Omicidio di Sumal Jaghsheer a Borgo Montello: dopo la condanna in primo grado, una nuova udienza preliminare per tre indagati rispetto al delitto di Via Monfalcone
Davanti al giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Molfese, due dei tre indagati non c’erano. Si tratta di uno stralcio dell’inchiesta principale per i quali i due uomini di nazionalità indiana si sono resi latitanti dopo l’omicidio avvenuto il 30 ottobre 2021. L’altra indagata presente, per simulazione di reato, è la moglie del capo banda, Singh Jiwan, condannato a oltre 25 anni lo scorso luglio insieme al resto della gang che tolse la vita a Sumal Jagsheer. Si tratta di Mandeep Kaur, che gestisce un’alimentari a Borgo Bainsizza, il luogo dove la vittima non andò ad acquistare cibi e bevande per la festa della figlia appena nata in India. Ossia lo sgarro da cui probabilmente si originò la mattanza di Via Monfalcone. La donna deve rispondere di simulazione di reato.
Il marito, Singh Jiwan, secondo gli inquirenti, fu aiutato a costruirsi falsi alibi anche grazie alla moglie che la sera dell’omicidio, alle 23 inoltrate, dopo 40 minuti dalla mattanza, telefonò al 112 dichiarando falsamente che ignoti erano penetrati dentro la loro casa a Borgo Bainsizza, infrangendo vetri e rompendo il braccio al coniuge. Una messinscena confermata anche dalle testimonianze dei vicini di casa che, quella sera, hanno riferito di non aver udito assolutamente nulla né di aver notato presenze estranee o ricevuto richieste di aiuto.
Ad ogni modo l’udienza preliminare per la moglie e gli altri due indagati latitanti è stata rinviata al prossimo 14 maggio 2024.
A luglio scorso, come detto, la Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Soana – a latere il giudice Paolo Romano, e composta anche dalla giuria popolare, ha emesso, dopo circa tre ore di camera di consiglio, una sentenza di condanna per concorso in omicidio volontario nei confronti di sei dei sette imputati, presenti nella camera di sicurezza dell’aula scortati dagli agenti della Polizia Penitenziaria.
Pene rilevanti che hanno confermato i quadro probatorio, nonostante per tre dei condannati – Sohal Gurvinder, Singh Surjit e Singh Harinder – per omicidio volontario è stato riconosciuto il concorso anomalo. Di seguito le sette condanne emesse dalla Corte: per Singh Jiwan, colui che è ritenuto il capo della banda, 25 anni e 7 mesi di reclusione; 25 anni e 1 mese rispettivamente per Singh Devender e Singh Ranjit; sono 17 e 5 mesi per Sohal Gurvinder Singh e Singh Surjit. Alle pena di 16 anni e 5 mesi è stato condannato Singh Harinder. Assolto per l’omicidio volontario, ma condannato per rapina, Singh Harmandeep: 6 anni.
Tutti e sette gli imputati sono stati condannati all’interdizione dei pubblici uffici e al risarcimento civile per i famigliari della vittima da decidersi in sede civile. Alle parti civili sono stati riconosciuti provvisionali per 20mila, 60mila, 10mila, 30mila e 10mila euro. Gli imputati sono stati condannati alle spese di giudizio calcolate in 10mila euro. La Corte d’Assise ha disposto anche la confisca delle armi e dei cellulari.
A giugno, il Pubblico Ministero Marco Giancristofaro aveva chiesto quasi 200 anni di carcere: 191 anni di reclusione per l’esattezza. Per Singh Jiwan, colui che è ritenuto il capo della banda, 30 anni di reclusione. A seguire gli altri: 29 anni per Singh Devender, 28 anni per Singh Ranjit, 27 anni per Sohal Gurvinder Singh detto “Harry”, 24 anni per Singh Harmandeep, 27 anni per Singh Surjit e, infine, 26 anni per Singh Harinder.
La pubblica accusa aveva utilizzato espressioni nette: “spedizione punitiva”, “mattanza”, “violenza inaudita”. Così il Pm Giancristofaro nel corso della sua requisitoria durata circa due ore e mezza, al termine della quale erano state formulate le richieste di condanna per i sette imputati. Il Pm, nel corso della sua requisitoria, aveva ricostruito il fatto che ha portato all’omicidio del 29enne Sumal Jagsheer, pestato e ridotto alla morte nel podere di Borgo Montello, a due passi dalla discarica, nella serata del 30 ottobre 2021. Un gruppo di indiani armati di mazze di ferro e una pistola – ha spiegato il Pm – che si sono accaniti contro i partecipanti della festa di battesimo, organizzata dalla vittima per la nascita del suo bambino in India.
