RIFIUTI E COOP ROSSE AL COMUNE DI CORI: TITOLI DI CODA ALL’INCHIESTA PER ISTIGAZIONE ALLA CORRUZIONE

Domenico Capitani, imprenditore ed ex assessore alle attività produttive della Provincia ed ex Presidente della Torres e del Cisterna calcio

Istigazione alla corruzione: finisce in un nulla di fatto il procedimento che aveva coinvolto l’ex parlamentare Bargone e l’imprenditore Capitani

Dell’indagine che, dapprincipio, prevedeva ipotesi di reato piuttosto gravi – dalla turbativa d’asta al riciclaggio passando per il trasferimento fraudolento di beni – era rimasto già poco. A tenere in vita il procedimento, l’unico reato contestato ai sei indagati, anzi cinque perché uno di loro, Angelo Fanfarillo, è nel frattempo deceduto. Si tratta di istigazione alla corruzione per cui oggi, 23 maggio, il giudice per l’udienza del Tribunale di Latina, Laura Morselli, ha dichiarato il non doversi doversi procedere perché non ci sono elementi per una ragionevole previsione di condanna.

Il giudizio, che fa uscire di scena tutti gli indagati, ha riguardato i noti imprenditori di Cisterna, il pregiudicato Domenico Capitani e Angelo Fanfarillo, l’ex deputato Antonio Bargone, eletto prima col PCI e poi con il PDS, a cavallo tra gli ottanta e i novanta, l’ex amministratore di Asa (Azienda Servizi Ambientali) Gabriele Pandolfi, Francesco Bovolenta, persona a disposizione di Capitani, e, infine, l’attuale consigliera comunale di Roccagorga, Lubiana Restaini (Forza Italia). Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Angelo Fiore, Fabio Viglione, Maria Antonietta Cestra e Giuseppe Fevola.

Capitani, come noto, è un ex assessore della Provincia, imprenditore molto conosciuto e citato anche nelle carte dell’inchiesta Mondo di mezzo, al secolo Mafia Capitale, nelle quali, riportando una intercettazione, veniva definito da Salvatore Buzzi – il leader del sodalizio romano insieme a Massimo Carminati – non proprio oxfordianamente: “Capitani è uno dei più grandi figli de ‘na m…che ho mai conosciuto…quando sono venuto a Sabaudia la prima volta…io me trovo ‘sto cazzo de Capitani che era in coda al PCI…ora è l’uomo de Fazzone“.

Angelo Fanfarillo, invece, è uscito indenne e assolto dai guai giudiziari in cui era stato coinvolto che andavano dalla corruzione di testimoni fino alla inquietante vicenda che lo vide accusato di essere stato il mandante di una aggressione violenta contro un finanziere. 

Proprio dalle indagini a carico di Fanfarillo, è scaturito il fascicolo d’indagine che ha portato al procedimento odierno chiuso dalla pronuncia del Gup Morselli. Una indagine articolata, eseguita dalla Squadra Mobile di Latina, per cui, però, la stessa Procura di Latina ha richiesto l’archiviazione per ben due volte, fino a che il giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Cario, non ha ordinato l’imputazione coatta ai sostituti procuratori Daria Monsurrò e Valerio De Luca. Richiesta di rinvio a giudizio che, di fatto, avvenne a febbraio 2021.

Secondo l’accusa, oggi rappresentata dal sostituto Giuseppe Bontempo e dal Procuratore Capo Giuseppe De Falco, al centro della vicenda c’era l’Azienda Servizi Ambientali che vedeva come amministratore Gabriele Pandolfi, ma di fatto il sempiterno Domenico Capitani. A seguire, ci sarebbero stati i due Fanfarillo, Angelo e Silvio, e l’esponente politica Lubiana Restaini, definita “a disposizione di Capitani per curare gli interessi dell’azienda nei rapporti con amministratori pubblici e stampa“.

Interessi dell’Azienda Servizi Ambientali che, perdendo commesse pubbliche, si era vista revocare, nel 2016, dal Cns (Consorzio Nazionale Servizi di cui faceva parte), per gravi inadempienze nella gestione, anche il servizio rifiuti di Cori, su sollecitazione dell’allora sindaco Tommaso Conti. Ecco perché, secondo l’ipotesi accusatoria, il gruppo Capitani-Fanfarillo avrebbero ingaggiato l’ex parlamentare Bargone, considerato un personaggio influente nell’ambito dei consorzi e delle cooperative gravitanti nella sfera sinistra del potere.

