A GAETA GLI APPALTI “IN FAMIGLIA”, I DUE INTERCETTATI: “SE C’È FAZZONE C’È STAMEGNA”

stamegna fazzone

“Il suocero con Fazzone è il primo architetto, quello che fa Claudio, fa lui”. Ovviamente l’argomento è sempre lo stesso, la gestione degli appalti pubblici in Provincia di Latina. L’affermazione la fa ancora Nicola Volpe al suo sodale Isidoro Masi, ritenuti dalla Procura di Cassino tra i principali componenti dell’associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e alla corruzione nell’ambito delle operazioni “Tiberio” e “Tiberio 2” che vedono coinvolte altre 10 persone arrestate. Per la precisione altre 8 nel primo filone e il duo padre-figlio della Dr Costruzioni di Formia, Pietro e Francesco, nel secondo.

Michele Stamegna a destra, alla presentazione del cantiere per il campus di Aprilia con l’ex presidente della Provincia Eleonora della Penna

Ma di chi stanno parlando Volpe e Masi? Chi è il suocero che come architetto è fedelissimo di Fazzone e suocero di chi? Per capirlo dobbiamo tornare al Comune di Gaeta dove Masi e Volpe si sono già raccontati in un altro passaggio dell’intercettazione telefonica come Fazzone e Mitrano – secondo loro – decidano la gestione degli appalti. Va precisato che sia il sindaco di Gaeta che il senatore di Fondi non sono attualmente indagati, ma in questa circostanza finiscono nella conversazione dei due arrestati nell’operazione Tiberio. Dicevamo di suoceri e architetti, al Comune di Gaeta troviamo Michele Stamegna – potentissimo architetto ed esponente di Forza Italia con studio a Itri – che in passato è anche già stato nominato membro della commissione paesistica, quella incaricata cioè di esprimere parere favorevole o contrario alle autorizzazioni paesistiche per l’edilizia (ore non lo è più). Ma Michele Stamegna è anche padre di Diva Stamegna che è sposata con Francesco Ruggieri, proprio il 39enne finito in manette nell’operazione Tiberio 2 perché ritenuto insieme al padre, destinatario di diversi appalti pubblici pilotati tra cui alcuni relativi ad edifici scolastici a Sperlonga e a Gaeta. Masi e Volpe stanno parlando al telefono dei Ruggieri riguardo alla loro scarsa affidabilità: “comunque sono figli di una mign…, sono bastardi Isido'”. E Masi: “bastava che gli parlassi io! Non ci doveva parlare nessuno! Gli dicevo ti invito, parla con, parlava con te, capito? Tu gli dicevi tieniti sotto il 9% e via”. E Volpe risponde: “Ma questi hanno una storia, lo sai con chi è sposato il figlio?”, Masi: “Io so tutto, la figlia di Stamegna”. Un sistema che secondo gli inquirenti risulta essere ben collaudato e che perciò definiscono “un sistema di potere potentissimo sotto il rigido controllo politico”. E in effetti è lo stesso Masi, rivolgendosi a Volpe, sempre a proposito dei Ruggieri, a ribadire e confermare l’inquietante definizione: “ma io li tengo a bada solo perché il suocero è Stamegna, noi abbiamo da anni ormai un sodalizio! Per cui se lui mi dice una cosa io cerco di accontentarlo se io gli dico una cosa lui mi accontenta!”.

I rapporti, i legami, le conoscenze, le parentele, i conflitti di interesse, non sono poi del tutto estranei nemmeno alla figlia di Michele Stamegna che già nel 2014 viene incaricata dall’amministrazione Mitrano (dirigente Pasquale Fusco), di redigere come professionista esterno (architetto) quattro progetti in qualità di assistente al Rup, ovvero quelli per il parcheggio multipiano su lungomare Caboto (circolo tennis), parcheggio in piazza XIX maggio, pubblica illuminazione su lungomare Caboto e palazzetto dello sport in via Venezia. Otto mesi dopo sarà poi lo stesso Fusco a segnalare un errore nella descrizione dei progetti che la Stamegna dovrebbe realizzare, mettendo per iscritto che in realtà il progetto per Piazza XIX maggio era già stato realizzato precedentemente da un altro professionista e mentre quello per il palazzetto dello Sport era inutile perché risultava addirittura già conclusa la procedura di variante urbanistica e che quindi la Stamegna si sarebbe occupata della sistemazione di via Bologna e della riqualificazione di Porto Salvo. Un errore grossolano, risolto dopo otto mesi e per cui l’importo del compenso non cambiò. Secondo lo schema di convenzione il lavoro di progettista è stato liquidato con la somma complessiva di 20mila euro. Ma 5mila li prende appena realizzati due dei progetti presentati. Quindi assistente al Rup, che però è sempre lei, finendo per essere controllato e controllore in materia di lavori pubblici, mentre il padre è in commissione paesistica e il marito è costruttore di una ditta che partecipa ad appalti pubblici.

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