SPARI IN VIA LONDRA: IN ARRESTO CESARE DE ROSA

Cesare De Rosa
Cesare De Rosa

Spari in Via Londra: c’è una svolta nelle indagini sull’agguato consumato ai danni di un uomo il 16 aprile scorso a Latina

Nella serata di ieri 2 maggio, su disposizione del Sostituto Procurare Della Repubblica Valerio De Luca, la Squadra Mobile di Latina, in collaborazione con la Squadra Mobile di Caserta, ha dato esecuzione al provvedimento di fermo emesso nei confronti del 28enne Cesare De Rosa, classe 1994, indagato del tentato omicidio di un cittadino marocchino, commesso a Latina lo scorso 16 aprile.

Il tentato omicidio si riferisce a quanto avvenuto un paio di settimane fa, di sabato pomeriggio, nella zona calda, quella di Via Londra, vicino al Cimitero del capoluogo pontino. Un uomo di origine maghrebina sulla quarantina fu, infatti, colpito all’addome da due colpi di pistola.

Quel giorno, secondo al ricostruzione degli investigatori, Cesare De Rosa ha esploso i due colpi di pistola all’indirizzo della vittima tanto che l’uomo, immediatamente soccorso, è stato sottoposto a un urgente intervento chirurgico ad esito del quale non risulta più in percolo di vita.

Le indagini svolte nell’immediatezza dei fatti dalla Squadra Mobile, su direzione della Procura della Repubblica di Latina, hanno chiarito che De Rosa, quel pomeriggio, si era avvicinato in un primo momento alla vittima ed un proprio connazionale, con atteggiamento minaccioso, dicendogli che avrebbero immediatamente dovuto lasciare l’alloggio di fortuna che gli stessi avevano allestito all’interno di un garage sito in uno stabile abbandonato di Via Londra, minacciandoli di morte e mostrando loro una pistola. Subito dopo De Rosa, che non è nuovo a gesti di violenza, ha utilizzato l’arma esplodendo due colpi d’arma da fuoco all’indirizzo dei predetti cittadini marocchini.

Il 28enne, sin da subito, si è reso irreperibile, e la Procura di Latina ha emesso un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei suoi confronti. Ieri il giovane, figlio del deceduto Alessandro De Rosa detto Franco lo Zingaro e Giulia De Rosa detta Cipolla, è stato rintracciato a Lusciano, in provincia di Caserta, dove l’indagato aveva trovato rifugio presso alcuni familiari.

I De Rosa sono legatissimi ai Di Silvio: da sempre. Alessandro (quando era in vita) e Giulia, gravati entrambi da precedenti come il figlio Cesare e il fratelli di quest’ultimo Christian, sono stati menzionati anche da Renato Pugliese, il collaboratore di giustizia, durante una deposizione nel processo “Alba Pontina”, che ha visto condannato (a Roma perché ha scelto il rito abbreviato) Gianluca Di Silvio, uno dei figli del boss Armando “Lallà” Di Silvio, sposati entrambi con due De Rosa. Gianluca Di Silvio, infatti, è sposato con la sorella di Cesare, e sua madre, la moglie di Lallà, è Sabina De Rosa anche lei sotto processo al Tribunale di Latina per l’inchiesta “Alba Pontina”.

Tornando ai genitori di Cesare De Rosa e alle dichiarazioni di Pugliese, secondo il pentito: “Con la cocaina si facevano circa 400-500 euro al giorno”, aggiungendo che di più il clan di Lallà non guadagnava con quel “business”, a differenza dello spaccio in zona cimitero, tra viale Kennedy, Via Londra e Via Helsinky, dove “Giulia De Rosa (ndr: anche madre di Christian De Rosa recentemente coinvolto nell’operazione Scudoriesce a raggiungere anche tra i 2000 e i 4000 mila quotidiane”. Pugliese disse che, fuori casa di “Cipolla”, ha visto file di auto in attesa di comprare la sostanza stupefacente.

Cesare De Rosa, nel 2012, fu coinvolto anche in un’estorsione per cui a fronte di un coetaneo che non cedeva alle richieste di denaro, il suo gruppo avrebbe reagito appiccando il fuoco all’autovettura dei genitori.

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Ad ogni modo, se confermato il quadro investigativo che sin dall’inizio si è indirizzato specificatamente e solo verso il 28enne tratto in arresto ieri, gli spari recenti di Via Londra si inquadrano in un controllo del territorio che per i De Rosa, in quella zona, rimane una prerogativa. Un gesto che non ha nulla a che vedere con lo spaccio ma che sarebbe parimenti grave.

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