SCHEGGIA, RESA DEI CONTI TRA CETRONE E RICCARDO: “HAI PAGATO TUTTI”. LEI NEGA E INSULTA I GIORNALISTI

Agostino Riccardo
Agostino Riccardo

Processo Scheggia: è andato in scena il confronto tra l’ex consigliera regionale del centrodestra Gina Cetrone e il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo

Per un processo che è alle battute finali – fissate le conclusioni di pubblica accusa e difesa i prossimi 18 e 25 ottobre – mancava il “botto”. Oggi, infatti, a tenere banco dinanzi al Collegio del Tribunale di Latina presieduto dal Giudice Caterina Chiaravalloti, è stato il confronto-scontro tra Gina Cetrone e Agostino Riccardo. Un vis a vis che è stato una vera e propria prima volta nella storia giudiziaria della città di Latina. E a non mancare i momenti di tensione, qualche urlo e più di un pianto da parte della principale imputata Cetrone e persino gli insulti dell’ex consigliera regionale del fu PDL a chi era in aula per raccontare: “A quei tre giornalai da strapazzo, vedete di riportare bene le cose“. Un insulto che è stato ripreso anche dalla Presidente del Collegio la quale ha specificato a Cetrone che se avesse continuato sarebbe stata costretta a inviare gli atti in Procura.

Come noto, imputati, a vario titolo, nel procedimeto, per estorsione, atti di illecita concorrenza, violenza privata, più gli illeciti connessi alle elezioni amministrative di Terracina 2016, oltreché a Gina Cetrone, anche l’ex marito Umberto Pagliaroli, i due del clan Di Silvio – Armando detto “Lallà” e il figlio Gianluca – oltreché allo stesso Agostino Riccardo il quale, in quanto coinvolto per procedimento connesso, avrebbe potuto scegliere di non prestarsi al confronto richiesto dalla difesa.

Riccardo, video collegato dal carcere, invece non ha avuto tentennamenti e ha deciso di confrontarsi con Cetrone. Solo su un punto i due si sono trovati d’accordo: a presentare Riccardo a Gina Cetrone fu, nel 2013, poco prima della campagna elettorale per le Regionali dove l’imprenditrice era candidata con Fratelli d’Italia, l’allora Sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi. A divergere solo il luogo: Cetrone dice di aver conosciuto Riccardo al Comune di Latina, al contrario il collaboratore sostiene di averla conosciuta a Fossanova, presso gli uffici dell’attività imprenditoriale di Pagliaroli.

È un tiro incrociato tra i due, di segno opposto naturalmente: Cetrone conferma le sue parole dal giorno dell’arresto 29 gennaio 2020 e Riccardo pure conferma tutto, sin da quando ha rivelato alla DDA e alla Squadra Mobile di Latina di attacchianggio a favore dell’esponente politica e delle estorsioni che sarebbero state richieste da lei stessa nei confronti di un imprenditore di Pescara indietro con i pagamenti.

Cetrone dice di non aver mai chiamato Riccardo: “Preferisco darle del lei ma la nostra è un’amicizia facebookiana, e lei è contraddittorio. L’unica cosa vera è che ci ha presentato Di Giorgi ma non a Fossanova. Ero candidata con Fratelli d’Italia e all’incontro in cui mi fu presentato Riccardo da Di Giorgi c’era Pasquale Maietta“.

Fu Di Giorgi, secondo Cetrone, a dirle che su Latina c’era Riccardo per l’attacchinaggio e a lui si sarebbe dovuta rivolgere. “Mi fidai del Sindaco Di Giorgi e di un partito – Fratelli d’Italia – dove c’era il figlio di un magistrato, Procaccini. Mi affidai al neo movimento di Giorgia Meloni. Io sono stata però supportata solo da persone che vengono dalla società civile, dal Cocer della Guardia di Finanza e dai consiglieri comunali fuori dai partiti”.

Riccardo venne da me e mi disse che a Latina mi avevano fatto le scarpe e che era stata fatta una cena tra Fratelli d’Italia e gli zingari“. Era il 2013, poi “non l’ho più sentito fino al 2015”.

