Omicidio Pozzi: ci sarebbe una nuova svolta nelle indagini per il delitto del giovane di 28 anni ucciso nell’estate di 3 anni fa
A inizio estate, era giugno, era stata rinvenuta a Ponza una carriola che già, nel corso delle indagini, era stata citata da un testimone. Lo stesso aveva segnalato che la notte del delitto di Gianmarco Pozzi aveva visto tre uomini spingere il mezzo che trasportava un cadavere avvolto in un telo nero.
A distanza di quasi tre anni, la carriola è stata ritrovata, completamente avvolta da arbusti e erba secca, a 150 metri dal luogo in cui fu ritrovato il corpo massacrato di botte di Gianmarco Pozzi. Era il 9 agosto 2020.
Su quella carriola, il Ris dei Carabinieri, dopo approfondite analisi scientifiche, ha trovato traccia di due Dna sconosciuti, diversi tra di loro e collegati a due soggetti maschili. Come riporta il Corriere della Sera, edizione Roma, i due legali della famiglia del kickboxer morto a Ponza – Fabrizio Gallo e Marco Malara – hanno messo a disposizione della Procura di Cassino, che ha aperto l’indagine per omicidio volontario, una serie di nomi. Una vera e propria lista su cui indagare e capire se quelle tracce distinte di Dna possano appartenere a colui o coloro che trasportò o trasportarono sulla carriola Gianmarco Pozzi. Trasportatori e probabili assassini del 28enne vittima di un brutale pestaggio la sera della sua dipartita.
Gianmarco Pozzi, come noto, fu trovato la mattina del 9 agosto 2020 nelle campagne di Santa Maria a Ponza. Il giovane era sull’isola perché lavorava come buttafuori al Frontone e al Blue Moon, due storici locali di Ponza. Aveva preso in affitto, insieme ad altri ragazzi, un appartamento ubicato in Via Staglio.
Il 28enne fu recuperato dai soccorritori con fratture delle costole e di una clavicola, e poi una profonda lesione alla testa e un edema polmonare. Elementi che fecero dire all’avvocato della famiglia Pozzi, Fabrizio Gallo, che Gimmy avesse subito una raffica di colpi, probabilmente inferti anche con un corpo contundente. Solo in seguito, secondo il legale, Pozzi fu gettato nell’intercapedine tra due abitazioni nei pressi di un vigneto dove fu rinvenuto il suo cadavere a torso nudo, piedi scalzi e con un paio di pantaloncini.
Nel frattempo, ad aprile scorso, è stato condannato in primo grado, nel processo scaturito dall’operazione anti-droga dei Carabinieri di Formia, il gestore del locale “Bluee Moon”. Un giro di droga che, come ipotesi, ha rappresentato una possibile chiave di lettura alla morte di Gimmy Pozzi.
Ad ogni modo, dopo il ritrovamento della carriola, la Procura di Cassino aveva subito allertato i Ris che dovevano fare luce sulle tracce lasciate sulle maniglie e sul mezzo stesso. Ora quegli accertamenti hanno prodotto un risultato sicuramente inquietante, ma che potrebbe rappresentare una nuova svolta all’indagine.
Nella lista presentata dagli avvocati dei Pozzi ci sono anche personaggi dell’intrattenimento estivo di Ponza: addetti alla sicurezza, gestori dei locali e persino appartenenti alle forze dell’ordine con cui il 28enne romano avrebbe avuto in dissidio nei giorni precedenti alla sua morte. Una indagine che al momento non presenta persone iscritte nel registro dagli inquirenti, nonostante un’altra indagine dei Carabinieri, quella che ha portato alle condanne per spaccio di droga, abbia fatto emergere inquietanti ombre sulla morte di Pozzi, con persone che, intercettate, parlano di uno spaccato infiltrato dalla camorra per il controllo dello spaccio.
Che dietro la morte del 28enne ci sia stato un regolamento di conti, è un’ipotesi mai tramontata.
Ad avallare la tesi per cui la morte di Pozzi non può essere un accidenti del destino, c’è sempre un amico, peraltro lavoratore sull’isola, che nella conversazione con la sorella del defunto e altri due ragazzi, intercettato dai Carabinieri nell’indagine sulla droga, è sicuro: “Quando stavo a casa da solo mi chiudevo dentro, perché secondo me c’era un orco su Ponza, ho detto prima che faccio una finaccia…mi devo stare zitto, perché su Ponza, tuo fratello era cascato per tutti per Ponza, il giorno, il giorno dopo il 10, ah no sicuramente gli hanno dato una picconata, una zappata, una accettata“. E sempre lo stesso amico: “C’è la camorra a Ponza, a Ponza non potevo fare niente c’è la camorra…io gli ho detto – riferendosi a quanto raccontato dai Carabinieri che lo hanno ascoltato a sommarie informazioni – la morte di Gianmarco lega sulla droga“. Al che la sorella di Pozzi in un’altra conversazione afferma: “Ok, però parliamoci chiaro che mio fratello l’hanno fatto fuori“.
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