La Cassazione si pronuncia su un ricorso che ha a che fare con Giuliano Ascione, l’imprenditore campano trapiantato a Formia
La famiglia Ascione fu citata nella commissione regionale antimafia dall’allora Sindaco di Formia, Paola Villa. Era il 2019 e dopo quella commissione, uno dei tre fratelli di Giugliano in Campania, da anni residenti a Formia, aveva denunciato per diffamazione l’esponente politica, in quel momento primo cittaidno. Villa si riferì a loro, così come ad altre famiglie trapiantate a Formia in odore di camorra. Per quella denuncia, la Procura di Cassino chiese l’archiviazione.
Nessuno di loro ha una condanna per associazione mafiosa, ma gli imprenditori Ascione sono ormai a Formia da tempo. Giuliano, Michele e Luigi Ascione hanno passato diversi ere giudiziarie tra inchieste, arresti e confische: tutti procedimenti che però alla fine si sono risolti piuttosto bene per loro che hanno incassato, per lo più, le revoche.
In questo nuovo ricorso in Cassazione, l’imprenditore 71enne, originario di Giugliano, Giuliano Ascione, insieme ai parenti Carmine Ascione e Carmine Ascione, omonimo ma di classe diversa: 1973 e 1978. Con sentenza del 14 febbraio scoros, la Corte di Appello di Roma, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Cassino del 4 dicembre 2023, ha confermato la sentenza nei confronti di Carmine Ascione (classe ’78) e Carmine Ascione (classe 73); mentre ha assolto Giuliano Ascione in relazione alla contestazione della vilazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato, eliminando la relativa pena e rideterminando il trattamento sanzionatorio nei confronti dello stesso.
Leggi anche:
FORMIA, RESPINTO IL RICORSO DI ASCIONE: RESTA SORVEGLIATO SPECIALE
Carmine Ascione (classe ’78) e Carmine Ascione (classe ’73), all’esito dei giudizi di merito, sono stati dichiarati responsabili del reato di concorso in truffa ai danni della società Autovia S.r.l. (assoggettata a confisca di primo grado con decreto del Tribunale di Latina – Sezione Misure di Prevenzione), rappresentata dall’amministratore unico Giovanni Forgione, per avere venduto a Francesco Noviello un veicolo Land Rover facendosi corrispondere dall’acquirente l’importo di 4.600 euro, ma facendo risultare dalla proposta di acquisto del veicolo sottoscritta dal Noviello la sola somma di 2.000 euro, somma quest’ultima consegnata al Forgione, che veniva pertanto tratto in inganno circa il reale corrispettivo di vendita dell’automezzo in tal modo procurandosi l’ingiusto profitto della somma di 2.600 euro.
Giuliano Ascione è stato, a sua volta, dichiarato responsabile di concorso con i due imputati, nel medesimo reato a lui contestato. I fatti sono contestati come risalenti al 29 agosto 2016 ma accertati solo il 30 marzo 2017.
Secondo la difesa, la Corte d’Appello avrebbe errato nel ritenere che l’operazione economica descritta nell’imputazione era stata immediatamente produttiva di interessi economici per la persona offesa da individuarsi nella società Autovia S.r.l., in quanto detta società era sottoposta ad amministrazione giudiziaria nonché soggetta a confisca di primo grado in quanto compendio facente parte dei beni riconducibili direttamente o indirettamente a Giuliano Ascione, soggetto destinatario di misura di prevenzione personale e patrimoniale, ciò in quanto gli artifizi e raggiri, pur se posti in essere, non hanno
determinato ex sé un danno patrimoniale allo Stato in quanto la società all’epoca non risultava ancora sottoposta a confisca definitiva.
La Cassazione ha respinto, però, ogni motivo presentato nel ricorso dagli avvocati degli Ascione, anche quello per cui veniva ricordato che Giuliano Ascione ha ottenuto dalla Corte di Appello di Roma, con decreto emesso in data 14 settembre 2017, la revoca della misura di prevenzione personale e la revoca del sequestro della quasi totalità dei beni.
