OMICIDIO DI BORGO MONTELLO: CHIESTI QUASI 200 ANNI DI CARCERE PER I 7 INDIANI

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Una delle porte sfondate all’ex podere Piciacchia dove sabato 30 ottobre si è consumato l’omicidio di Jaseer Singh
Una delle porte sfondate all’ex podere Piciacchia dove sabato 30 ottobre 2021 si è consumato l’omicidio di Jaseer Singh

Omicidio di Sumal Jaghsheer a Borgo Montello: chieste le condanne a carico degli imputati coinvolti nel delitto di Via Monfalcone

“Spedizione punitiva”, “mattanza”, “violenza inaudita”. Sono queste le espressioni più nette utilizzate dal Pubblico Ministero Marco Giancristofaro nel corso della sua requisitoria durata circa due ore e mezza, al termine della quale sono state formulate le richieste di condanna per i sette imputati.

Prima che iniziasse l’udienza odierna, davanti davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina presieduta dal Giudice Gian Luca Soana – a latere il giudice Paolo Romano -, alla presenza della giuria popolare, uno dei sette imputati (tutti di nazionalità indiana), Singh Ranjit, ha rinunciato a presenziare. L’imputato è rimasto in isolamento nel carcere di Via Aspromonte per aver contratto la scabbia.

Il Pm Giancristofaro, nel corso della sua requisitoria, ha ricostruito il fatto che ha portato all’omicidio del 29enne Sumal Jagsheer, pestato e ridotto alla morte nel podere di Borgo Montello, a due passi dalla discarica, nella serata del 30 ottobre 2021. Un gruppo di indiani armati di mazze di ferro e una pistola – ha spiegato il Pm – che si sono accaniti contro i partecipanti della festa di battesimo, organizzata dalla vittima per la nascita del suo bambino in India.

Uno scenario da brividi e un’aggressione a causa della quale tutti sono fuggiti e nessuno si è difeso. In nessuna delle intercettazioni telefoniche – ha motivato il Pm – è emessa una versione alternativa all’omicidio: sono stati gli stessi imputati a confermare il quadro probatorio. E prima dell’ammazzamento a bastonate e violenze fisiche del connazionale 29enne, anche le minacce di morte.

Il Pm non fa sconti, parla di omicidio volontario e di una violenza dei sette uomini che si sono approfittati, peraltro, di un momento di gioia: oltreché a contestare l’omicidio, tra i capi d’imputazione anche le lesioni e il porto d’armi illegale. E come non bastasse, secondo il Pm, non vanno concesse neanche le attenuanti generiche perché tutti, dopo il fatto, hanno mentito all’autorità che indagava, rilasciando false dichiarazioni per attutire la loro posizione.

Senza contare che tre degli imputati – il capo Singh Jiwan detto “Gighen”, Singh Rajit e Singh Devender – sono stati condannati a fine giugno 2022 per episodi di rapine e violenze tra Latina e Aprilia.

In tutto, il Pubblico Ministero chiede quasi 200 anni di carcere: 191 anni di reclusione per l’esattezza. Per Singh Jiwan, colui che è ritenuto il capo della banda, 30 anni di reclusione. A seguire gli altri: 29 anni per Singh Devender, 28 anni per Singh Ranjit, 27 anni per Sohal Gurvinder Singh detto “Harry”, 24 anni per Singh Harmandeep, 27 anni per Singh Surjit e, infine, 26 anni per Singh Harinder.

Quest’ultimo, come deciso nella udienza di novembre 2022, è stato unito al processo principale dopo che, su impulso della Squadra Mobile di Latina (che ha condotto tutte le indagini sull’omicidio), la Polizia di Frontiera di Milano Malpensa lo fermò all’aeroporto meneghino per eseguire l’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere. Era latitante da oltre un anno. L’uomo, al pari degli altri imputati, pur avendo negato qualsiasi suo coinvolgimento, è accusato, di omicidio, porto illegale di pistola e lesioni personali aggravate.

