Interdizione della spiaggia di “Chiaia di Luna”: archiviato il danno erariale di circa un milione e trecento mila euro
Si è concluso con un’archiviazione il procedimento della Corte dei Conti che contestava un danno erariale di 1.300.000 euro, per la mancata riapertura della spiaggia Chiaia di Luna, alle passate amministrazioni comunali di Ponza guidate dagli ex Sindaci Piero Vigorelli e Francesco Ferraiuolo.
L’indagine eseguita dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Formia, coadiuvata dalla locale Tenenza di Ponza, sotto la direzione del Vice Procuratore della Corte dei Conti Massimo Perin, aveva ipotizzato il pregiudizio erariale sia nella forma del danno emergente, pari a 1.130.000 euro, derivante dal costo dell’intervento limitatamente al periodo dell’utilità sperata per inutilizzo del bene, sia nella forma del lucro cessante, pari a 140.000 euro circa, per il mancato conseguimento di proventi che l’apertura dell’arenile avrebbe generato, con il rilascio di concessioni e/o autorizzazioni per l’utilizzo delle relative aree demaniali marittime.
A dicembre 2021, gli inquirenti ritenevano vi fosse stata superficialità con cui le amministrazioni comunali succedutesi nel tempo, a far data dal 2011 al 2021, avevno affrontato il delicato problema dell’apertura dell’arenile, “gestendo la vicenda in maniera non inappropriata – recitava una nota della Finanza – in quanto, malgrado la spiaggia sia stata ritenuta pubblicamente fruibile dagli organi tecnici competenti, le stesse hanno tuttavia omesso di attuare qualsivoglia valida iniziativa finalizzata all’apertura della stessa“. Per la Procura della. Corte dei Conti non vi erano dubbi tanto è che, nell’ambito dell’inaugurazione dell’anno giudiziario avvenuta a marzo scorso, il caso fu inserita nella Relazione del Procuratore regionale Pio Silvestri.
Lunedì 22 agosto, invece, come ricorda con una nota l’ex Sindaco Piero Vigorelli, “i presunti colpevoli del danno erariale hanno ricevuto notifica che il procedimento a loro carico era stato archiviato“.
L’archiviazione è intervenuta “in quanto non sono emersi elementi idonei a comprovare utilmente in sede di giudizio la sussistenza di irregolarità amministrative e/o condotte anti doverose“. Il procedimento era iniziato, come detto, ai primi di dicembre 2021, quando l’ex Sindaco di Ponza (2012-2017), il giornalista Piero Vigorelli, l’ex Commissario Prefettizio (settembre 2011-maggio 2012) Agata Iadicicco, l’ex dirigente comunale dei Lavori Pubblici Antonino Feola detto Bixio e l’ex vicesindaco Giosuè Coppa (poi deceduto), si erano visti contestare il suddetto danno erariale.
Sulla falesia di Chiaia di Luna – sosteneva la Corte – c’erano stati interventi di mitigazione del rischio (apposizione di reti) finanziati dal Ministero dell’Ambiente. Il collaudo e i certificati di agibilità indicavano che la spiaggia poteva essere aperta e fruibile al pubblico. L’ex Sindaco Rosario Porzio, sulla base di quelle certificazioni, con un’ordinanza sindacale aveva riaperto la spiaggia per alcuni giorni a fine luglio 2011. Ma nel novembre 2011 il Commissario Prefettizio, d’intesa con il dirigente dei Lavori Pubblici, aveva richiuso la spiaggia per motivi di sicurezza. Decisione confermata dal sindaco Vigorelli nel luglio 2012 e tuttora in vigore con i suoi due successori alla carica.
È stato fin troppo agevole a Piero Vigorelli e agli altri due indagati – spiega oggi, 24 agosto, una nota diffusa dallo stesso ex Sindaco – poter dimostrare che l’apposizione delle reti non eliminava il rischio frane, che il collaudo e i certificati di agibilità erano stati redatti dai consulenti della ditta che aveva eseguito i lavori e che quindi erano parte in causa. Del resto, recita il proverbio, “Non si chiede all’oste se il suo vino è buono”.
“Ma soprattutto – continua la nota di Vigorelli -, la tesi principale della Corte dei Conti era che l’Autorità di Bacino e il PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) fossero semplici attività di pianificazione. Quindi, era nella piena disponibilità del Sindaco emanare un’ordinanza di apertura della spiaggia, non essendo questa subordinata all’autorizzazione preventiva del PAI. Al contrario, ha contestato Piero Vigorelli nella sua memoria difensiva insieme con l’Avv. Giacomo Mignano, ben tre leggi intervenute nel tempo (1989, 1996 e 2006) hanno stabilito che “le disposizioni del Piano di Bacino approvato hanno carattere immediatamente vincolante per le Amministrazioni e gli Enti Pubblici“.
“Di conseguenza, se il PAI ha classificato un’area ad alto rischio, soltanto il PAI può stabilire se eventuali opere hanno cancellato il rischio in modo definitivo e duraturo. In assenza di ciò, un’ordinanza sindacale di riapertura della spiaggia è un atto illegittimo e temerario. Infatti, nel malaugurato caso di un incidente in spiaggia, il Sindaco ne risponde penalmente e civilmente. Se danno erariale c’è stato, questo è avvenuto con gli interventi di apposizione delle reti risultati del tutto insufficienti se non addirittura inutili, come il PAI ha documentato negando per ben tre volte al Sindaco Vigorelli la deperimetrazione del rischio a Chiaia di Luna”.
“Dispiace – prosegue Vigorelli – che queste considerazioni lapalissiane non siano state oggetto di attenta riflessione nella fase istruttoria da parte delle Forze dell’Ordine e della Procura della Corte dei Conti, che hanno dato inizio a un procedimento che si è rivelato essere un clamoroso abbaglio. A conclusione di questa spiacevole e deprecabile vicenda, può essere un eccellente monito quanto affermato dal Procuratore Generale della Corte dei Conti, il Dott. Tommaso Miele, che proprio all’inaugurazione dell’anno giudiziario nel marzo 2022, aveva affermato che “il giudice giammai deve porsi nei confronti dell’indagato con l’alterigia del migliore”. E aveva opportunamente aggiunto che dietro le carte di un procedimento ci sono persone e famiglie, che il tempo che scorre è già una condanna, specie se l’indagato viene sottoposto a una micidiale macchina del fango”.
“È esattamente quello che è capitato a Piero Vigorelli, ad Agata Iadicicco e ad Antonino Feola – conclude la nota -: la loro posizione è stata giustamente archiviata dopo nove mesi. Ma i nove mesi di trepidazione in ambito familiare e di gogna mediatica non si possono cancellare”.