PER 12 ANNI LA CASA OCCUPATA DAI DI SILVIO AL NICOLOSI: I CARABINIERI LA SEQUESTRANO PER RESTITUIRLA AL PROPRIETARIO

Un incubo durato 12 lunghi anni: la casa occupata da uno dei Di Silvio nel quartiere Nicolosi, i Carabinieri gliela restituiscono

Oggi, 10 novembre, i Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Latina, guidati dal tenente colonnello Antonio De Lise, hanno notificato un decreto di sequestro preventivo disposto dal sostituto procuratore di Latina, Giuseppe Miliano, ai danni di una 29enne pontina, ritenuta gravemente indiziata di aver violato il domicilio di una privata abitazione nel quartiere Nicolosi, occupandola con il proprio nucleo familiare contro la volontà del legittimo proprietario

La donna, che occupava la casa in piazzale Gorizia, nello storico e problematico quartiere Nicolosi, viveva con i due bambini ed è legata al 33enne Carmine Di Silvio, figlio di Antonio Di Silvio detto “Cavallo”, noto pregiudicato e persino vittima di un attentato a maggio 2022 proprio all’interno del quartiere Nicolosi: l’autore dell’attentato, Angelo Sinisi, debitore di “Cavallo”, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi in primo grado con l’abbreviato.

Il 33enne Carmine Di Silvio, peraltro, è stato recentemente arrestato dagli stessi Carabinieri con l’accusa di aver derubato un’auto, aggredendo un uomo per strada; successivamente il giudice per le indagini preliminari non ha convalidato l’arresto perché non riconoscibile nella foto portata come prova d’accusa.

Carmine Di Silvio

Tornando al sequestro odierno, si tratta di una vera e propria liberazione per un uomo, legittimo proprietario della casa, che, dopo 12 anni, ha visto la luce, grazie ai Carabinieri che hanno raccolto la sua denuncia una decina di giorni fa e immediatamente, in tempi record, si sono messi in moto per ristabilire una situazione arrivata fuori limite. Per tanti anni, l’uomo, un padre di famiglia di Latina, aveva avuto paura a denunciare proprio perché sapeva che la donna che occupava era legata ai Di Silvio; poi, per un episodio quasi fortuito, la situazione si è sbloccata. La vittima dell’abuso, infatti, per una casualità, ha avuto modo di relazionarsi con i Carabinieri mentre erano impegnati in uno dei servizi straordinari messi in atto presso il quartiere. Sono stati gli stessi militari dell’Arma a convincere l’uomo a denunciare la vicenda e da lì è partito tutto.

L’attività di indagine ha consentito di dimostrare come la donna, legata a Carmine Di Silvio, avesse occupato furtivamente l’abitazione del reale proprietario contro la sua volontà e lasciando a quest’ultimo, per timore di conseguenze personali, anche l’incombenza di provvedere agli oneri condominiali e delle relative utenze abitative. Quando i Carabinieri si sono recati presso l’abitazione hanno trovato lo stesso Carmine Di Silvio.

Un fatto collaterale è che la donna, al momento, si trova nella posizione di essere anche parte offesa, in un processo per maltrattamenti, in cui è imputato proprio il compagno Di Silvio. Durante il processo, la donna ha detto il falso tentando di scagionare il compagno e ora risulta anche imputata per falsa testimonianza.

Il provvedimento disposto dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario. Nel corso degli anni, il titolare aveva tentato la via della causa civile senza ottenere risultati. Ora la fine dell’incubo, nonostante all’interno della casa gli arredi siano danneggiati e la porta d’ingresso malmessa.

UNA CASA GIÀ NOTA – A marzo 2021, la Polizia aveva sequestrato in casa di “Cavallo” un sistema di video-sorveglianza con cui l’uomo controllava l’esterno dell’abitazione nel mezzo del quartiere di fondazione. Segno che l’uomo temesse qualche attacco. L’uomo aveva creato in cucina una vera e propria sala di controllo, dalla quale con un monitor e un videoregistratore era in grado di controllare quanto accadeva fuori, così facendo sorvegliava le persone in transito nonché le Forze di Polizia. Nella stessa abitazione, sempre durante i controlli avvenuti a marzo 2021, i poliziotti avevano arrestato due familiari dell’uomo per reati concernenti gli stupefacenti: il nipote omonimo Antonio Di Silvio e la moglie di quest’ultimo Stefania De Silvio. “Cavallo” era stato denunciato all’autorità giudiziaria mentre tutto il materiale è stato posto in sequestro.

Già nel 2015, a subire un attentato incendiario fu il figlio di “Cavallo”, Carmine Di Silvio, proprio sul pianerottolo della sua abitazione al Nicolosi.

A spiegare la causa, il movente e la mano dell’attentato è stato collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto in uno dei verbali resi all’Antimafia da quando ha scelto di collaborare con lo Stato (ossia dal 2021). Pradissitto, genero di Ferdinando “Furt” Ciarelli, ha parlato di quell’episodio al Nicolosi “de relato”, in quanto a spiegargli la circostanza sarebbe stato l’autore dell’attentato stesso: Davide Tomassini, giovane vicino ai Travali e al fratello di questi Alessandro Anzovino.

Da premettere che la zona del Nicolosi è stata da sempre terreno da caccia per i clan che si sono susseguiti nel controllo della più grande piazza di spaccio a Latina, mettendo sotto regime i pusher nordafricani. Prima i Travali e poi i Di Silvio capeggiati da “Lallà” hanno messo le tende e monopolizzato lo spaccio nell’area.

Pradissitto, riportando quando gli avrebbe detto Tomassini, ha spiegato che: “I Travali avevano costituito una piazza di spaccio nell’area di Santa Maria Goretti. Davide Tomassini chiamato Davidone in un periodo era detenuto con me e Pupetto Di Silvio a Latina. Una volta abbiamo letto le lettere che gli mandava Angelo Travali in carcere. Pupetto Di Silvio picchiò selvaggiamente Tomassini per fargli dire che rapporti aveva con i Travali. Tomassini dopo essere stato picchiato per 4 o 5 ore disse che era stato mandato da Angelo Travali detto Palletta a bruciare la casa di Antonio Di Silvio detto Cavallo che aveva un appartamentino nell’area di Santa Maria Goretti. La ragione del viaggio punitiva era dovuta al fatto che Di Silvio Antonio spacciava nella stessa zona dove spacciava la sorella Valentina Travali e loro non volevano poiché stavano prendendo sempre più potere. La casa é stata effettivamente incendiata poiché Antonio Di Silvio e il figlio si salvarono per miracolo. Il lavoro fu fatto bene da Tomassini. Il periodo era la fine del 2015. Valentina Travali lavorava per i fratelli in quel periodo, era intranea al gruppo. Questa informazione l’ho saputa dallo stesso Tomassini”.

Articolo precedente

KARIBU-AID, LA TESTIMONIANZA DELL’IMMIGRATO: “NON CI PAGAVANO, MENTRE LADY SOUMAHORO ERA SEMPRE ELEGANTE”

Articolo successivo

DUE AREE PARCHEGGIO A LATINA, LA PROPOSTA DISCUSSA IN COMMISSIONE

Ultime da Cronaca