SABAUDIA, CELEBRIN: “MISERIA AMMINISTRATIVA”. AFFONDI SU POLITICHE AMBIENTALI E COPPA DEL MONDO

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Gli alberelli piantumati lo scorso anno a Sabaudia giacciono secchi e morti al belvedere

Miserie amministrative e mancanza di empatia, così descrive l’amministrazione Gervasi il consigliere di opposizione Massimo Celebrin

LA NOTA – È sotto gli occhi di tutti che l’incapacità amministrativa è solo la punta dell’iceberg di questa compagine politica al comando. Continua ad essere lampante la mancanza di coerenza e lungimiranza che questa Maggioranza perpetua in ogni decisione, scelta e azione di pianificazione del proprio mandato. 

Iniziative che sono spot, senza alcuna ricaduta economicamente e umanamente considerevole a lungo termine, come la piantumazione di giovani alberelli in occasione della “Festa dell’albero”. Lodevole, se non fosse per il fatto che gli alberelli piantumati lo scorso anno giacciono secchi e morti al belvedere, proprio nei pressi del municipio per mancanza di manutenzione. Come se un contadino si sognasse di seminare un campo senza poi dare acqua alla propria semina. Che senso ha? 

Ecco l’ultimo esempio in ordine di tempo dell’inconsistenza di pianificazione, della assoluta noncuranza verso il bene comune, per non parlare della costruzione e del rafforzamento dell’identità comunitaria. Ma che cos’è Sabaudia per questi amministratori? Chi sono i sabaudiani? La città è forse una tabula rasa e i cittadini degli spettatori inermi di fronte ai disegni di Palazzo? 

La più grande delusione resta in ogni caso nel constatare con quale arroganza si rapportino questi amministratori con il prossimo, chiunque esso sia. Arroganza nelle risposte date agli interlocutori, alternata a indifferenza nei confronti delle richieste di approfondimento presentate in Consiglio, come nel caso della Coppa del Mondo, della gestione delle spiagge in emergenza covid, della moria delle palme di Piazza Roma, una scelta politica e non per la  direttiva della Commissione Europea come ben sanno tutti quelli della maggioranza, per la quale viene sbandierata un’imminente riqualificazione, del tutto insignificante e quindi inadeguata come è stato fatto per le aiuole che portano al belvedere.

Il metodo è sempre lo stesso: fare come viene viene, per dire di aver fatto. Tutti sappiamo che fare male qualcosa vuol dire spendere due volte nel migliore dei casi, senza dimenticare che si rischia di degradare in modo definitivo ciò che andava riqualificato. La questione non è mettere a segno qualche punto, peraltro con dubbi risultati, ma mettere sulla bilancia cosa si guadagna e cosa si perde per ogni decisione presa. 

Delusione e amarezza, ancora una volta in questo nuovo tempo di preparazione al Natale, nel quale avremmo davvero apprezzato un cambiamento di rotta, un ripensamento delle priorità, uno slancio di entusiasmo e buon senso, e invece nessuna luce, nessuna empatia, nessun conforto nei confronti di una comunità che ha bisogno di positività e rinnovamento. 

Non posso che ribadire la mia distanza da chi comanda non solo da un punto di vista amministrativo ma anche e soprattutto umano.

Essendo un ottimista, tuttavia, penso che la malinconia e la solitudine cui ci costringe questa pandemia accentuate dall’incapacità governativa e di confronto di Sindaco e compagni, finiranno presto e potremo ripartire dal progetto di una città all’altezza delle sfide del futuro e nella quale essere orgogliosi di crescere i propri figli. 

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