PROGETTO LA COGNA, SOPRINTENDENZA DICE NO: BONIFICA SÌ, DISCARICA IMPOSSIBILE

Aprilia, discarica di Via Savuto, località La Cogna
Aprilia, discarica di Via Savuto, località La Cogna

Progetto bonifica/discarica a La Cogna: anche la Soprintendenza deposita in sede di Conferenza dei Servizi il suo parere negativo

La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio „per le province di Frosinone e Latina ha espresso il suo parere di diniego nell’ambito della procedura di Valutazione d’impatto ambientale al progetto della Paguro srl, la società controllata dal gruppo di Fabio Altissimi. Proprio ieri 13 maggio, peraltro, la conferenza dei servizi che avrebbe dovuto riunirsi il 17 maggio è stata riprogrammata al 15 giugno in seguito alla richiesta di posticipazione della data da parte della Paguro srl.

Tornando al diniego della Soprintendenza, si tratta del secondo parere negativo dopo quello piuttosto netto dell’Arpa Lazio.

L’ente deputato a valutare la bontà o meno del progetto ha stabilito chiaramente che il progetto non sia conforme alle disposizioni normative richiamate e non compatibile con il contesto di riferimento. Inoltre ha chiarito che per superare il dissenso del parere “sarà presa in esame una nuova localizzazione dell’intervento, nonché la predisposizione di un piano di recupero e di bonifica ambientale del territorio interessato”, solo “con la finalità della restituzione dello stesso alla sua condizione di territorio naturale ed agrario“. Insomma, sì alla bonifica ma niente discarica, come invece ha interesse di realizzare la Paguro srl.

Per la Soprintendenza l’area nell’ex cava a La Cogna “conserva caratteri tipici del paesaggio naturale ed agrario, con l’alternarsi di zone coltivate di tipo collinare e semi collinare e intersecate dal passaggio di fossi e scarsamente abitate. I caratteri tipici di tale territorio sono costituiti da residui di aree boscate e naturali, prevalentemente lungo i corsi d’acqua, e aree destinate all’agricoltura e al pascolo degli animali. Nelle aree immediatamente adiacenti alle zone interessate dall’intervento è presente un edificato sparso e inframmezzato da aree verdi residuali, le quali comunque costituiscono ‘un elemento caratterizzante e che qualifica positivamente il paesaggio“.

“La vocazione del territorio preso in esame – continua la Soprintendenza – appare pertanto, sia sotto l’aspetto normativo, sia sotto l’aspetto della compatibilità paesaggistica in assoluto contrasto con l’intervento previsto, anche considerate le qualità paesaggistiche del sito e del territorio circostante che devono prevedere la riqualificazione ambientale e paesaggistica come intervento primario, e non subordinato ad altri usi del suolo. I criteri di mitigazione e di inserimento ambientale previsti non appaiono in linea con la natura e la vocazione del sito in esame, che dovrebbe essere pertanto liberato e bonificato da qualunque intervento incongruo compiuto nel corso degli anni, riqualificato e restituito alla sua vocazione originaria“.

Inoltre, specifica l’Ente, le aree oggetto di intervento ricadono, in parte, in aree vincolate ai sensi di legge e, in parte, in aree soggette a vincolo relativo ai corsi d’acqua pubblica e, ancora, in parte, ricadenti in area boscata. Tutti vincoli che appaiono insormontabili.

Le Norme tecniche d’attuazione del PTPR vigente – conclude la Soprintendenza – indicano per il “paesaggio naturale” e per il “paesaggio naturale di continuità” come fattore di rischio ed elemento di vulnerabilità del paesaggio la presenza di “attività estrattive, discariche e depositi a cielo aperto”, e prevedono, come obiettivo di tutela, il “mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie del paesaggio naturale”. Per quanto riguarda il “paesaggio agrario di rilevante valore” , è comunque ricompresa come fattore di rischio ed elemento di vulnerabilità del paesaggio la presenza di “modificazioni dell’assetto fondiario, agricolo e colturale”, così come “l’intrusione di elementi estranei ed incongrui con i caratteri peculiari compositivi, percettivi e simbolici quali discariche e depositi“, e prevede, come obiettivo di tutela, la “riqualificazione delle caratteristiche dei paesaggi a rischio di degrado mediante (…) i modi di utilizzazione del suolo compatibili, con la protezione del paesaggio agricolo“.

Se si vuole, un parere ancora più definitivo di quell’Agenzia regionale che si dedica all’ambiente.

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