A sentirlo di nuovo, due anni dopo, fu in occasione dell’elezione comunale di Terracina, anno di grazia 2016. “Mi candidai lì supportando Corradini”. E per quanto riguarda l’estorsione all’imprenditore di Pescara, Cetrone ha ribadito: “Io non ho chiamato né Riccardo né l’imprenditore, ero garantita per i soldi che mi doveva. E il cliente non era in difficoltà, lui partì da Pescara per dirmi di non bancare l’assegno. Poi vidi davanti casa mia Riccardo a braccetto dell’imprenditore mentre parlavano degli zingari e dei Ciarelli. Mi infuriai. Non ho mai chiesto a Riccardo di estorcere il mio cliente o di fare violenza per l’attacchinaggio e in più non tenevo alla candidatura a Terracina”. Fu Riccardo, secondo Cetrone, ad attaccare, per sua volontà, i manifesti ovunque, a partire dalla centralissima via Roma.

Riccardo ha confutato praticamente tutto. “La Cetrone non entrò in Regione e prese 6mila voti perché fu deciso dai politici che la curva del Latina Calcio doveva girare i voti a Nicola Calandrini. Cetrone mi firmò due assegni per la campagna elettorale”. E ancora: “Io frequentavo la casa di Pagliaroli e Cetrone e anche a casa della madre a Sonnino Scalo. Ci sono andato decine e decine di volte. Io andai a casa della madre nel 2016 perché stava venendo l’imprenditore di Pescara: mi chiamò Pagliaroli e mi disse di correre, c’era con me Samuele Di Silvio. All’imprenditore gli sbarrai la strada con l’auto e gli dissi che la mattina dopo ci saremmo visti a Pescara dove avrebbe pagato i debiti con Cetrone e a noi per il disturbo. Ci recammo a Pescara con Samuele e Gianluca Di Silvio: l’imprenditore pagò estorsione e bonifico. Cetrone ci diede 1000 euro a testa come ricompensa“. È a questo punto che teatralmente Cetrone chiede a Riccardo di giurare sulla figlia: una richiesta bloccata sul nascere dalla Presidente Chiaravalloti.

E a corroborare le sue tesi di un rapporto stretto tra lui e l’ex politica di centrodestra, Riccardo ricorda un episodio: “Cetrone fece un incidente con il suo Countrymen e mi chiamò per dirgli che s’era fatta male“. Un aspetto negato con forza dall’imprenditrice: “Mai fatto un incidente col Countrymen”. E ancora: “Non ho mai saputo che Riccardo era in contatto con i Di Silvio”. Ma Riccardo non demorde: “Sapeva tutto dei miei rapporti con i Di Silvio“.

Sulle elezioni a Terracina nel 2016, per le quali Cetrone dice di non aver mai seriamente provato a competere, Riccardo è categorico: “Mi disse che puntava alla presidenza del consiglio comunale e voleva che i suoi manifesti stessero anche fuori dai bandoni, era una megalomane. E vero tanto è che ho avuto contrasti con la microcriminalità a Terracina“. Tuttavia anche qui Cetrone nega tutto: “Io i voti li prendo “face to face”, la gente mi è vicina di nascosto perché ha paura della magistratura”. In un crescendo, Riccardo incalza: “Lei ci doveva denunciare, non associarsi a noi. Nel 2016 mi disse che Vera Travali (nda: sorella dei fratelli Angelo e Salvatore Travali, nonché moglie del loro braccio destro Francesco Viola), l’aveva contattata perché la sua campagna poteva condurla Giancarlo Alessandrini”. Quest’ultimo è il noto capo ultrà del Latina Calcio all’epoca della Presidenza Maietta-Cavicchi.

E alla fine, per la campagna elettorale del 2016, spunta anche Armando Cusani, il Sindaco di Sperlonga e all’epoca Presidente della Provincia di Latina. Il politico, secondo il collaboratore di giustizia, fu scortato da Riccardo stesso e Samuele Di Silvio da un benzinaio di Sperlonga fino a un locale a “La Fiora”, un quartiere di Terracina dove si teneva una serata di campagna elettorale. Cusani sarebbe arrivato dal benzinaio a bordo di un fiorino.

Cetrone non ci sta e nega con forza. Secondo l’imprenditrice, sarebbe stato Riccardo a presentarsi a La Fiora di sua sponte, perché aveva visto su Facebook l’evento elettorale. Ma Riccardo ribatte: “Parlavate dell’acquedotto”. E in riferimento alla campagna elettorale di tre anni prima, per le Regionali: “Nel 2013 Cetrone mi ha dato 80mila euro in contanti. Si è comprata i voti di tutti quanti e ha speso 300mila euro“.

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