TENTATO OMICIDIO A SEZZE, INIZIA IL PROCESSO SUI DUE AGENTI DI POLIZIA LOCALE. IL TESTE: NON OMISERO INFORMAZIONI

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Tentato omicidio a Sezze: due agenti della Polizia Locale affrontano il processo per aver omesso dichiarazione utili all’indagine 

È iniziato il processo a carico di due agenti della Polizia Locale di Sezze: Davide Di Girolamo, originario di Terracina, difeso dagli avvocati Vincenzo e Matteo Macari e Roberto Camerota, originario di Minturno, difeso dall’avvocato Massimo Signore.

Il caso si origina dall’operazione del 19 gennaio 2022 quando, su ordine della Procura di Latina, gli agenti della Squadra Mobile diedero esecuzione ad una misura cautelare interdettiva emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, nei confronti dei due agenti di Polizia Locale, indagati dei reati di falso e rifiuto d’atti d’ufficio.

Camerota e Di Girolamo, appartenenti al comando della Polizia Locale di Sezzefurono sospesi dal servizio per la durata di 12 mesi. La misura cautelare costituiva l’epilogo di una articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica, dopo il ricovero presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina di un cittadino rumeno che a marzo 2021 fu rinvenuto esanime sul manto stradale, in via Porta Sant’Andrea del comune di Sezze, laddove era stato soccorso da personale sanitario del 118; in quella circostanza, furono tratti in arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere due giovani setini, indagati per il reato di tentato omicidio.

In tale contesto, sono stati svolti ulteriori approfondimenti investigativi volti a verificare eventuali responsabilità penali degli appartenenti della polizia locale di Sezze, i quali erano intervenuti per primi sul posto, quando la vittima si trovava ancora a terra.

Ad esito di questi accertamenti, secondo la Squadra Mobile e la Procura, sarebbe emerso che i due uomini, in qualità di ufficiali di Polizia Giudiziaria, secondo il capo di imputazione “dapprima omettevano di riferire dichiarazioni utili alle indagini, dagli stessi ricevute sul luogo dell’aggressione da alcuni testimoni presenti, quindi, a seguito di specifica richiesta ricevuta dall’autorità giudiziaria, ribadivano falsamente, in atti tramessi a questa Procura della Repubblica, di non avere appreso sui luoghi, altre informazioni utili e di non avere riscontrato nell’immediatezza elementi da cui dedurre che le lesioni fossero frutto di un’aggressione, ritenendo invece che fossero derivate da una caduta accidentale della vittima”.

Le indagini delegate dalla Procura alla Squadra Mobile di Latina rivelavano, piuttosto, uno scenario diverso, la presenza di molte persone presenti all’aggressione, contrariamente a quanto riferito, le quali avevano anche dichiarato di avere comunicato alla Polizia Locale informazioni utili alla ricostruzione dei fatti, informazioni però che, secondo l’accusa rappresentata oggi, in aula, dal Pm Martina Taglione, sarebbero state omesse da Camerota e Di Girolamo

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Oggi, 7 marzo, davanti al collegio del Tribunale presieduto dal giudice Mario La Rosa, è stato ascoltato il primo testimone. Si tratta di un appartenente alla Squadra Mobile di Latina che, contrariamente a quanto prospettato dall’accusa, ha dichiarato che sia Camerota che Di Girolamo si mostrarono collaborativi, senza omettere alcuna informazione.

La testimonianza è stata l’unica di giornata, in assenza degli altri tre testimoni chiamati ad essere esaminati. Il processo è stato rinviato al prossimo 17 ottobre. Nel frattempo, i due imputati, dopo il periodo di sospensione, sono tuttora in servizio presso il Comando di Polizia Locale di Sezze.

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