Protezione, attacchinaggio e voti, era tutto un pacchetto quello che secondo la Procura/DDA di Roma l’imprenditore dei rifiuti Raffaele Del Prete comprava da Agostino Riccardo per l’elezione dell’attuale europarlamentare Matteo Adinolfi come consigliere comunale nel 2016
È nelle motivazioni delle misure cautelari agli arresti domiciliari per Raffaele Del Prete ed Emanuele Forzan (attuale responsabile Comunicazione in Regione Lazio per la Lega e commissario del partito a Sezze) che si comprendono le ragioni per cui le elezioni amministrative prossime saranno ancora al centro delle attenzioni.
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Il Gip del Tribunale di Roma Bernadette Nicotra motiva infatti le due misure restrittive col fatto che l’imprenditore di origine campana a cui sono riconducibili le due ditte Del Prete Srl, con sede legale nella roccaforte dell’ala dei Silvio a Gionchetto (Via Moncenisio), e Del Prete Waste Recycling srl, possa reiterare il reato di voto di scambio politico-mafioso (di cui è accusato). Le prossime elezioni amministrative 2021 in vari Comuni della provincia, tra cui Latina, per il Gip di Roma, rendono “altamente probabile che Raffaele Del Prete, anche in questa tornata elettorale, non esiterà nell’adoperarsi per procacciare i voti al/ai candidato/i da lui sponsorizzato/i attraverso il ricorso al collaudato schema del voto di scambio politico/mafioso“.
Medesimo discorso vale per Emanuele Forzan, assunto come dipendente del gruppo della Lega in Regione Lazio, per cui “le imminenti elezioni locali si trasformeranno in un’occasione prossima per reiterare l’accordo corruttivo di scambio di voti, per promuovere il candidato prescelto avvalendosi della forza di intimidazione del Clan Di Silvio o comunque di un uno dei clan egemoni nel territorio pontino“. D’altra parte, per gli inquirenti è Forzam ad aver tenuto i rapporti con Agostino Riccardo in quelle elezioni comunali del 2016 quando Del Prete decise di comprare voti, attacchinaggio e visualizzazione dei manifesti (stesso modus operandi che si contesta nel processo Scheggia, il cui imputato principale è Gina Cetrone) dal Clan di Campo Boario con a capo Armando “Lallà” Di Silvio.
Per entrambi, inoltre, il Gip valuta anche un’ipotesi di inquinamento delle prove poiché ancora devono essere del tutto raccolte al fine di dimostrare il voto di scambio. E in questo lasso temporale rischierebbero di essere compromesse.
Ma c’è di più. Nelle valutazioni della Procura/DDA di Roma avvalorate dal Gip di Roma – i titolari dell’indagine sono i due sostituti Corrado Fasanelli e Luigia Spinelli – si evidenzia di come Raffaele Del Prete, pur essendo incappato in un patteggiamento (3 anni e 2 mesi) dovuto al processo derivante dall’inchiesta dei Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia “Touchdown” (appalti e mazzette al Comune di Cisterna e in Provincia di Latina), non ha smesso di ottenere appalti dalle varie amministrazioni della provincia tramite la Del Prete Srl (la cui sede operativa si trova in Via Codacchio a Sermoneta Scalo) e la Del Prete Waste Recycling srl, i cui proprietari e amministratori sono il padre e la madre. Una condanna per corruzione e turbativa d’asta nel 2018, in soldoni, non gli è valsa l’emarginazione nel lucroso campo degli appalti pubblici della monnezza pontina.
Si tratta di appalti, infatti, per il servizio di igiene urbana nei comuni di Prossedi (2017, per un cifra di oltre 110mila euro), Minturno (2018, per un importo di oltre 363mila euro), Cori (2020, per un importo di quasi 5 milioni di euro), oltreché all’affidamento avvenuto a fine 2020 per il conferimento dei rifiuti da parte del Comune di Gaeta. Quanto alla Del Prete Waste Recycling ci sono due servizi nel Comune di Cori per un cifra intorno a complessivi 70mila euro, più appalti nei comuni di Ciampino e Pomezia rispettivamente da 145mila euro e oltre 2 milioni di euro.
