Processo Scarface: condanna pesante per Romolo Di Silvio, il boss del clan del Gionchetto giudicato col rito abbreviato
Rimaneva solo lui, Giuseppe Di Silvio detto “Romolo”, difeso dall’avvocato Melegari, davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Roberto Saulino, a dover attendere la sentenza. Come la maggior parte dei suoi famigliari e affiliati al sodalizio di derivazione rom, di stanza nel quartiere Gionchetto di Latina, “Romolo” ha scelto il rito abbreviato. La sua posizione, infatti, fu stralciata, a giugno 2022, dal processo che si tiene presso il Tribunale di Latina e che vede alla sbarra le seconde leve del clan giudicate col rito ordinario.
Lo scorso 5 aprile, al termine della requisitoria formulata dal Pm Luigia Spinelli, la condanna richiesta dal magistrato poneva un altro tassello verso il giudizio definitivo del clan di Romolo. Per il boss, che sta già scontando in carcere la condanna per omicidio di Fabio “Bistecca” Buonamano, avvenuto nell’ambito della guerra criminale pontina, anno 2010, furono chiesti 20 anni di reclusione.
Il Gup Saulino, dopo la camera di consiglio, ha confermato la richiesta dell’accusa: “Romolo” Di Silvio è stato condannato a 20 anni di reclusione, così come era stato condannato suo fratello Carmine detto “Porcellino”, il numero 2 del sodalizio.
Riconosciute alle parti civili il risarcimento del danno più le spese: 25mila euro per l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto”, difesa dall’avvocato Licia D’Amico, e altrettanti per il Comune di Latina, assistito dall’avvocato Anna Caterina Egeo. Costituiti parti civili anche l’ex affiliato al clan Di Silvio e ora collaboratore di giustizia, Emilio Pietrobono, e l’Assovittime.
Come noto, l’operazione anticrimine risalente all’ottobre 2021, coordinata dal Procuratore aggiunto della DDA romana Ilaria Calò e portata a compimento dalla Squadra Mobile di Latina, fece eseguire 33 misure cautelari, nei confronti di soggetti, a vario titolo gravemente indiziati di aver commesso reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa.
A fine gennaio scorso, invece, è arrivata la sentenza per tutti coloro che coinvolti nel procedimento denominato “Scarface” hanno optato, come Romolo Di Silvio, per il rito abbreviato. La pronuncia è stata emessa dal Giudice del Tribunale di Roma Angelo Giannetti dopo che, a settembre 2022, il Pm della Procura/Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Luigia Spinelli, aveva chiesto le condanne (oltre 150 anni). Le condanne emesse dal Gup Giannetti sono state nette: Carmine Di Silvio, 20 anni di reclusione; Costantino Di Silvio (detto Costanzo), 14 anni e 8 mesi oltre a 14.000 euro di multa; Costantino Di Silvio, detto “Cazzariello”, 7 anni e 4 mesi; Antonio Di Silvio detto “Patatino” (figlio del “capo”, Romolo Di Silvio) 19 anni; il fratello di quest’ultimo, Ferdinando Di Silvio detto “Prosciutto”, 19 anni, 9 mesi e 10 giorni.
E ancora: Fabio Di Stefano 19 anni, 1 mese e 10 giorni; Daniel Alessandrini 3 anni e 8 mesi; Mirko Altobelli 2 anni e 8 mesi; Michele Petillo 4 anni, 5 mesi e 10 giorni; Alessandro Di Stefano 6 anni e 8 mesi; Manuel Agresti 6 anni; Marco Ciarelli 4 anni e 8 mesi; Simone Di Marcantonio 4 anni; Salvatore Di Stefano e Franco Di Stefano 3 anni e 8 mesi; Simone Ortenzi 6 anni e 8 mesi; Alessandro Zof 6 anni; Anna Di Silvio 6 anni e Riccardo Mingozzi 4 anni.
Condanne, seppur in primo grado, che fanno storia: il sodalizio dei Di Silvio capeggiato da “Romolo”, al pari del gruppo gemello guidato da Armando “Lallà” Di Silvio, viene considerato un clan mafioso. I reati riconosciuti lo sono stati con l’aggravante del 416 bis.
Un’altra pagina che chiude un capitolo importante sulla storia dei clan rom di Latina.