Peccato che a prendere il provvedimento sia stata la Provincia di Frosinone nei confronti della MAD di Roccasecca, mentre Coletta e Medici stanno a guardare lo show del rischio di riapertura di Borgo Montello. Anche sulla politica per l’ambiente ormai Frosinone stravince il derby e va in serie A mentre Latina rimane nella bassa classifica delle leghe minori
La Provincia finalmente ha deciso di mettere mano alla situazione della discarica che da tempo preoccupava Sindaco e cittadini. E finalmente ha deciso di intervenire nella maniera più energica possibile. Un grande lavoro da parte dei due enti per proteggere il pubblico da un inquinamento anche solo possibile, emerso dopo anni di tira e molla, campionamenti e dati inizialmente contraddittori. Però alla fine si è arrivati al punto, la Provincia ha emesso la tanto sospirata ordinanza per imporre, entro trenta giorni, le opere di campionamento ed eventualmente anche di bonifica alla gigantesca discarica. La società, una delle più potenti del settore, ha ora trenta giorni di tempo per avviare la caratterizzazione dei luoghi e chiarire una volta per tutte se alcuni livelli di sostanze riscontrate per anni in una quantità eccessiva possano essere dannosi oppure no. Però amici, non fatevi illusioni, non stiamo parlando del Presidente della Provincia, il Dem Carlo Medici (già sindaco di Pontinia, dove trova sicura dimora da oltre un decennio anche la SEP). E non stiamo parlando nemmeno del civico per eccellenza, campione di chiusura della discarica a parole, Damiano Coletta, sindaco della seconda città del Lazio Latina.
No, cari lettori, a prendere questa decisione sono gli amici di Frosinone che non solo ormai si sono allontanati da qualsiasi possibile derby calcistico con stagioni vissute a piene gambe in serie A. Ora, almeno sulla carta, ci surclassano sulle prese di posizione politico-amministrative in materia ambientale. Infatti, dopo anni di richieste da parte del Sindaco di Roccasecca (un comune di 7.400 abitanti, mica “la seconda città del Lazio”, come ampollosamente si ripete sempre), che da anni combatte con arco e frecce contro un super potere industriale, editoriale e finanziario come quello rappresentato dalla MAD di Valter Lozza, ha finalmente ottenuto soddisfazione almeno di un provvedimento importante e perentorio.
Ad emettere l’ordinanza è stato invece la dirigente dell’ufficio ambiente (che si occupa di bonifiche) della Provincia di Frosinone. Per quanto perentorio, legittimamente la società potrà far valere il suo diritto di resistere al provvedimento in sede amministrativa. Ma quanto disposto dalla Provincia di Frosinone nei confronti della MAD e della sua mega-discarica in località Cerreto (a Roccasecca appunto) è quanto più chiaro si possa leggere in una ordinanza. Un iter lungo e complesso, iniziato niente di meno che nel 2013, anno in cui si riscontravano valori da attenzionare a seguito di due sopralluoghi. Alla fine, la Provincia di Frosinone ha ritenuto che: “il sito in parola” (ovvero quello della MAD di Valter Lozza) è “potenzialmente contaminato” per la presenza “di uno o più valori di concentrazione soglia di contaminazione” (CSC) e per tanto “in presenza di una fonte attiva di contaminazione il sito in oggetto costituisce circostanza di elevata pericolosità per la salute umana e per l’ambiente, contribuendo alla progressiva contaminazione di matrici ambientali circostanti”. Vi ricorda qualcosa? Dalle parti di Via Monfalcone, di fronte alla discarica di Borgo Montello (la quarta d’Italia), siamo sicuri di sì: ad ora, l’unica cosa in piedi è un processo per adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari (art.440 c.p.). Mica ordinanze perentorie con la sinergia di enti che vanno tutti dalla stessa parte.
Ora, noi siamo abituati da almeno un ventennio a questa parte che in presenza di questi sospetti i nostri enti si riuniscano (molto raramente e controvoglia) per disquisire sul significato della parola “bonifica”. Invece la Provincia di Frosinone, seppure dopo anni, diffida la società “nella sua duplice veste di proprietaria dell’area e responsabile della potenziale contaminazione” ad “eseguire i necessari interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dello stesso” in un lasso di tempo che resti “entro i trenta giorni dalla notifica della presente ordinanza” (emessa il 6 dicembre). L’atto è già stato inoltrato, oltre che ai destinatari anche alla Prefettura di Frosinone, al Ministero dell’ambiente, alla Regione Lazio, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cassino, al sig. Sindaco di Roccasecca (che la accoglie con gioia, ovviamente), all’Arpa Lazio di Frosinone e all’Asl locale. Aggiungendo che “decorsi i trenta giorni previsti dall’ordinanza, in caso di mancata attuazione degli interventi prescritti si procederà secondo disposizioni normative”. Insomma, chiarito che non si vuole criminalizzare l’attività della MAD di Lozza in nessun modo, si deve precisare che qui ancora non si parla di un inquinamento accertato. Ma di un sospetto che spinge gli enti ad agire con grande prudenza, prima di tutto a tutela della salute pubblica e dell’ambiente. E infatti, il primo provvedimento sarebbe quello di fare una caratterizzazione dei luoghi per poi proseguire, eventualmente, con una bonifica laddove se ne riscontri la necessità.
Per l’Ato di Frosinone è una brutta tegola, perché la società è il principale gestore del settore e tutta questa procedura riguarda il suo quarto bacino (attualmente in esaurimento) mentre ha già chiesto autorizzazioni per il quinto. La presenza di un inquinamento effettivo del quarto potrebbe bloccare tutto l’iter procedurale anche per un ampliamento? Difficile a dirsi, ma ragionevolmente si può pensare che non potendo procedere a nuove autorizzazioni in presenza di inquinamenti anche la Regione, sicuramente, sarà cauta nel prendere decisioni in un’area sottoposta ad accertamenti.
Tuttavia, vista con gli occhi di Latina, questa vicenda ci fa riflettere su quanto sia borderline la situazione di Borgo Montello, sito inquinato in maniera conclamata, sul quale pendono a brevissimo non solo mini-ampliamenti da circa 50mila metri cubi. Ma anche e soprattutto una richiesta di ulteriori 1.4 milioni di metri cubi che si andrebbero ad aggiungere ai circa 8milioni già sversati in un terreno martoriato. Un fatto che, per quanto meritevole di attenzione (sebbene la politica e la stampa locale abbia, salvo rare eccezioni, dato ben poco risalto alla vicenda), sembra infinitamente meno grave di qualsiasi cosa accaduta a Borgo Montello in questi anni. Eppure, sindaci, presidenti di Provincia ed organi di controllo restano silenti, impotenti e capaci solo di proclami sterili mentre i privati di Borgo Montello fanno anche la voce grossa. Per giovedì prossimo l’assessore all’Ambiente del Comune di Latina, Roberto Lessio, ha indetto la conferenza di servizi sull’inquinamento in corso, dichiarando a Il Messaggero che “sarà un appuntamento decisorio”. Staremo a vedere.
A due passi da noi, invece, pare che, seppure con lentezza mostruosa, il mercato dei rifiuti operi con altre regole e altre prassi. E, a ben guardare, non esistono casi di bonifiche in nessuna delle grandi discariche delle provincie laziali e la cosa, in tutti questi anni, non è risultata strana proprio a nessuno.