PALAZZINE EX CORAFA: IN SEI RISCHIANO IL PROCESSO

Abusi e violazione nei cantieri delle due palazzine in costruzione alla ex Corafa di Terracina: chiusa l’inchiesta

È arrivato l’avviso di conclusioni indagini per i contestati abuso edilizio e reati ambientali in ordine alla realizzazione delle due palazzine sequestrate l’anno scorso. Si tratta della cosiddetta ex Corafa di Terracina per cui, a maggio 2022, la Guardia di Finanza di Gaeta-Sezione Operativa Navale pose i sigilli, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

I cantieri si trovano su via Appia, all’incrocio con via Napoli, dove sono sono state costruite le due palazzine dalla C.D.G. Immobiliare in base alla legge sulla rigenerazione urbana.

La C.D.G. Immobiliare appartiene per metà ad Aniello Galeotafiore e per l’altra a Nunzio Di Maio. Galeotafiore risultava indagato come responsabile dei lavori di costruzione delle due palazzine (in tutto una sessantina di appartamenti). L’ipotesi investigativa è che le volumetrie utilizzate fossero eccessive rispetto alle norme sulla rigenerazione urbana. Risultavano Indagati anche il progettista Bartolomeo Gaelotafiore e il capo cantiere nonché titolare della impresa esecutrice M.G. srls Giuseppe Moccia.

In realtà, secondo l’avviso di conclusione indagini disposto dal sostituto procuratore Giuseppe Bontempo, risultano indagati oltreché a Nunzio Di Maio, Aniello e Bartolomeo Galetofiore, la rappresentante legale della M.G. srls Roberta Borzacchiello e anche i due tecnici del Comune di Terracina: Claudia Romagna e Roberto Biasini entrambi coinvolti nel processo che vede al centro della vicenda l’ex Pro Infantia.

Secondo l’accusa, nel corso delle attività finalizzate al Controllo Economico del Territorio, le Fiamme Gialle Aeronavali della Sezione Operativa Navale di Gaeta hanno individuato, all’interno di una vasta area di complessivi 5.000 mq, 2 palazzine in fase di costruzione, realizzate in base alla normativa sulla rigenerazione urbana, che a seguito di ulteriori accertamenti, sono risultate non in regola con i previsti titoli autorizzativi.

L’attività investigativa – spiegava una nota dell’anno scorso – ha permesso ai militari operanti, di acquisire documenti di interesse operativo presso gli Uffici preposti per territorio, dai quali è stato possibile risalire ad alcune difformità progettuali quali, ad esempio, l’altezza degli edifici. Infatti le norme di attuazione del P.R.G. (Piano Regolatore Generale) prevedono che, per l’area in cui sono realizzate le due unità immobiliari, le altezze massime degli edifici siano di 11,50 m. e rispettino, al massimo, la previsione di tre piani fuori terra. Ebbene, al momento del sopralluogo, i militari del Corpo hanno riscontrato che l’altezza delle palazzine edificate era pari a 21 m. e che le medesime erano composte da 7 piani fuori terra, risultando quindi quasi il doppio dell’altezza autorizzata ed oltre il doppio dei piani previsti per legge. Le difformità, che hanno interessato entrambe le palazzine, riguardano nel complesso 64 unità abitative che una volta completate sarebbero state proposte per la vendita ad un valore medio stimato in 250.000 euro cadauna, per complessivi 16 milioni di euro.

A fine giugno scorso, peraltro, le due palazzine che dovrebbero dare vita a 64 appartamenti a Terracina sono state parzialmente dissequestrate. Un dissequestro finalizzato solo alla demolizione, da parte della ditta privata, dei due piani in più realizzati senza rispettare al normativa.

Ora, i sei indagati avranno venti giorni di tempo per presentare una memoria o chiedere di farsi interrogare dall’autorità giudiziaria.

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