Servizi che, citati dagli inquirenti, testimoniano l’attuale interesse che potrebbe avere Del Prete ad adoperarsi per qualche candidato al fine di avere un punto di riferimento nelle assisi comunali. Che è la ragione per cui, già nell’inchiesta “Touchdown” (partita nel 2015), gli investigatori rilevavano che “se a Latina il candidato finanziato da Del Prete era Matteo Adinolfi, primo degli eletti della lista “Noi con Salvini”, a Terracina il candidato sponsorizzato da Del Prete era Francesco Zicchieri (ex dipendente della Del Prete Recycling srl e amico personale) sempre con la lista “Noi con Salvini, più volte menzionato sia da Riccardo Agostino nelle sue dichiarazioni (ndr: successive all’inchiesta Touchdown) che nel corso delle intercettazioni”. Vale ai dire: gli attuali parlamentare europeo e deputato della Lega di Salvini.
Di questo quadro desolante della democrazia, dove ci sarebbero imprenditori rapaci, factotum che fanno carriera nelle segreterie politiche e criminali che sono molto avvezzi al mercato di voti ed elezioni, spuntano anche dei particolari marginali che, però, confermano un sistema piuttosto cronicizzato.
Siamo alla data del 4 giugno 2016, il giorno dopo si sarebbe votato per eleggere il consiglio comunale di Latina post-Maiettopoli (la Giunta Di Giorgi era caduta un anno prima). In quella circostanza, dopo che da qualche settimana Del Prete e Forzan avevano appaltato la campagna elettorale per Adinolfi al Clan Di Silvio tramite Agostino Riccardo e in subordine a Renato Pugliese (quindi al Clan di Armando Lallà Di Silvio), Raffaele Del Prete riceve nel suo ufficio, considerato dagli inquirenti un vero e proprio mazzettificio (“aveva 150mila euro in un cassetto” – racconta Riccardo mentre riceveva la sua tranche), due personaggi che non possono non essere notati. Si tratta di Silvana Di Silvio e del marito Luca Troiani (pregiudicato). La donna è figlia del capostipite del clan di origine nomade: Antonio detto Baffone. Troiani, essendo cognato di Ferdinando “Il Bello” Di Silvio, l’uomo fatto saltare in aria nel 2003 al Lido di Latina, fu coinvolto nell’intricata vicenda di attentati e fatti oscuri che portarono Fabrizio Marchetto a gambizzarlo prima dell’ammazzamento de “Il Bello”.
Si tratta di personaggi intranei all’ala dei Di Silvio stanziale nel Gionchetto, quella capeggiata da Giuseppe “Romolo” Di Silvio e Costantino “Patatone” Di Silvio (entrambi in carcere per l’omicidio Buonamano nell’ambito della faida criminale del 2010).
Ebbene, Del Prete li riceve entrambi e Silvana Di Silvio, così come emerge dall’ordinanza, fa riferimento al nome di Calvi (Alessandro, candidato sindaco alle Comunali 2016 e attuale consigliere comunale per Forza Italia) in una conversazione “che poi” – si legge nell’atto – “non sarà comprensibile”.
La di Silvio e Troiani, ad ogni modo, vanno da Del Prete per offrire, proprio come ha già fatto Riccardo, un pacchetto di voti. E il riferimento a Calvi, viene evidenziato, in quanto, il 23 maggio 2016, Riccardo aveva avvisato Del Prete di fare in fretta a prendere una decisione per i voti da comprare in “visto che anche Calvi, tramite Bruno Creo (ndr: ex assessore alla Cultura nella Giunta Zaccheo), si era interessato al pacchetto“.
Ad ogni modo, nel proseguo della conversazione, Troiani, Di Silvio e Del Prete concordano il numero di alcune persone che voteranno Adinolfi, promettendo consensi a Pantanaccio, Gionchetto, Via Londra e alla Manzoni. Non tralasciano, peraltro, di parlare neanche di alcuni affari inerenti al mondo della cosiddetta “monnezza” come l’acquisto di plastica da parte di un imprenditore toscano o la sostituzione di un cassone dei rifiuti presso il Centro Morbella.
È poco dopo la conversazione tra i tre – Troiani, Di Silvio e Del Prete – che entra nell’ufficio dell’imprenditore Matteo Adinolfi.
Del Prete: Mattè, lui è Luca
Adinolfi: Salve
Del Prete: ci dà una grande mano, ci dà ‘na mano
Troiani: andiamo ehh, dai che ci proviamo
Del Prete: se so nove so certificati
Troiani: certo
Di Silvio: poi se ci sta qualcuno in più poi te lo facciamo sapere
Troiani: eh poi ce lo metto io dentro, non ti preoccupare, tanto è uguale
Del Prete: …non lo fai tu, lo fa lei
Non appena usciti i coniugi Di Silvio/Troiani, Adinolfi chiede al Del Prete, di cui è commercialista, informazioni sulla donna e sull’uomo chiamato dall’imprenditore “Luca il bombolaro” poiché gestisce tradizionalmente un’attività di bombole a gas al Pantanaccio.
