PORTO TURISTICO DI FORMIA: CORTE DEI CONTI ARCHIVIA IL DANNO ERARIALE DA OLTRE 3 MILIONI

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Porto turistico “Marina di Cicerone” a Formia: dopo la messa in mora da parte della Giunta, era stata chiusa l’indagine per i quattro dipendenti del Comune. Indagati dalla Corte dei Conti, arriva l’archiviazione per la mancata realizzazione dell’infrastruttura

La Corte dei Conti ha deciso di archiviare il procedimento contabile a carico di quattro dipendenti, all’epoca dei fatti in servizio al Comune di Formia, per la mancata realizzazione del porto turistico di Formia.

Ad essere stati raggiunti dall’avviso di conclusione indagini ad agosto 2022, due ex dirigenti del settore Urbanistica del Comune e due Responsabili unici del procedimento: Sisto AstaritaStefania Della Notte, ora in carica con la stessa funzione al Comune di Gaeta (indagata nell’affaire Ex Stazione), Roberto Guratti (che aveva ruolo di Rup) e il supporto al Rup Filippo Gionta. Tutte e quattro le loro posizione sono state archiviate dalla Corte dei Conti.

La Procura regione della Corte dei Conti del Lazio contestava loro il danno erariale da oltre tre milioni di euro. Si tratta, come detto, dell’annosa questione riferibile alla mancata realizzazione del porto turistico di Formia per cui la magistratura contabile e la Guardia di Finanza contestavano un danno erariale da 3 milioni e 652mila euro.

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Al contempo per i quattro dipendente era arrivata anche la messa in mora del Comune di Formia con specifica missiva firmata dal Sindaco Gianluca Taddeo.

Il Comune di Formia aveva già accolto la proposta conciliativa “suggerita” dal Giudice del Tribunale di Cassino Pierluigi Tonnara per una transazione di 500mila euro con la Marina di Cicerone Spa, la società che avrebbe dovuto realizzare il porto, composta dal gruppo Ranucci Partecipazioni e Finanziaria di Roma al 50 percento (che fa riferimento a Raffaele Ranucci, nato a Formia, senatore dal 2008 al 2013 poi escluso dal Pd alle elezioni del 2018, e che nel 2016 ha donato al Comune di Formia una proprietà prospiciente l’area dove sarebbe dovuto sorgere il porto di grande pregio archeologico), da Impresa Pietro Cidonio di Roma al 40 percento e dalla Sacen srl di Napoli al 10 percento.

L’opera del porto turistico in project financing, inserita nell’elenco dei lavori dal Comune nel lontano 2002, avrebbe dovuto ospitare circa 620 imbarcazioni, dai 12 ai 70 metri: Formia sarebbe diventata uno dei principali snodi marittimi per la nautica da diporto dell’intero Mediterraneo.

La proposta del Gruppo Ranucci fu dichiarata dall’ente comunale di pubblico interesse nel 2004. Sette anni dopo, nel 2011, il Comune approvò, dopo complessa istruttoria, il cosiddetto progetto di finanza della Marina di Cicerone spa. Da lì ne seguirono altri passaggi come la valutazione ambientale strategica presso la Regione Lazio, fino al 2016 anno nel quale la Marina di Cicerone comunicò che a causa del tempo trascorso “si era concretato uno squilibrio economico-finanziario dell’investimento derivante pure dal mutamento dello scenario economico generale e dall’aumento dei costi dell’opera“. Una notazione del privato respinta dal Comune poco dopo.

Al che, la società privata sostenne che il tempo trascorso aveva fatto lievitare il contributo pubblico: occorrevano infatti 72 milioni di euro. Richiesta irricevibile da parte del Comune che la respinse, continuando a chiedere il rapporto ambientale dell’opera. Un rapporto che arrivò insieme al fatto che la Marina di Cicerone spa continuava a sostenere che non vi erano più le condizioni economiche per la realizzazione del porto.

Nel 2019 quando la Spa fa causa al Comune per inadempimento chiedendo i 500mila già versati più il risarcimento di più di 3 milioni di euro (3.029.450.46). Alla fine, Comune soccombente e “suggerimento” del Tribunale a restituire alla Marina di Cicerone il mezzo milione. E il 27 gennaio, la Giunta Taddeo dà mandato al Sindaco di transigere e pagare al privato 500 mila euro e si cautela a tutela dell’Ente nei confronti dei soggetti cui era attribuita la competenza del procedimento.

Ecco perché l’Avvocatura comunale aveva trasmesso alla Procura Regionale della Corte dei Conti il provvedimento della Giunta insieme all’atto di intimazione e messa in mora dei quattro dipendenti per il recupero dei soldi “per non aver posto in essere tutti gli adempimenti amministrativi e le azioni necessarie alla conclusione del procedimento di valutazione ambientale strategica da parte della Regione Lazio”.

Ora, la Corte dei Conti ha cancellato tutto.

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