CLAN E POLITICA. CETRONE DEBORDA: “MAGISTRATI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE, IO VITTIMA DI FRODE PROCESSUALE”

Gina Cetrone
Gina Cetrone

Processo Scheggia: dopo le pesanti condanne con l’aggravante mafiosa arrivate nel pomeriggio di ieri, 8 novembre, l’ex consigliera regionale del Pdl, Gina Cetrone, ne ha per tutti. Accuse di associazione per delinquere e insulti a magistrati, Procura e giornalisti

Non è nuova a comportamenti debordati, l’ex consigliera regionale Gina Cetrone. Durante il processo che la vedeva alla sbarra con l’ex marito Umberto Pagliaroli e tre componenti del Clan Di Silvio, tra cui il capo-famiglia Armando Di Silvio detto “Lallà” e il figlio deceduto in carcere Samuele Di Silvio, l’ex esponente politica di Pdl, Fratelli d’Italia e Cambiamo con Toti, si era lasciata andare anche a pesanti insulti nei confronti dei giornalisti presenti in aula. Un episodio accaduto nel corso di una udienza, forse quella più delicata dell’intero processo: il confronto in Aula tra Cetrone e l’ex affiliato ai clan rom di Latina, Agostino Riccardo. Quest’ultimo, peraltro, era stato anche lui pesantemente aggettivato nel corso di un’arringa difensiva: il legale di Lallà lo ha definito “gran pagliaccio”, arrivando a dire che: “Per me, come chiunque collabora, Riccardo ha qualcosa che non va. Sono stato educato sin da bambino a non fare la spia“.

La prima parte del post di Gina Cetrone

E non erano mancate anche sonore critiche agli organi investigativi da parte del collegio difensivo. “Arroganza istituzionale”, così aveva definito, l’avvocato difensore di Cetrone, il comportamento di due ex dirigenti della Squadra Mobile di Latina che avevano coordinato le indagini.

Ieri, 8 novembre, alle 17, come noto, il collegio del Tribunale presieduto dal Giudice, nonché Presidente del Tribunale stesso, Caterina Chiaravalloti, ha letto il dispositivo della sentenza: condanne per tutti. 6 anni e 6 mesi per Gina Cetrone e l’ex marito Umberto Pagliaroli4 anni per Armando “Lallà” Di Silvio solo per il reato di violenza privata (assolto dall’accusa di estorsione) e 8 anni e 6 mesi per Gianluca Di Silvio detto “Bruno”. Riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso. A tutti gli imputati, tranne Armando Di Silvio, anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per la durata della pena; per “Lallà” l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Multa da 5mila euro ciascuno per Cetrone e l’ex marito Pagliaroli, oltreché alle altre spese accessorie (giudizio e detenzione); sanzione anche per Gianluca Di Silvio: 7.800 euro.

Agli imputati, a vario titolo, nel procedimento, venivano contestati i reati di estorsione, atti di illecita concorrenza, violenza privata, più gli illeciti connessi alle elezioni amministrative di Terracina 2016. Processato a parte, essendo correo, Agostino Riccardo.

Insomma, una sentenza netta che ha validato le accuse della Procura/DDA di Roma, rappresentata dai Pm Luigia Spinelli e Corrado Fasanelli, firmatari anche dell’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Latina.

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Ad ogni modo, tornando agli scontri dialettici in aula che vi sono stati per tutto il corso del processo, si era rimasti ancora nel recinto fisiologico del rispetto dei ruoli, esclusi gli insulti ai giornalisti definiti “giornalai da strapazzo”.

La seconda parte del post di Gina Cetrone

Non ancora però ci si era misurati con la reazione della grande accusata nonché, ad oggi, condannata in primo grado per estorsione e violenza privata con l’aggravante mafiosa, Gina Cetrone.

Dal suo profilo Facebook, con tanto di foto con musica, l’ex esponente politica ha, come accennato, debordato, con accuse pesantissime nei confronti degli inquirenti definiti “una vera e propria associazione per delinquere“. E poi, un j’accuse pieno di calunnie e insulti.

Magistrati corrotti dai pm. Pm e magistrati che chattano durante le udienze. Pentiti e poliziotti pilotati durante le udienze dai pm. Poliziotti che negano quanto dichiarato nelle trascrizioni scritte e firmate da loro stessi, durante l’esame raccontato cose che gli imboccano i pm, e durante il contro esame negano e confermano quanto trascritto con le loro mani. Magistrati che condannano innocenti per assolvere le malefatte dei pm. Magistrati che condannano innocenti in assenza di prove, basando la loro presunzione di colpevolezza sulle false dichiarazioni di uno (Riccardo Agostino) dei due presunti pentiti, perché uno dei due (Renato Pugliese) ha dichiarato che l’altro si era inventato tutto per distruggermi. Magistrati che condannano innocenti nonostante le presunte vittime abbiano dichiarato che la sottoscritta e l’ex marito sono persone perbene, nonostante  abbiamo fornito loro prove che attestano la netta e chiara estraneità ai fatti”.

E ancora: “Magistrati che parlano di vacanze e cenette durante le udienze senza ascoltare le udienze stesse, gli esami dei testimoni, le dichiarazioni contraddittorie dei pentiti e le varie requisitorie. Magistrati che in meno di due ore danno la sentenza senza leggere le prove fornite fin dal primo istante del processo. Magistrati che condannano senza avere un briciolo di prova. Pm impreparati, privi di ogni logica e cultura, pieni di arroganza istituzionale, e contraddizioni ad ogni udienza”.

“Pietoso ascoltare pm privi di formazione giuridica – continua Cetrone – non hanno mai fatto cenno ad un articolo che chiarisse i reati a noi contestati. Espressioni verbali a vanvera contraddicendosi costantemente, dando la più chiara comprensione a tutti i presenti in aula, di ricoprire ruoli che non gli appartengono e che non meritano. Prove tecniche dei tecnici incaricati dai giudici, dove affermano la nostra più totale innocenza non prese in considerazione dai magistrati stessi. Giornalisti che si rinchiudono nelle stanze dei pm raccontando ciò che i pm vogliono far scrivere, senza riportare quanto dichiarato dai testimoni stessi della pubblica accusa ovvero: estraneità degli imputati ai fatti contestati“.

E in un fiume in piena che sembra non finire mai, Cetrone conclude con lo stesso passo: “Poliziotti e pm che nascondono il fascicolo vero, con la richiesta del capo della questura di proteggere Gina Cetrone e dove è riportata tutta la nostra innocenza, la procura ne crea un altro per distruggerci come dichiarato anche dal pentito Riccardo al Pm: “Dottorè questi se li inculamo noi, li distruggiamo”. Il pm anziché chiudere l’interrogatorio al pentito continua vergognosamente indisturbata. Tutti uniti per una vera e propria frode processuale. Politici che non riformano la giustizia responsabilizzando le toghe politicizzate e calunniose! Vergognoso! Ma non mi lascerò incantare dalla vostra associazione per delinquere, andrò avanti alla Corte di Appello di Roma e alla Corte Europea se servirà”.

E tra i commenti di approvazione al post di Cetrone, spunta anche quello di Corrado Giuliani, sotto processo col clan Travali nel relativo procedimento denominato “Reset”, che contesta il 416 bis al sodalizio; oppure quello dell’ex assessore della Giunta Zaccheo, Ernesto Creo, il quale a breve verrà ascoltato come testimone in un altro processo istruito dalla DDA in cui si contesta il voto di scambio politico-mafioso.

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