OMICIDIO GIUROIU, I RICORDI CONFUSI DEL RUMENO GINCA SUI TRAVALI

Salvatore e Angelo Travali
Salvatore e Angelo Travali (foto da Facebook)

Omicidio Giuroiu: è ripreso il dibattimento che vede sul banco degli imputati i fratelli Angelo e Salvatore Travali

È ripreso il processo – davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina presieduta dal Giudice Gian Luca Soana, a latere il Giudice Fabio Velarsi, più la giuria popolare – sull’omicidio del rumeno Nicolas Adrian Giuroiu avvenuto il pomeriggio dell’8 marzo 2014 in via Macchiagrande, a Borgo Sabotino, per cui sono stati già condannati con sentenza passata in giudicato Mirko e Manuel Ranieri e Ionut Adrian Ginca.

Ad essere ascoltato oggi, 12 gennaio, in aula di Corte d’Assise, proprio il rumeno Ionut Adrian Ginca (come detto, già condannato per l’omicidio) interrogato dal Pm della Procura/Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Luigia Spinelli, in vesti di testimone.

Il movente dell’omicidio, così come stabilito dalla sentenza definitiva, è che Giuroriu è stato ammazzato perché sfruttava due ragazze, facendole prostituite, legate l’una a Ginca e l’altra a uno dei due fratelli Ranieri, Manuel. Per tale ragione il rumeno fu ucciso e i fratelli Angelo e Salvatore Travali, secondo la DDA, aiutarono nell’impresa omicida i tre condannati per rafforzare sul territorio la loro forza intimidatoria. Peraltro i Ranieri, sempre secondo gli organi investigativi, erano affiliati al clan Travali tanto è che Manuel Ranieri è imputato, insieme a tutto il sodalizio retto dai due fratelli Travali, nel processo Reset che contesta l’associazione mafiosa. Come noto, il processo odierno sull’omicidio Giuroiu per cui i Travali – difesi dagli avvocati Giancarlo Vitelli, Italo Montini e Camillo Irace – devono rispondere di concorso in omicidio con l’aggravante mafiosa è nato proprio dal procedimento denominato Reset, ossia è stato stralciato nelle fasi preliminari dalla Corte d’Assise.

La versione dell’accusa è stata confermata in toto dal collaboratore di giustizia, Agostino Riccardo (e prima di lui dall’altro collaboratore Renato Pugliese), nella scorsa udienza svoltasi il 6 dicembre non senza tensioni tra collegio difensivo, lo stesso Riccardo, Pm e Presidente del Collegio Soana che ha dovuto intervenire più volte redarguendo sia uno degli avvocati difensori sia il pentito (leggi articolo di seguito al link).

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Oggi, collegato da un carcere rumeno dove si trova ristretto, Ginca è stato esaminato da accusa e difesa in una testimonianza che è stata altalenante. Ginca non ricordava molti particolari di fatti accaduti nove anni fa tanto è che, a un certo punto, ha fatto sorridere tutta l’aula sostenendo che “Sarei un elefante se ricordassi tutto“. La sua è una memoria selettiva per sua stessa ammissione: “Dopo l’arresto, ho avuto problemi di depressione e di psicofarmaci, molte cose ho deciso di scordarmele“.

Il rumeno, interrogato dal Pm Spinelli, ha raccontato di quando è arrivato in Italia, per la prima volta a Ostia nel 2008. Finito quasi subito nel carcere minorile di Casal del Marmo, Giuroiu è infine approdato nella casa famiglia “Il Fanciullino” di Norma e infine a Borgo Sabotino. Ultima casa latinense di Ginca, come noto, la casa presa in affitto da Manuel Ranieri in Via Helsinky dove viveva con la sua compagna: vale a dire la ragazza rumena che Giuroiu voleva far prostituire e per cui è stato ucciso.

Ginca ha confermato, e non poteva essere altrimenti visto che è condannato con sentenza passata in giudicato, l’omicidio del connazionale Nicholas Adrian Giuroiu: “Volevamo fargliela pagare”, ha detto in aula. E così, prima dell’8 marzo 2014, i tre – i due Ranieri e Ginca – decisero di dare il via all’azione che poi si è tramutata nell’ammazzamento di Giuroriu e nell’occultamento del suo cadavere nelle campagne di Olmobello, a Cisterna di Latina.

Il giorno dell’omicidio, insieme a Manuel Ranieri, Ginca prese la Dacia Sandero con cui avrebbero speronato Giuroiu a Borgo Sabotino. Su questo non ci piove, mentre è più confuso il ricordo sulla presenza di Angelo e Salvatore Travali prima dell’omicidio. Il rumeno ricorda di averli visti più volte insieme a Manuel Ranieri in quel periodo di frequentazione tra il 2013 e il 2014, in particolare quando accompagnava il suddetto Ranieri a parlare con loro nel quartiere di Latina “Q4”. Peraltro, Ginca ricorda anche che, prima dell’azione violenta ai danni di Giuroiu, sia Angelo che Salvatore parlottarono con i Ranieri davanti al parcheggio della casa di Ranieri a Borgo Sabotino.

