PROVINCIA DI LATINA: I CASI PIÙ ECLATANTI DI EMERGENZE AMBIENTALI

emergenze e problemi ambientali in provincia di latina

Le questioni ambientali della provincia degne di nota negativa sono talmente tante che, a volte, si perde la cognizione di quante siano realmente e, nel loro complesso, quale carico inquinante infliggano incessantemente agli ecosistemi locali.

Tra i relatori intervenuti il 12 ottobre al convegno “Inquinamento: conseguenze e malattie, prevenire nel nostro territorio”, presso l’Aula Magna dell’Icot, c’è stato anche Giorgio Libralato, tecnico ambientale pontino che ha incentrato il suo intervento proprio sulle emergenze, sui problemi causati da specifiche vicende e casi storici di inquinamento. Tutti insieme, questi casi offrono la vista un quadro disastroso che nonostante tutto deve essere affrontato, e per farlo bisogna che lo si osservi con occhi bene attenti.  

Giorgio Libralato durante il convegno “Inquinamento: conseguenze e malattie, prevenire nel nostro territorio” del 12 ottobre 2019 presso l’Aula Magna dell’Icot a Latina

Libralato ricorda le parole del pentito di camorra Carmine Schiavone che confermavano il traffico di scorie tra nord e sud Italia, molte delle quali interrate nel basso Lazio, nelle provincie di Frosinone e di Latina o “provincia di Casal di Principe”, com’erano soliti chiamarla sempre i camorristi usando queste terre, al pari delle loro, come una cloaca

L’elenco delle emergenze e dei problemi ambientali della provincia di Latina, prendendo in considerazione solo gli esempi noti più eclatanti, può essere così riassunto:

  • Discarica di Borgo Montello, 
  • Due centrali nucleari in corso di decommissioning
  • Impianti di compostaggio  sequestrati o in corso di smantellamento
  • capannoni industriali dismessi e/o da bonificare
  • centrali a biogas, biomasse, turbogas, biometano, impianti fotovoltaici a terra, 
  • poligoni da tiro da delocalizzare
  • discariche e abbandono irregolare di rifiuti,
  • il più grande ritrovamento di fusti tossici
  • inquinamento delle falde, dei terreni, dei corsi d’acqua
  • erosione, dissesto idrogeologico, abbassamento delle falde, sinkhole, siccità
  • consumo del suolo
  • impianti soggetti a rischio di incidente rilevante

PONTINIA, 1.600 FUSTI TOSSICI RITROVATI A MAZZOCCHIO

Il Rapporto Ecomafia del 1998 di Legambiente “L’illegalità ambientale in Italia e il ruolo della criminalità organizzata” ricordava che “È entrata nel guinness dei primati la discarica di rifiuti tossici sequestrata alle porte di Pontinia. Migliaia di fusti, circa 11.600, e di pneumatici non riutilizzabili sono stati ritrovati abbandonati sotto il sole nell’area di Mazzocchio nella zona industriale della cittadina. La scoperta è avvenuta in seguito ad un sopralluogo nella provincia di Latina della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti: l’impianto, ufficialmente, doveva servire al trattamento dei fusti che avevano contenuto rifiuti tossici e nocivi. Ma in realtà buona parte dei fusti risultava ancora piena (come dimostravano le “bollicine” che giungevano in superficie per il caldo) e non esisteva alcun macchinario utile al trattamento dei rifiuti contenuti nei fusti. L’unico mezzo meccanico presente era un carrello elevatore, mentre ai lati dell’impianto si trovavano due grosse cisterne, dove gli stessi addetti hanno rivelato scaricarvi i rifiuti liquidi. Notizia preoccupante, in assenza di qualsiasi impianto di depurazione. L’inchiesta è attualmente in corso presso la Pretura di Latina”, vicenda sulla quale è sceso un silenzio spettrale soprattutto partendo dalle Istituzioni.

Le “bollicine” che giungevano in superficie per il caldo ricordano quanto successo questa estate nella zona di Calabretto ad Itri, dove rifiuti interrati, a causa del particolare caldo torrido dei mesi scorsi, avevano generato dei geyser di vapori nocivi per la troppa pressione che si era generata nel sottosuolo per il ribollire dei veleni sversati illegalmente sotto terra.

Fumarola nella discarica abusiva di Calabretto, Itri
Una delle cosiddette “fumarole” nella discarica abusiva di Calabretto, Itri: veri e propri piccoli geyser maleodoranti che producono gli effluvi tossici di cui si lamentano i cittadini della zona

Il Rapporto del ‘98 ricorda che a Cisterna, in un’area di un ettaro, i militari sequestrarono un terreno dove venivano sotterrati rifiuti ospedalieri provenienti da cliniche del nord Italia, mentre a Terracina venivano interrati residui di acidi usati per l’igiene della casa. In un’area demaniale vicino al porto di Gaeta, invece, i carabinieri scoprirono un carico di oli esausti.

