È una dichiarazione nei verbali di Agostino Riccardo che ci fa capire molto di più di tanti processi e inchieste: “Pur essendo Latina capoluogo di provincia, la città è piccola e i politici sono sempre gli stessi”.
Ecco, i politici sono sempre gli stessi. E questo pone il più grande problema della classe dirigente pontina, poiché da sempre sono loro, e da sempre si fa così. Sopratutto dalle parti del centrodestra che ha gestito il potere per quasi venticinque anni e, pertanto, è stato più attratto da quell’altro potere, che si muove sotto, nei bassifondi, che ha codici speculari e non disdegna la chiamata alle armi nell’agone politico. Per lucro e rapporti di potere. E a chiamare non sono loro, le cosche, ma chi si presenta alle elezioni.
Riccardo fa risalire il suo “impegno” in politica, per l’attacchinaggio e il controllo degli spazi su cui affiggere i faccioni degli uomini politici, al 2007 quando a beneficiare del loro lavoro fu Sandro Catani, uomo politico navigato, che ha attraversato la Prima e Seconda Repubblica pontina, con l’intermezzo di uno scandalo giudiziario che lo coinvolse nel 1992 ai tempi di Mani Pulite latinense. Dopo essere stato eletto nel 1990 con settemila preferenze, l’architetto Catani, da sempre con la Democrazia Cristiana, assessore ai lavori pubblici, capogruppo e delfino di Delio Redi, viene travolto da tangentopoli pontina. Finisce anche in carcere, ma alla fine ne uscirà intonso.
Si ripresenta da civico, con la lista “Per Latina”, in pompa magna come sindaco nel 2007, con una campagna elettorale molto dispendiosa e faraonica per le latitudini pontine. Con un’occupazione di spazi e luoghi come fosse una star hollywoodiana. Ce la fa e non poteva essere altrimenti, e una volta rientrato da eletto nel Consiglio Comunale nel 2007 passa all’Udc; nella successiva consiliatura, siederà ai banchi del centrodestra nella maggioranza che sostiene l’amministrazione Di Giorgi e Maiettopoli.
Nel 2016, quando si candida con Cuori Italiani di Enrico Tiero, si presenta così: “Oggi 2016, nella convinzione di poter dare di più restando al di fuori della corsa elettorale, avevo deciso di non candidarmi, ma a volte la passione e forse anche il senso di responsabilità giocano al contrario del pensare razionale, ed allora eccomi di nuovo candidato, animato da una sola grande voglia, quella di mettere la mia esperienza ed il mio non dipendere da alcuno, al servizio di una coalizione che mi auguro essere la più indicata per dare vita nuovamente ad una LATINA NORMALE”. Ecco una Latina normale, considerando pure che scrive sempre nella stessa presentazione: “In politica sin dai tempi dell’Università, ho ricoperto nei diversi mandati una molteplicità di incarichi, sempre e comunque nello spirito proprio di un moderato, così come dalle prime frequentazioni tutte all’ombra della grandissima Democrazia Cristiana”. E se a parlare è lui di ombra, noi ci crediamo.
Sappiamo però che Agostino Riccardo ci racconta la sua di esperienza, e sarebbe molto ingenuo credere che prima di lui, e solo con lui e la sua batteria dell’epoca, sia iniziato il sistema dei vasi comunicanti tra malavita e politica, tra attacchinaggio e, sopratutto, voto di scambio o, più corretto dire, comprato. A 100/150 euro qualche anno fa, addirittura per 30 euro alle ultime elezioni comunali a Latina quando Gianfranco Mastracci e Ismail El Gayesh, per conto dei Morelli (legati ai Travali), acquistavano voti, come sostengono i due pentiti (prima Renato Pugliese, poi Agostino Riccardo), a questa esigua cifra in favore di Roberto Bergamo nella lista del candidato sindaco Angelo Orlando Tripodi (che Riccardo dichiara di non aver mai conosciuto). Indicazioni da parte della consorteria criminale: votare Bergamo consigliere comunale, Tripodi come sindaco.
Ma è in quel contesto che, come raccontato da Latina Tu, c’è un episodio che avrebbe dovuto attirare l’attenzione dell’opinione pubblica. E, ora, ancor di più, perché a essere citato, seppure de relato, è l’attuale consigliere e senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini.
Infatti, anche il senatore Calandrini compare nelle carte di Alba Pontina, l’inchiesta che ha contestato il 416bis a un’ala del clan latinense Di Silvio. Lo è proprio a proposito di un episodio che coinvolge Mastracci e El Gayesh quando i due chiedono a un loro conoscente, che perseguitavano per un debito di droga, di votare per Bergamo e Tripodi in cambio di trenta euro. A quanto risulta dalle dichiarazioni del perseguitato, comprese nelle carte dell’ordinanza di Alba Pontina, lui all’inizio disse di no perché avrebbe dovuto votare Nicola Calandrini sia perché suo conoscente, sia perché Simone Di Marcantonio gli aveva promesso 50 euro per esprimere la preferenza in favore del candidato sindaco del centrodestra, l’attuale senatore Calandrini.
Un aspetto morto lì dopo che che il grosso dell’attenzione, sia da parte dell’informazione e, probabilmente, degli inquirenti, è stato riposto nel vorticoso presunto passaggio di voti e soldi nel mondo di Noi con Salvini con l’imprenditore dei rifiuti, Raffaele Del Prete, già citato da Renato Pugliese, che avrebbe spinto per l’elezione del leghista Matteo Adinolfi (non indagato) attuale candidato al Parlamento europeo per il partito del Ministro dell’Interno.
Del Prete è un personaggio di raccordo, in contatto stretto anche con l’attuale deputato della Lega Francesco Zicchieri (lo dicono le carte di un’altra inchiesta, Touchdown, che ha terremotato la Giunta Della Penna di Cisterna) che abbiamo definito in Bastarda Pontina parte III un collettore di voti, molto attento al consenso sociale e popolare se, come sembra, si era anche offerto di dare una mano al Latina Calcio post Maiettopoli.
Nei giorni in cui si cercavano imprenditori disposti a scommettere un investimento per il Latina, sotterrato dallo scandalo di Maiettopoli e delle inchieste Olimpia, Starter e Arpalo, Del Prete si proponeva come possibile investitore nel calcio pontino. Segno che il Latina Calcio, pur sprofondato negli inferi e nella vergogna che tutti ormai conoscono, faceva gola e ne fa tutt’ora. Chi lo possiede si sente portatore di consenso e voti – Francesco Viola, affiliato ai Travali di cui ha sposato una sorella, leader della curva dei tifosi durante Maiettopoli, promise per le elezioni regionali del 2013 500 voti a Gina Cetrone, la candidata sindaco a Terracina nel 2016 e pluri-menzionata nell’indagine Alba Pontina e dai due pentiti Pugliese e Riccardo – e Del Prete che, a quanto racconta Riccardo, elargiva migliaia di euro da cassetti ricolmi di denaro, avrebbe rappresentato una inquietante continuità col modo di fare di Maiettopoli, tra imprenditoria, politica e affiliati a clan.