLITICA. E CALANDRINI SI ARRABBIA

Claudio Moscardelli e Nicola Calandrini
Claudio Moscardelli e Nicola Calandrini

Strano animale il PD di Latina. Proprio ieri, dopo la ventilata proposta di una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco di Latina Damiano Coletta, ha rilasciato una nota molto dura, rifiutando di appoggiare un eventuale atto contro l’attuale primo cittadino pontino perché proveniente da Lega e Fratelli d’Italia

FORTE
Enrico Forte

Il motivo? I due partiti a Latina, secondo il PD, hanno avuto concretamente o per ipotesi legami col clan Ciarelli-Di Silvio o più generalmente con i clan. La nota, firmata da Alessandro Cozzolino, Claudio Moscardelli, Enrico Forte e Nicoletta Zuliani, parla chiaro: “Il Pd non firmerà mozioni di sfiducia perché Lega e Fratelli d’Italia sono forze incompatibili nell’assise comunale di Latina con cui condividere atti in comune. Fratelli d’Italia ha fatto scempio del Comune di Latina per il modo disastroso di amministrare e per il legame con il clan Ciarelli-Di Silvio. La Lega , oltre all’ipotizzato legame con i clan, propone ogni giorno con linguaggio violento e cinico disvalori rispetto ai quali il Pd è radicalmente alternativo”.

Quindi il PD, pur deprecando l’azione amministrativo-politica di Latina Bene Comune, si rifiuta di condividere qualsiasi iniziativa con il centrodestra di Calandrini e Tripodi per ragioni afferenti la questione morale.
Un tema che Latina Tu, praticamente in solitaria (con sparute e lodevoli eccezioni nell’ambito dell’informazione locale), da mesi sviscera, racconta e denuncia, evidenziando i rapporti di politici del centrodestra con alcuni soggetti appartenenti a consorterie criminali, evidenziando il voto di scambio e i suoi possibili canali (non un unico canale come erroneamente si pensa).

Giovanni Di Giorgi

Mai ci si sarebbe aspettati un’articolessa così puntuta dal Partito Democratico che, in fin dei conti, è rimasto piuttosto tiepido in questi mesi sul problema clan-politica e ha lasciato sicuramente di stucco i loro colleghi di centrodestra, non fosse altro che, ad esempio, nel passato, hanno condiviso molte cose insieme, come la mozione di sfiducia all’ex sindaco Giovanni Di Giorgi (quella volta, nel 2015, votata insieme alla Forza Italia di Vincenzo Malvaso e Giuseppe Di Rubbo che proprio esenti da vicende di natura penale non erano).

L’attuale Presidente del Consiglio ed ex Assessore alle politiche sociali Enzo Eramo (PD) accanto al sindaco di Latina Damiano Coletta. Foto scattata durante gli internazionali di tennis di Sezze nell’agosto 2016

Ma, come dicevamo, il partito del fu Matteo Renzi è molto strano: prima va a braccetto con Coletta quando questo è all’apice del consenso – non di rado giornalisticamente si chiamava Colettelli l’abbraccio politico tra Moscardelli e Coletta -, poi presta a LBC persino due assessori, Di Francia alla Cultura e Proietti al Bilancio (ah sì ma quello è il Pd regionale di Zingaretti che è diverso da quello locale: chi ci capisce è bravo!), e infine gli fa la guerra, o sarebbe meglio dire una guerricciola da ragazzi della Via Pal, persino intimando un ukase dall’alto a Carla Amici rea di aver solo parlato con Damiano Coletta.

Da ieri però il PD si scopre legalitario e mette da parte il tanto amato garantismo. E pazienza se negli anni lo stesso atteggiamento è mancato.

È il passato si dirà.

Nicola Calandrini
Nicola Calandrini, neo senatore di Fratelli d’Italia e consigliere comunale al Comune di Latina

Il senatore Calandrini, leader incontrastato dei Fratelli d’Italia, dal canto suo ha tuonato in risposta alla nota del PD, invitando i quattro firmatari a recarsi in Procura della Repubblica e denunciare nel caso avessero elementi compromettenti, scordandosi che ci sono già inchieste aperte, come Alba Pontina, o altre sfociate in vari processi – Olimpia, Arpalo, Don’t Touch – dove il suo partito non è che esca molto bene. Non c’è bisogno di andare in Procura.
Calandrini però si indigna, non riuscendo a scendere nel particolare manco per sbaglio: “Oltre all’insignificanza politica della dichiarazione, si aggiungono considerazioni su partiti politici e presunti legami di questi con fattispecie e clan criminosi, ma  se sono a conoscenza di fatti e circostanze di tale portata, non devono fare dichiarazioni alla stampa ma andare alla Procura della Repubblica. Se in Fratelli d’Italia qualcuno ha sbagliato, pagherà personalmente come è giusto che sia“. Ma a chi si riferisce il senatore Calandrini? Perché se noi fossimo dei marziani, non capiremmo. E se dovessimo ascoltare bene le dichiarazioni del PD, anche lì il comprendonio farebbe a botte con la lucidità.