Un processo che, come noto, deve fare luce sulla mattanza di Via Monfalcone datata 30 ottobre 2021 quando la banda di indiani fece irruzione all’interno dell’abitazione del loro connazionale dove si tenevano dei festeggiamenti e, armati di pistola e mazze di ferro, aggredirono i presenti causando la morte di Sumal Jagsheer il ferimento di altri uomini sempre di nazionalità indiana.

Come parti civili, si sono costituiti i congiunti del 29enne Sumal Jagsheer. Le parti civili sono difese dall’avvocato Simone Rinaldi. Il collegio difensivo degli imputati è composto dagli avvocati Coronella, Righi, Farau, Ercolani, Palmieri, Marino, Frisetti e Roma.

Dopo le richieste del Pm, inizieranno nel pomeriggio di oggi, 20 giugno, le discussioni con le parti civili e le arringhe difensive. La sentenza è prevista il prossimo 11 luglio.

I FATTI RICOSTRUITI DALL’INDAGINE – Gi arresti scattarono ad aprile scorso su disposizione della Procura Della Repubblica di Latina. La Squadra Mobile diede esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Latina nei confronti di nove persone gravemente indiziate, a vario titolo, di reati ai reati di omicidio volontario, porto illegale di pistola, lesioni personali aggravate e rapina aggravata.

L’ordinanza fu l’epilogo di una attività di indagine che aveva avuto origine a seguito della violenta aggressione perpetrata il 30 ottobre 2021, quando la banda di indiani fece irruzione all’interno dell’abitazione di un loro connazionale dove si tenevano dei festeggiamenti e, armati di pistola e mazze di ferro, aggredirono i presenti causando la morte di Sumal Jagsheer e il ferimento di altri uomini sempre di nazionalità indiana.

Nell’immediatezza dei fatti, fu sottoposto a fermo Singh Jiwan ritenuto appunto responsabile per l’omicidio Jagsheer, deceduto quella notte a seguito dell’aggressione posta in essere in Strada Monfalcone. Le successive indagini coordinate dalla Procura di Latina e condotte dalla Squadra Mobile, attraverso l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di ricostruire la dinamica degli eventi occorsi e ricondurre la commissione dei fatti ad un gruppo di cittadini indiani, capeggiato da Singh Jiwan, che con violenza e minaccia, secondo l’accusa, aveva compiuto la spedizione punitiva.

Secondo inquirenti e investigatori, emerge come l’azione sia stata preordinata per punire alcune delle persone presenti ai festeggiamenti, ritenuti colpevoli di essersi allontanate dal sodalizio, oltre che per incutere timore e paura nei confronti di esercenti commerciali, sempre appartenenti alla comunità indiana.

Al riguardo, la misura cautelare fu disposta anche per una rapina commessa lo scorso 2 ottobre 2021 ai danni di un esercente commerciale, di nazionalità indiana, a cui è stata sottratta la somma contante di 3500 euro.

Oltreché a Singh Jiwan, furono destinatari della misura cautelare il 38enne Singh Gurpinder ad oggi latitante; il 40enne Singh Devender detto “Binda”, già ristretto nel carcere di Velletri; Singh Ranjit (41 anni) detto “Mika”, anche lui in carcere a Velletri; Singh Parampal (32 anni) detto “Bhuryal” e “Pureval”, ad oggi latitante; Sohal Gurvinder Singh (33 anni) detto “Harry”, già ristretto nel carcere di Rebibbia; Singh Harmandeep (38 anni); Singh Surjit (36 anni) detto “Sunny” e Singh Harinder (32 anni). Risultava indagata a piede libero anche la 35enne Mandeep Kaur, compagna di Singhi Jiwan.

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Singh Jiwan detto “Gighen”, Singh Rajit e Singh Devender sono stati condannati a fine giugno per episodi di rapine e violenze tra Latina e Aprilia. Circostanze emerse grazie a un’altra indagine dei Carabinieri.

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