OPERAZIONE NICO: INDAGINE CHIUSA PER IL TERZA RAMO DEI DI SILVIO, DDA PRONTA A CHIEDERE IL RINVIO A GIUDIZIO

Ferdinando Di Silvio detto Macciò sotto un santino incorniciato di Mario Merola
Ferdinando Di Silvio detto Macciò sotto un santino incorniciato di Mario Merola

Operazione anti-droga tra Campo Boario e il Nicolosi: 11 misure cautelari, sono tutti appartenenti alla nota famiglia Di Silvio

Si è conclusa l’inchiesta dell’operazione anti-droga denominata “Nico” che lo scorso giugno smantellò gli affari del cosiddetto terzo ramo della famiglia Di Silvio. Dopo che, a luglio, il Tribunale del Riesame aveva annullato il capo d’imputazione sull’associazione per delinquere, la Direzione Distrettuale Antimafia ha notificato l’avviso conclusione indagini agli indagati, a cominciare da colui che è considerato il leader del sodalizio: Ferdinando Di Silvio detto “Macciò”.

Dopo gli arresti, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere gli otto destinatari della misura cautelare in carcere disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Monica Ciancio. Questo è stato l’esito degli interrogatori di garanzia svoltisi lo scorso 19 giugno.

Il giorno precedente, furono otto gli arresti in carcere e tre i divieti di dimora per 11 persone appartenenti al cosiddetto terzo ramo dei Di Silvio, la famiglia dal punto di vista criminale meno in vista rispetto al clan di Campo Boario capeggiato da Armando Di Silvio detto “Lallà” e a quello retto da Giuseppe “Romolo” Di Silvio, di stanza al Gionchetto.

È stato questo il bilancio dell’operazione denominata “Nico” (dal nome del quartiere Nicolosi) che ha portato i Carabinieri del Nucleo Investigativo, guidati dal tenente colonnello Antonio De Lise, insieme al NORM-Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Latina, ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare, su richiesta del sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, Luigia Spinelli.

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Destinatari del provvedimento di carcerazione sono otto: il promotore e capo del sodalizio, Ferdinando Di Silvio detto Macciò (46 anni), Giovina Di Silvio detta Anna o Piki (49 anni), Antonio Di Silvio detto Cavallo (58 anni), Salvatore Di Silvio detto Piccolo (32 anni), Antonio Di Silvio detto Pippino (25 anni), Stefania De Silvio detta Sunacà (23 anni), Sabiuccia Di Silvio detta Cucca (24 anni), Sabiuccia Di Silvio detta Mammona (66 anni). Tutti, tranne le ultime tre donne, sono di Latina. Mammona, Cucca e Sunacà sono rispettivamente nate a Frosinone, San Severo (Foggia) e Sora.

Ferdinando Di Silvio detto Macciò sotto un santino incorniciato di Mario Merola
Ferdinando Di Silvio detto Macciò sotto un santino incorniciato di Mario Merola

Applicato il divieto di dimora per la moglie di “Cavallo”, Ermana Pagliaroli alias Anna Agnaroli (54 anni), di Latina; Rubina Di Silvio detta Cerella (57 anni), di Latina; Giovina Di Silvio detta Paparella (48 anni), di Latina.

L’attività di indagine svolta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sviluppatasi tra il dicembre del 2021 ed il luglio del 2022, trae origine dalle dichiarazioni di un appartenente alla famiglia investigata che ha deciso di rendere dichiarazioni alla DDA di Roma. Si tratta di Carmine Di Silvio detto Belvo, figlio di uno degli arrestati, Antonio Di Silvio detto Cavallo.

L’attività investigativa si è articolata in servizi di osservazione, attività di indagine classica affiancata da attività tecnica di intercettazione, visione di immagini da telecamere appositamente installate e da mirati riscontri. Gli episodi di traffico di sostanze stupefacenti ricostruiti nel corso delle indagini, per i quali il GIP ha ravvisato la sussistenza di gravi indizi, si collocano nel contesto di un’associazione locale costituita allo scopo di acquistare, detenere e commercializzare, nella città di Latina, in particolare nei quartieri “Campo Boario” e “Nicolosi” ingenti quantitativi di stupefacenti del tipo hashish e cocaina. Ad essere utilizzate anche le dichiarazioni dei due collaboratori di giustizia, Renato Pugliese e Agostino Riccardo, e dell’ormai ex collaboratore, Maurizio Zuppardo.

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Le investigazioni hanno consentito di ricostruire l’esistenza di una consorteria, facente capo alla famiglia Di Silvio di Latina, dedita al traffico di sostanze stupefacenti ed operante nel capoluogo, cui hanno preso parte, tra gli altri, soggetti già recidivi nello specifico settore dei reati in materia di stupefacenti, chi con il ruolo di capo, promotore e finanziatore e chi con il ruolo di semplice partecipe dell’associazione, i quali hanno assicurato lo stabile approvvigionamento delle piazze di spaccio di Latina, quasi h/24, grazie ad una consolidata esperienza maturata nel settore,  ad una solida rete di soggetti dediti alla commercializzazione dello stupefacente ed utilizzando le donne della famiglia quali “vedette”.

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