RIFIUTI DA FORMIA IN CIOCIARIA, TAR DECIDERÀ IN AUTUNNO SULLA DISPUTA TRA CSA E FRZ

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Formia, il Tar rinvia a novembre la discussione del ricorso presentato dalla Csa di Castelforte contro la decisione dell’amministratore unico di Frz di conferire i rifiuti in Ciociaria

Il Tar di Latina, alla luce dei motivi aggiunti presentati dalla Csa di Castelforte, assistita dagli avvocati Gianluca Sasso e Luigi Imperato, ha fissato direttamente l’udienza di merito al prossimo 22 novembre per quanto riguarda la disputa che vede contrapposti l’impianto di trattamento rifiuti nel sud pontino e la società del servizio d’igiene urbana “Frz”

Peraltro, è emerso che è stata la Saf di Colfelice – ossia l’impianto dove la Frz ha deciso di conferire i rifiuti indifferenziati dei comuni di Formia e Ventotene – a depositare il nuovo contratto. Un contratto che, evidenzia il legale della Csa, è stato depositato non il 22 maggio quando fu dichiarato, bensì il 5 luglio scorso quando i rifiuti dalla Frz arrivavano in Ciociara già da un mese e mezzo.

Ad ogni modo, nel giudizio proposto dalla Csa si sono costituiti la Frz, la Saf di Colfelice e la Regione Lazio. Assenti, invece, i Comuni di Formia e Ventotene.

LA VICENDA – Lo scorso giugno, il Csa di Castelforte, la società che gestisce l’impianto di trattamento rifiuti nella città del sud pontino, aveva presentato un ricorso al Tar contro la determina numero 87/2023 della Formia Rifiuti Zero, o meglio nella nuova denominazione Futuro Rifiuti Zero, con cui è stato dato incarico di conferire i rifiuti indifferenziati alla Saf di Colfelice, revocando l’incarico alla medesima Csa.

Una decisione presa dall’amministratore unico di Frz, Raffaele Rizzo, che sin da subito (si era a fine aprile), ha fatto discutere e più di qualcuno ha cominciato a domandarsi se il passaggio diretto dello smaltimento dei rifiuti indifferenziati formiani dal conferimento al Csa di Castelforte all’impianto in provincia di Frosinone fosse a norma di legge.

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I rifiuti dell’indifferenziato dei Comuni di Formia e Ventotene, che dipendono entrambi dalla gestione della Formia Rifiuti Zero, guidata da Rizzo, sono stati conferiti fino ad aprile nell’impianto di Castelforte, gestito dalla Centro Servizi Ambienti srl (Csa). La società è interamente privata, a differenza della Saf Spa di Colfelice che è partecipata dai Comuni ciociari e dalla Provincia di Frosinone. Privato contro pubblico, questa è stata una delle ragioni addotte dall’amministratore unico Rizzo in Commissione comunale a Formia quando se ne è discusso.

Spostare il conferimento dell’indifferenziato a una tariffa di oltre 207,6 euro a tonnellata fuori provincia – questo era il ragionamento di chi dubitava di quello strappo – avrebbe potuto cozzare con il principio di prossimità stabilito dalle norme: ossia, conferire rifiuti nell’impianto più vicino. Il costo sino al 31 dicembre 2023 è stato calcolato in un 1 milione di euro

A domandarsi se si viaggiasse nella giusta direzione, sono state anche le consigliere comunali d’opposizione di Formia, Paola Villa e Imma Arnone.

La Csa, tramite gli avvocati Luigi Imperato e Gianluca Sasso, aveva interpellato il Tar contestando la “decisione” ritenuta “illegittima e al contempo illecita”. I legali facevano rilevare che l’applicazione del decreto legislativo 121/2020 “riguarda le discariche e non gli impianti di trattamento come il Csa con la conseguenza che il richiamato limite del 65% della raccolta differenziata non è assolutamente applicabile. Semmai l’unico limite, normativamente previsto, per il conferimento dei rifiuti al Csa è soltanto quello del 15% del materiale organico, limite sempre rispettato nel corso degli anni come dimostrano gli esami merceologici”.

Un ricorso che sollevava altre questioni con Csa che ribatteva punto su punto alle argomentazioni dell’amministratore Rizzo, sostenendo di essere un impianto autorizzato regolarmente e in grado di trattare i rifiuti nella maniera corretta.

Contestata dalla società di Castelforte anche la conseguenza della scelta di Rizzo: spostando il conferimento fuori provincia, il manager avrebbe trasgredito il principio di prossimità (ossia conferire i rifiuti nell’impianto meno distante). Così facendo, motiva il ricorso della società Csa, “la Frz sta consapevolmente affrontando maggiori rischi per la sicurezza ambientale in considerazione della maggiore percorrenza dei rifiuti e dei maggiori costi di trasporto, il tutto a danno dei cittadini”.

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