Pasquale Maietta
Pasquale Maietta

Pare che in Fratelli d’Italia, Maiettopoli e l’èra Di Giorgi siano argomenti tabù, non perché ci sia una reale presa di distanza, mai esplicitata peraltro, come si vede dalle dichiarazioni di Calandrini, ma perché ci si affida alla scarsa memoria degli elettori che, aiutati anche dalle pessime condizioni della città, potrebbero scegliere ancora le facce riverginate del centrodestra. E questo è quello che conta dalle parti di Calandrini, Tripodi ecc. 
Maietta non si nomina neanche sotto tortura, anche in ragione del fatto che quando spadroneggiava, l’attuale senatore Calandrini agiva da ballerina di seconda fila nel suo partito, accettando tutto ciò che gli si parava davanti. Infatti, il senatore non ha mai nominato il suo ex sodale di partito Pasquale il Presidente, il che, considerata la nostra avversione politica per l’ex Assessore al Bilancio del Comune e leader maximo del Latina Calcio, ce lo rende anche un po’ simpatico. Riverito e vezzeggiato quando comandava, neanche nominato ora che il suo unico lavoro è difendersi nelle Aule del Tribunale.

Dario Bellini (capogruppo LBC in Consiglio Comunale) e Claudio Moscardelli

E pure il PD di Moscardelli, diciamolo senza complesse perifrasi, dovrebbe tacere considerato che mai, all’epoca di Maiettopoli, ebbe il coraggio di andare in Consiglio Comunale e denunciare un sistema sotto gli occhi di tutti. Anzi, derideva le poche voci che si levavano contro, bollandole come forcaiole, gustizialiste e tutto il prontuario che di solito si usa quando qualcuno esige chiarezza e trasparenza al di là di procure e magistrati. Come quando si domandava una convocazione di Pasquale Maietta in Commissione bicamerale dell’Antimafia nel 2015, molto prima dei numerosi scandali finiti poi con l’arresto nel 2018 dell’ex deputato e tesoriere di Fratelli d’Italia.

Villa di Ciarelli confiscata
Villa di Ciarelli/Di Silvio confiscata

Moscardelli, che oggi parla genericamente del clan Ciarelli-Di Silvio, dimenticando che i Ciarelli e i Di Silvio non sono più uniti come nel 2010 quando misero a ferro e fuoco la città, ma si contendono le aree di influenza malavitosa e, non fosse stato per gli arresti che hanno coinvolto due leader rimasti liberi come Lallà Di Silvio e Luigi Ciarelli, avrebbero con tutta probabilità sfiorato una faida. Eppure nel 2015 Moscardelli era un membro di quell’importante commissione antimafia, insieme a Claudio Fazzone, ma non ha fatto niente. Nessuna convocazione di Maietta. Anzi, capitava persino che quando si parlava di Latina Calcio, in Commissione Antimafia il senatore Moscardelli neanche si presentava.

Massimiliano Carnevale
Massimiliano Carnevale

Certo qualche interrogazione parlamentare l’ha firmata – sui casi Melaragni e Intini – ma all’epoca, a proposito di politici in rapporti con personaggi poco commendevoli e legati con quel mondo malvitoso, non aveva nessun problema, l’ex senatore, a presentarsi politicamente e pubblicamente con Massimiliano Carnevale, già processato insieme a Tuma, Cha Cha, Di Pofi per fatti di turbativa d’asta e incendi dolosi poi finiti tra assoluzioni e prescrizioni. Noncurante, Claudio Moscardelli, dei malumori all’interno del suo partito, esplicitati dall’ex consigliere comunale Giorgio De Marchis che accusò Carnevale, prima delle elezioni comunali del 2016, di voto di scambio.

E il legame con Carnevale era talmente saldo (prima che il medesimo Carnevale ha deciso di mollarlo e fare con un salto carpiato il passaggio alla Lega di Salvini) che Moscardelli, da candidato sindaco, presentò nelle sue liste, alle elezioni comunali del 2011, il padre Aristide Carnevale, che eufemisticamente non ha lasciato notevoli tracce della sua attività politica in consiglio comunale, poiché nessuno si ricorda un suo intervento nell’assise manco ad essere buoni.

Ora Carnevale è nella Lega, quel partito che Moscardelli, Forte e gli altri bollano come putrido. E magari ci spiegheranno come mai prima Carnevale andava bene e ora, invece, fa parte di un gruppo di manigoldi con ipotizzati rapporti con i clan.

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