Gli inquirenti ipotizzarono che Bargone, in cambio di 200mila euro, poi divenuti 40mila euro, si dovesse occupare di offrire denaro a incaricati di pubblico servizio, deputati a decidere sugli affidamenti a favore della Asa, per l’appunto l’Azienda Servizi Ambientali. A supporto di quanto ipotizzato, l’accusa portava la circostanza per cui Bargone avrebbe contattato il presidenti del Cns, ottenendo il pagamento di 700mila euro, sino ad allora in contenzioso tra Asa e Comune di Cori.

Al di là dell’aspetto penale, lo spaccato che veniva fuori dall’indagine della Squadra Mobile non era dei più rassicuranti, con tanto di personaggi politici e gravitanti intorno ai partiti a fare da corredo a tutta l’inchiesta. E sopratutto, il boicottaggio delle indagini, poiché tutti gli indagati avrebbero saputo di essere indagati, a cominciare da Domenico Capitani che bonificò il suo studio e trovò la cimice della Squadra Mobile di Latina.

Secondo la Polizia di Stato, infatti, “risulta un quadro delinquenziale all’interno del quale all’interno del quale il Capitani costituisce il perno del sistema a cui il Fanfarillo Silvio (figlio di Angelo) contribuisce, offrendo un contributo agli affari del gruppo; fra questi affari vi è la gara per l’aggiudicazione della concessione dei rifiuti urbani ambientali del Comune di Latina e per acquisire nuovi mandati nell’ambito dei programmi della Sogin (ndr: la società che si occupa del decomissioning delle centrali nucleari tra cui quella di Borgo Sabotino)”. 

Tornando al procedimento odierno, in sostanza, secondo l’accusa, Capitani e gli altri indagati avrebbero voluto vedere promossa l’Asa, l’Azienda Servizi Ambientali, che faceva parte dell’“ampio sistema di società e cooperative riconducibili a Capitani”. Per farlo, ci sarebbero state attività frenetiche, come quelle della forzista Restaini, la cui rete di rapporti sarebbe stata sfruttata da Capitani. L’esponente politica avrebbe cercato di accreditare la Asa di Capitani “presso vari esponenti politici e istituzionali al fine di favorirla nell’ambito di commesse pubbliche“. Viene persino citata in un viaggio a Milano, dove Lubiana Restaini aveva rapporti politici molto stretti, insieme all’allora amministratore di Asa, Gabriele Pandolfi, uomo di fiducia di Capitani e già funzionario di partito nel PCI e, poi, nel PDS.

CONCORSO DI IDEE_PROGETTO VINCITORE CORI

La circostanza per cui rimaneva contestato il reato di istigazione alla corruzione è l’appalto dei rifiuti al Comune di Cori. È lì che il Consorzio Cns (inserito anch’esso nelle carte di Mafia Capitale), ossia la società madre a cui faceva capo la Asa di Capitani, decide di revocare il contratto dei rifiuti di Cori ad Asa per assegnarlo alla pometina Formula Ambiente, altra sua consociata. Per rimediare a questo sgarbo operato da Cns, Capitani sarebbe stato disposto a mettere a capo dell’Asa un politico con entrature nella Lega delle Cooperative, altro colosso del potere cooperativistico rosso. Il politico, Antonio Bargone, si sarebbe messo, per denaro, in contatto con i vertici di Cns in modo da far rientrare nel contratto dei rifiuti corese l’azienda di Capitani/Pandolfi.

Accuse che, però, non hanno retto né in sede di indagine, quando due sostituti procuratori hanno chiesto l’archiviazione, né in sede di udienza preliminare dove, peraltro, sono cambiati ben tre giudici: Giorgia Castriota (ad aprile 2023 arrestata nel noto scandalo), Mario La Rosa (diventato giudice monocratico e collegiale) e, infine, Laura Morselli, la quale, oggi, ha decretato la fine di un procedimento da cui escono intonsi tutti quanti.

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