Chissà se qualcuno avrà proceduto con bonifiche in qualcuno di questi siti, le cui vicende sono state anche ufficializzate dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti del 1998, oltre al fatto che è passato un lasso di tempo così ampio da non permettere nessuna scusa per giustificare dei nulla di fatto da parte delle autorità locali competenti.

EROSIONE COSTIERA, SALINIZZAZIONE, DESERTIFICAZIONE  

Cambiando prospettiva, un altro ambito che necessita di attenzione è il rischio idrogeologico che proviene dal mare: la salinizzazione delle falde per intrusione del cuneo salino causata sia all’eccessivo emungimento dell’acqua di falda tramite pozzi agricoli che dall’innalzamento delle acque marine per via del surriscaldamento globale. La provincia pontina, inoltre, presenta due punti della costa segnalati dalle autorità nazionali che nello specifico riguardano la piana di Pontinia e quella di Fondi, depressioni territoriali già sotto il livello del mare che rischiano di essere sommerse se non saranno attuate per tempo delle azioni preventive di contrasto, su scala locale ma soprattutto su scala globale.

L’erosione costiera è un fenomeno che viene dal mare, accentuato da opere di origine antropica come pontili e moli, che influenzano le correnti. Deviando i movimenti delle masse di acqua salmastra, cambiano gli schemi di compensazione naturale e questo dà luogo alla lenta ma inesorabile scomparsa della battigia, così che le onde lambiscono sempre più da vicino il sistema dunare.

COMPOSTAGGIO E I GRANDI IMPIANTI INQUINANTI

Non solo miasmi, che poi altro non sono che esalazioni di gas nocivi. I casi più famosi sono quello della SEP – Società Ecologica Pontina, impianto di comporstaggio che appesta la vita di un bacino di circa 50.000 abitanti dei comuni di Priverno e Sonnino, solo marginalmente Pontinia e Sabaudia, e quello della Kyklos di Aprilia, in cui nel 2014 morirono due operai mentre caricavano il percolato da smaltire. I due sono esempi di come il sistema attuale di compostaggio si presti più alla remunerazione dei privati investitori che al vero scopo per cui questi impianti invasivi e inquinanti sono imposti nei territori.

Si gioca sulla terminologia, come pure quando si nominano parole come biogas, biomasse, biometano e impianti fotovoltaici, che non sono altro che grandi impianti sproporzionati rispetto alla capacità di rigenerazione dei territori in cui vengono realizzati. Grandi impatti inquinanti che trattano l’ambiente circostante come una bad company delle speculazioni finanziarie in cui si scaricano passività e debiti: allo stesso modo, negli ecosistemi che ospitano queste strutture “bio” vengono scaricate le scorie che questo tipo di impianti generano per loro specifica conformazione.

SONO 11 GLI IMPIANTI SEVESO A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE

Qualche impianto in meno alla provincia di Roma e molti di più rispetto alle provincie di Rieti e Viterbo. Rispetto a Frosinone, in provincia di Latina sono molto più numerosi gli impianti di soglia alta se messi a confronto con quelli di soglia inferiore.

Nell’ambito della normativa ambientale il termine “rischio di incidente rilevante” indica la probabilità che da un impianto industriale che utilizza determinate sostanze pericolose derivi, a causa di fenomeni incontrollati, un incendio o un’esplosione che dia luogo ad un pericolo per la salute umana e/o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento.

SOGLIA SUPERIORE
ApriliaABBVIE s.r.l.Produzione di prodotti farmaceutici
ApriliaISAGRO S.p.A.Produzione e stoccaggio di pesticidi, biocidi e fungicidi
ApriliaRECORDATI – Industria Chimica e Farmaceutica SPAImpianti chimici
Cisterna di LatinaNalco Italiana Manufacturing S.r.l.Impianti chimici
GaetaENI S.p.A. Refining & Marketing and Chemicals – Area HUB CentroStoccaggio di combustibili (anche per il riscaldamento, la vendita al dettaglio ecc.)
Latina LANXESS Solutions Italy S.r.l., Stabilimento di Latina (ex CHEMTURA ITALY SRL) Produzione di sostanze chimiche organiche di base
PontiniaENERGAS S.p.A. – Deposito GPL di PontiniaProduzione, imbottigliamento e distribuzione all’ingrosso di gas di petrolio liquefatto (GPL)
SermonetaAutogas Centro Srl – SermonetaStoccaggio di GPL
SermonetaCorden Pharma Latina SpaImpianti chimici
SOGLIA INFERIORE
FondiBT AGROSERVIZI SRLProduzione e stoccaggio di pesticidi, biocidi e funghicidi
FondiSIS spa – SIS FondiStoccaggio e distribuzione all’ingrosso e al dettaglio (ad esclusione del GPL)