Uno scenario da brividi e un’aggressione a causa della quale tutti sono fuggiti e nessuno si è difeso. In nessuna delle intercettazioni telefoniche – ha motivato il Pm – è emessa una versione alternativa all’omicidio: sono stati gli stessi imputati a confermare il quadro probatorio. E prima dell’ammazzamento a bastonate e violenze fisiche del connazionale 29enne, anche le minacce di morte.
Il Pm non ha fatto sconti, parlando di omicidio volontario e di una violenza dei sette uomini che si sono approfittati, peraltro, di un momento di gioia: oltreché a contestare l’omicidio, tra i capi d’imputazione anche le lesioni e il porto d’armi illegale. E come non bastasse, secondo il Pm, non andavano concesse neanche le attenuanti generiche perché tutti, dopo il fatto, avrebbero mentito all’autorità che indagava, rilasciando false dichiarazioni per attutire la loro posizione. Senza contare che tre degli imputati – il capo Singh Jiwan detto “Gighen”, Singh Rajit e Singh Devender – sono stati condannati a fine giugno 2022 per episodi di rapine e violenze tra Latina e Aprilia.
Un processo che, come noto, doveva fare luce sulla mattanza di Via Monfalcone datata 30 ottobre 2021 quando la banda di indiani fece irruzione all’interno dell’abitazione del loro connazionale dove si tenevano dei festeggiamenti e, armati di pistola e mazze di ferro, aggredirono i presenti causando la morte di Sumal Jagsheer e il ferimento di altri uomini sempre di nazionalità indiana.
Come parti civili, si sono costituiti i congiunti del 29enne Sumal Jagsheer. Le parti civili erano difese dall’avvocato Simone Rinaldi.
I FATTI RICOSTRUITI DALL’INDAGINE – Gi arresti scattarono ad aprile scorso su disposizione della Procura Della Repubblica di Latina. La Squadra Mobile diede esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Latina nei confronti di nove persone gravemente indiziate, a vario titolo, di reati ai reati di omicidio volontario, porto illegale di pistola, lesioni personali aggravate e rapina aggravata.
L’ordinanza fu l’epilogo di una attività di indagine che aveva avuto origine a seguito della violenta aggressione perpetrata il 30 ottobre 2021, quando la banda di indiani fece irruzione all’interno dell’abitazione di un loro connazionale dove si tenevano dei festeggiamenti e, armati di pistola e mazze di ferro, aggredirono i presenti causando la morte di Sumal Jagsheer e il ferimento di altri uomini sempre di nazionalità indiana.
Nell’immediatezza dei fatti, fu sottoposto a fermo Singh Jiwan ritenuto appunto responsabile per l’omicidio Jagsheer, deceduto quella notte a seguito dell’aggressione posta in essere in Strada Monfalcone. Le successive indagini coordinate dalla Procura di Latina e condotte dalla Squadra Mobile, attraverso l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di ricostruire la dinamica degli eventi occorsi e ricondurre la commissione dei fatti ad un gruppo di cittadini indiani, capeggiato da Singh Jiwan, che con violenza e minaccia, secondo l’accusa, aveva compiuto la spedizione punitiva.
Secondo inquirenti e investigatori, emerge come l’azione sia stata preordinata per punire alcune delle persone presenti ai festeggiamenti, ritenuti colpevoli di essersi allontanate dal sodalizio, oltre che per incutere timore e paura nei confronti di esercenti commerciali, sempre appartenenti alla comunità indiana.
Al riguardo, la misura cautelare fu disposta anche per una rapina commessa lo scorso 2 ottobre 2021 ai danni di un esercente commerciale, di nazionalità indiana, a cui è stata sottratta la somma contante di 3500 euro.
Oltreché a Singh Jiwan, furono destinatari della misura cautelare il 38enne Singh Gurpinder ad oggi latitante; il 40enne Singh Devender detto “Binda”, già ristretto nel carcere di Velletri; Singh Ranjit (41 anni) detto “Mika”, anche lui in carcere a Velletri; Singh Parampal (32 anni) detto “Bhuryal” e “Pureval”, ad oggi latitante; Sohal Gurvinder Singh (33 anni) detto “Harry”, già ristretto nel carcere di Rebibbia; Singh Harmandeep (38 anni); Singh Surjit (36 anni) detto “Sunny” e Singh Harinder (32 anni). Risultava indagata a piede libero anche la 35enne Mandeep Kaur, compagna di Singhi Jiwan.
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Singh Jiwan detto “Gighen”, Singh Rajit e Singh Devender sono stati condannati a fine giugno per episodi di rapine e violenze tra Latina e Aprilia. Circostanze emerse grazie a un’altra indagine dei Carabinieri.