Mi ricordo una smart bianca – ha detto Ginca – che venne con noi fino a un certo punto: a bordo c’erano amici di Manuel, ma non mi ricordo chi fossero. Non ricordo se erano zingari”. All’epoca degli interrogatori, in seguito al ritrovamento del cadavere, però – così come obietta il Pm Spinelli all’indirizzo di Ginca – a verbale il giovane confermò che quegli amici si chiamavano uno Angelo o Angioletto e l’altro Salvatore. Tuttavia, “erano amici di Manuel – ha ribattuto Ginca – io non avevo niente a che vedere con loro. Penso ma non ricordo esattamente che loro vennero con noi a Sabotino. Eravamo in un parcheggio davanti alla casa di Manuel Ranieri a Borgo Sabotino: non ricordo esattamente chi c’era. Non mi ricordo se c’era Graziano Grazioli”. Quest’ultimo è l’uomo accusato di aver concorso a occultare il cadavere di Giuroiu a Olmobello e verrà ascoltato come testimone nella prossima udienza fissata per il 6 marzo.

“Io – ha detto Ginca – stavo nella Dacia Sandero guidata da Manuel e c’ero io e Mirko, ma la Smart bianca (nda: dove l’accusa sostiene vi fossero stati i Travali per coprire gli affiliati e fare da staffetta ai Ranieri) andò via”. A verbale però, come ricorda il Pm, Ginca dichiarò che la Smart bianca stava su un’altra strada e “ci hanno fiancheggiato”.

“Ma ora io non ricordo – ha detto Ginca sollecitato dalle domande dell’accusa – e non posso attribuire colpe ai due amici dei Ranieri. Mi ricordo che sull’altra strada mi pare ci fosse la Smart bianca. Fu Mirko a sparare, io ero caduto nel canale dopo lo speronamento, quando mi alzai vidi che sparavano a Giuroiu. Poi i Ranieri hanno messo il cadavere sul sedile del passeggero”. In quel momento Grazioli e la compagna di Ranieri (che Giuroiu avrebbe voluto far prostituire e portare con lui a Roma) aspettavano in un’altra strada.

“Quando siamo andati via da casa di Manuel, la Smart ci ha seguiti, ma non ricordo esattamente, sono passati 9 anni”, ha aggiunto Ginca dopo diverse domande e tanti non ricordo.

Per quanto riguarda i contorni dell’omicidio: “I Ranieri – ha spiegato Ginca – avevano sempre le armi e già l’avevano a Sabotino il giorno dell’omicidio”. Eppure, a verbale, Ginca dichiarò che i Ranieri avevano preso le armi per uccidere Giuroiu da un signore dentro un palazzo lungo e brutto a Latina e che, peraltro, gli stessi Ranieri dovevano fare la guerra ai Di Silvio con tutte le armi che avevano. Tutti particolari che il testimone dice di non ricordare esattamente: ciò che è chiaro per lui è che i Ranieri spacciavano droga e che quando accompagnava uno dei due fratelli Ranieri dai Travali in Q4 “intuivo che parlassero di affari“. Quello che è certo è che Ginca non ha mai fatto il nome dei Travali durante l’udienza e non li ha neanche riconosciuti in video, collegati anche loro dalle rispettive carceri in cui si trovano ristretti: “Non li conosco, può darsi che col tempo sono cambiati“.

Alla fine, il riassunto difficile e complesso della sua testimonianza viene fatto dal Presidente della Corte d’Assise, Gian Luca Soana, che ha brevemente interrogato Ginca: dopo aver preso la Dacia Sandero è comparsa la Smart con dentro i Travali, ma Ginca non sa riconoscerli al momento. Dalla Q4 Manuel Ranieri e Ginca prendono la Dacia Sandero e tornano a Sabotino: Ginca con la Dacia e Manuel Ranieri con la Twingo. Poi la Smart bianca, guidata dai Travali, li seguì per un primo pezzo quando andarono contro Giuroiu e poi è scomparsa per ricomparire, nei ricordi confusi di Ginca, solo per un attimo dopo aver caricato il cadavere: “Vidi la Smart che andava verso Latina”.

Una testimonianza che se non altro ha confermato i rapporti tra i Travali e i Ranieri e la presenza dei primi poco prima dell’omicidio e nel corso dello speronamento a Borgo Sabotino. In sostanza, una tesi molto vicina a ciò che contesta l’accusa per un processo la cui istruttoria è in dirittura d’arrivo. A marzo, saranno interrogati i due imputati, i Ranieri e Graziano Grazioli, dopodiché si andrà dritti verso la sentenza che potrebbe arrivare anche in tarda primavera.

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