Adinolfi: come si chiama, io lei la conosco mi, chi è?
Del Prete: lei è di Silvio
Adinolfi: per dinci!
Del Prete: eh
Adinolfi: Di Silvio proprio?
Del Prete: sì
Adinolfi: e lui? Come si chiama?
Del Prete: Silvana Di Silvio, Troiani è il bombolaro
Adinolfi: bombolaro che significa
Del Prete: bombolaro
Adinolfi: bombole
Del Prete: eh quello de Pantanaccio, il bombolaro, quello storico, dove vanno
Adinolfi: ti mette le bombole del gas
Del Prete: eh…questi so diciassette (nel frattempo Raffaele sta contando)
Adinolfi: non sembra una Di Silvio
Del Prete: come no…qua questi altri dodici, qua ci metto quantuno certificati (si riferisce ai voti)…Ciarla (ndr: un altro uomo che si ere interessato alla campagna elettorale di Adinolfi) quanti te ne porta?
Adinolfi: lui dice ‘na quarantina
Del Prete: ‘na quarantina dice? Io metto trenta
Adinolfi: li dicevanooo, quando hanno portato il figlio erano otto/dieci
E, sempre nell’ordinanza, a confermare che Del Prete fosse interessato a far sì che la lista “Noi con Salvini” ottenesse consenso, c’è anche un episodio in cui l’imprenditore parla con un altro candidato: si tratta di Fabio Tontini, ex consigliere comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia nella consiliatura precedente alle elezioni del 2016 (quella della Giunta Di Giorgi/Maietta). Addirittura, in questo caso, Del Prete avrebbe contrattato voti con il padre di Agostino Riccardo.
In sostanza, pur evidente una certa ingenuità di Adinolfi, pare che il partito di Salvini a Latina, nel 2016, avesse più di un rapporto con il mondo della mafia rom. E non mancavano aspetti grotteschi alla vicenda come quanto Renato Pugliese, il primo collaboratore di giustizia, racconta agli inquirenti il 19 maggio 2019: “Avevo il numero di Emanuele Scaglione (ndr: si riferisce in realtà a Forzan, chiamato senza ragioni, come accertato dai detective, con un cognome sbagliato) e gli mandavo le foto dei manifesti. Ridevamo con Gianluca (ndr: Di Silvio, appartenente al Clan di Campo Boario nonché figlio di Lallà) in quanto Salvini andava contro i Casamonica e poi noi zingari facevamo la campagna per la sua lista“.
Il Salvini delle ruspe nei quartieri del Clan zingaro romano il cui partito a Latina si affidava ai loro cugini pontini. Come noto quella campagna elettorale del 2016 a Latina non andò bene per Del Prete in quanto la coalizione di Calandrini candidato sindaco, sostenuta anche da Noi con Salvini, non vinse. Eppure, Del Prete non si perse d’animo e contattò l’attuale Presidente del Pd di Latina Mauro Visari per sapere chi fosse l’assessore all’Ambiente con delega al servizio dei rifiuti nella nuova Giunta Coletta. È lo stesso Visari a dire a Del Prete che con Roberto Lessio, nominato come Assessore nella Giunta Coletta, siamo “proprio amici fraterni”. A conferma di come Del Prete, che si era informato anche della possibile delega ai rifiuti di Zicchieri nel Comune di Terracina, tenesse quasi ossessivamente a individuare possibili riferimenti politici. Anche a personaggi come Lessio che con “questi traffici”, per utilizzare una terminologia mutuata dalle dichiarazioni di Agostino Riccardo in riferimento ad altro contesto, non aveva nulla a che vedere.
Cosi, al telefono, captati dai Carabinieri che indagavano nell’ambito del procedimento denominato “Touchdown”, l’ex consigliere comunale di Latina Mauro Visari e Raffaele Del Prete. Siamo nel luglio 2016.
Del Prete: ee e cosi e cosi. Senti ma quello lì
Visari: sì
Del Prete: nominato all’ambiente era quello che dicevi tu?
Visari: e no e anche addirittura di più
Del Prete: peggio peggio?
Visari: sì
Del Prete: come si chiama?
Visari: nel senso..è Roberto Lessio
Del Prete: Lessio, ma lo conosci?
Visari: assolutamente sì, è proprio siamo proprio amici fraterni
Del Prete: uea
Visari: sì, cioè di più
Del Prete: …pero eh?
Visari: sono più più amico con lui di quello eee…che ti dicevo
Del Prete: eh, allora…
Visari: sono, sono dello stesso gruppo quindi…