TUTTA LA PROVINCIA HA CONFERITO PER DECENNI A B.GO MONTELLO

La quella di Borgo Montello a Latina è la quarta discarica italiana per estensione e molte sono le vicende ad essa collegate, come la recente fiammata di interesse del gruppo Cerroni di mettere a frutto le quote acquistate due anni fa dal fallimento di LatinAmbiente, la società comunale che gestiva l’igiene urbana e la raccolta differenziata nel capoluogo pontino. Quote, tra l’altro, “scippate” ad Altissimi, imprenditore che nell’apriliano porta avanti attività nell’ambito del business dei rifiuti.

Il magnate romano ha speso due milioni e mezzo di euro e ora chiede che le istituzioni locali permettano la messa a frutto di questa speculazione, pur “dimenticando” che prima di qualsiasi nuova attività va fatta la messa in sicurezza e bonifica del sito e i fondi per queste operazioni obbligatorie dovrebbero trovarsi nelle “pance” di Ecoambiente (la società riconducibile a Cerroni) e di Indeco, l’altra impresa che gestiva gli invasi di Borgo Montello, dove venivano abbancati i rifiuti di tutta la provincia di Latina più quelli dei comuni di Nettuno e Anzio.

DUE CENTRALI NUCLEARI COINVOLGONO LA PROVINCIA DI LATINA

Una a Borgo Sabotino vicino Latina e l’altra al di là del Garigliano, ma pur sempre contigua ai comuni pontini confinanti di Minturno e Castelforte. Due impianti dove si produceva energia elettrica dalla scissione di atomi di radionuclidi, ex centrali di cui si parla sempre troppo poco proporzionalmente all’impatto che hanno avuto e che continuano ad avere sul territorio.

Promesse di green field, cioè campo completamente bonificato, previste per il 2035 a Latina e nel 2025 al Garigliano, a patto che entro il 2020 sia trovato e realizzato il sito in cui edificare il Deposito Nazionale per le scorie nucleari. 

Nel frattempo, le attività di decommissioning da parte della Sogin Società Gestione Impianti Nucleari) è la società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani è stata davvero risibile, avendo compiuto piccoli passi nella disattivazione dei due siti citati (ma anche negli altri presenti sul suolo italiano).

Collegato alla ex centrale nucleare di Borgo Sabotino c’è anche la questione di inquinamento della falda che passa lì sotto con cloruro di vinile, un composto organico clorurato che potrebbe essere frutto della degradazione di altri inquinanti sempre di origine industriale. Sull’Albo Pretorio del Comune di Latina non sono apparsi più aggiornamenti sull’eventuale ritiro del divieto di attingimento dell’acqua da parte dei numerosi residenti nelle aree limitrofe alla ex centrale nucleare. Silenziose anche l’Arpa Lazio e l’ASL di Latina.

In test in vitro e in vivo, il cloruro di vinile induce mutazioni e aberrazioni cromosomiche. Effetti sull’uomo. Gli effetti dell’esposizione cronica per via inalatoria comprendono: il fenomeno di Raynaud, una dolorosa alterazione vasospastica delle mani; pseudosclerodermia. C’è sufficiente evidenza di cancerogenicità del cloruro di vinile per l’uomo, che deriva principalmente da studi su popolazioni di lavoratori dell’industria esposti ad elevate concentrazioni per via inalatoria; di conseguenza lo IARC lo ha classificato nel gruppo 1 (cancerogeno per l’uomo). Studi epidemiologici su lavoratori impiegati nelle industrie di produzione del PVC hanno dimostrato una chiara correlazione tra esposizione e tumori del fegato, angiosarcomi e carcinomi epatocellulari” (fonte Ministero della Salute).

Stabilimento ex Mira Lanza sull’Appia tra Pontinia e Terracina

Altra falda inquinata per cui al Tribunale di Latina è in corso un processo per “Adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari”, è quella che ha avuto la cattiva sorte di trovarsi nel luogo in cui si trovava da millenni sul quale è stata poi realizzata la discarica di Borgo Montello.

STABILIMENTI CHIUSI MAI BONIFICATI

Lo stesso silenzio su siti industriali abbandonati come la Pozzi Ginori all’ingresso nord di Latina o quello della ex Mira Lanza che ogni automobilista in transito sull’Appia, tra Pontinia e Terracina, vede lato monti.

Quel sito, come tanti altri, in cui sono stati seppelliti rifiuti industriali ma di cui nessuno si è mai occupato nonostante la provincia sia una fiorente ed estesa area agricola che produce gli alimenti che tutti mangiamo.

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