Operazione Reset, l’associazione mafiosa del Clan Travali: il Comune di Latina si costituirà parte civile nell’udienza preliminare prevista per domani 10 dicembre
C’è attesa per l’udienza preliminare che si terrà presso la il Tribunale di Roma nella giornata di domani 10 dicembre. Dinanzi al Giudice per l’udienza preliminare di Roma Monica Ciancio sarà deciso il destino di 33 indagati per l’inchiesta portata a compimento lo scorso febbraio 2021. 19 le misure di custodia cautelare per droga, estorsioni e persino un omicidio, quello del rimeno Giuroiu, reati con l’aggravante mafiosa con cui è stato delineato, anche grazie ai collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo (un tempo esponenti di due sodalizi), il Clan dei fratelli Travali e Costantino “Cha Cha” Di Silvio. È probabile che alcuni di coloro per cui la Procura/DDA di Roma chiede il processo scelgano di optare per il rito alternativo.
Il rinvio a giudizio è stato chiesto per Angelo Travali detto “Palletta”, classe 1986, Salvatore Travali detto “Bula”, classe 1990, Francesco Viola, classe 1981, Vera Travali moglie di quest’ultimo, Alessandro Zof detto “il topo” classe 1984, George Valeriu Cornici, classe 1974, Luigi Ciarelli, classe 1970, Davide Alicastro, classe 1992, Ermes Pellerani, classe 1984, Cristian Battello, detto “Schizzo”, classe 1988, Fabio Benedetti, classe 1975, Costantino “Cha Cha” Di Silvio classe 1967, Antonio Giovannelli, classe 1978, Giovanni Ciaravino , classe 1983; Silvio Mascetti classe 1971, Alessandro Anzovino detto “Ciba”, classe 1993, Antonio Peluso, classe 1980, Valentina Travali, classe 1987, Antonio Neroni detto Caniggia, Dario Grabrielli detto “Rame”, Mirko Albertini, Angelo Morelli, Matteo Gervasi, Manuel Ranieri, Shara Travali (sorella di Angelo e Salvatore), Giorgia Cervoni, Francesca De Santis, Denis Cristofoli, Franco Della Magna detto Ciccio, Corrado Giuliani, Tonino Bidone, Riccardo Pasini e il poliziotto Carlo Ninnolino. In tutto 33 persone, indagati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, numerose estorsioni aggravate anch’esse dal metodo mafioso ed un omicidio, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa.
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In vista dell’udienza, lo scorso 7 dicembre, la Giunta Coletta ha votato la delibera che dà mandato all’avvocato del Comune Francesco Cavalcanti di costituire l’Ente di Piazza del Popolo come parte civile.
Come si legge nella delibera, gli indagati risultano a vario titolo imputati di condotte che, sempre che confermate, sono lesive sotto più profili degli interessi intestati all’Amministrazione, la quale è pertanto parte offesa dalle azioni dei predetti.
Un Clan, quello di Cha Cha e Travali, che più di tutti gli altri sodalizi presenti sul territorio era inserito nel tessuto sociale di Latina città: una commistione di elementi rom e non rom che per anni, fino agli arresti derivanti dall’operazione Don’t Touch per cui i principali esponenti sono stati condannati all’associazione per delinquere semplice, ha spadroneggiato nel campo degli stupefacenti e delle estorsioni anche a danni di imprese, professionisti e semplici cittadini. Dopo gli arresti di febbraio, come si ricorderà, anche il video-rap confezionato ai Palazzoni di Latina in cui alcuni giovani, tra cui un parente dei Travali e persino la sorella di questi, Valentina (poi condannata per due vicende legate al video stesso), inneggiavano a “Palletta”, “Bula” e “Ciba” Anzovino. Una circostanza che destato allarme in città e eco mediatica anche a livello nazionale.
Secondo la Giunta, “i reati contestati in varia misura incidono in maniera pregiudizievole tanto sulle posizioni giuridiche dell’Ente quale titolare della funzione, quanto sulla collettività, dei quali interessi l’Amministrazione è soggetto esponenziale e rappresentativo.
“La stessa operatività dell’Associazione mafiosa nell’ambito territoriale del Comune di Latina, unitamente ai reati fine contestati – conclude la delibera della Giunta municipale – rappresenta eclatante e grave danno alla sua immagine, anche per il clamore mediatico, quindi per la diffusività che i fatti contestati hanno avuto e suscitato. Le condotte per le quali si procede, per pervasività, hanno minato l’ordinato assetto ed il regolare svolgimento della vita sociale nel territorio di competenza dell’Amministrazione Civica di Latina, quindi la libertà di autodeterminazione dei soggetti giuridici che ivi insistono“.