OMICIDIO DI BORGO MONTELLO, L’EX LATITANTE NEGA: “NON ERO SUL LUOGO DEL MASSACRO”

Le sedie di plastica rotte dopo il pestaggio a Borgo Montello dove è stato ucciso il 29enne indiano
Le sedie di plastica rotte dopo il pestaggio a Borgo Montello dove è stato ucciso il 29enne indiano

Omicidio di Borgo Montello: interrogato uno dei latitanti accusati dell’omicidio di Sumal Jagsheer e arrestato a Milano

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, ha ascoltato, collegato tramite video dal carcere di Busto Arsizio, il 32enne Singh Harinder, detto “Harry”, 32enne indiano latitante da mesi e accusato dell’omicidio, insieme agli connazionali, dei Sumal Jagsheer.

Harinder ha negato il suo coinvolgimento nella spedizione punitiva che ha portato alla morte del 29enne il 30 ottobre 2021 nel podere di Strada Monfalcone a Borgo Montello. “Harry” ha dichiarato che in quel momento si trovava a casa sua.

Lo scorso 8 settembre, su impulso della Squadra Mobile di Latina, la Polizia di Frontiera di Milano Malpensa ha eseguito l’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere a carico del 32enne Singh Harinder, accusato, insieme agli altri connazionali, di omicidio, porto illegale di pistola e lesioni personali aggravate.

Il 32enne è indiziato di aver partecipato all’agguato avvenuto a Borgo Montello il 30 ottobre 2021, a seguito del quale morì Sumal Jagsheer e per cui si sta già celebrano il processo a carico del capo banda Singh Jiwan e di Singh DevenderSingh RanjitSohal Gurvinder SinghSingh Harmandeep e Singh Surjit. Il 32enne Singh Harinder risultava sin dal novembre del 2021 latitante così come altri due connazionali, coinvolti nell’omicidio avvenuto all’ex podere Piciacchia a Borgo Montello: Singh Gurpinder e Singh Parampal, conosciuto anche con gli appellativi di “Bhuryal” e “Pureval”.

Come noto, le attività d’indagine svolte dalla Squadra Mobile subito dopo il fatto portarono il 29 aprile scorso all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, in esecuzione della quale furono tratti in arresto i sei cittadini indiani oggi a processo presso il Tribunale di Latina.

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Nella mattinata dell’8 settembre, Harinder ha fatto rientro in Italia proveniente dal suo paese di origine. All’atto del controllo effettuato dagli agenti della Polizia di Frontiera, è risultato essere destinatario del provvedimento restrittivo in questione e, all’esito delle formalità di rito, è stato tradotto presso l’istituto penitenziario di Busto Arsizio.

I FATTI RICOSTRUITI DALL’INDAGINE – Gi arresti scattarono ad aprile scorso su disposizione della Procura Della Repubblica di Latina. La Squadra Mobile diede esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Latina nei confronti di nove persone gravemente indiziate, a vario titolo, di reati ai reati di omicidio volontario, porto illegale di pistola, lesioni personali aggravate e rapina aggravata.

L’ordinanza fu l’epilogo di una attività di indagine che aveva avuto origine a seguito della violenta aggressione perpetrata il 30 ottobre 2021, quando la banda di indiani fece irruzione all’interno dell’abitazione di un loro connazionale dove si tenevano dei festeggiamenti e, armati di pistola e mazze di ferro, aggredirono i presenti causando la morte di Sumal Jagsheer e il ferimento di altri uomini sempre di nazionalità indiana.

Nell’immediatezza dei fatti, fu sottoposto a fermo Singh Jiwan ritenuto appunto responsabile per l’omicidio Jagsheer, deceduto quella notte a seguito dell’aggressione posta in essere in Strada Monfalcone. Le successive indagini coordinate dalla Procura di Latina e condotte dalla Squadra Mobile, attraverso l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di ricostruire la dinamica degli eventi occorsi e ricondurre la commissione dei fatti ad un gruppo di cittadini indiani, capeggiato da Singh Jiwan, che con violenza e minaccia, secondo l’accusa, aveva compiuto la spedizione punitiva.

Secondo inquirenti e investigatori, emerge come l’azione sia stata preordinata per punire alcune delle persone presenti ai festeggiamenti, ritenuti colpevoli di essersi allontanate dal sodalizio, oltre che per incutere timore e paura nei confronti di esercenti commerciali, sempre appartenenti alla comunità indiana.

Al riguardo, la misura cautelare fu disposta anche per una rapina commessa lo scorso 2 ottobre 2021 ai danni di un esercente commerciale, di nazionalità indiana, a cui è stata sottratta la somma contante di 3500 euro.

Oltreché a Singh Jiwan, furono destinatari della misura cautelare il 38enne Singh Gurpinder ad oggi latitante; il 40enne Singh Devender detto “Binda”, già ristretto nel carcere di Velletri; Singh Ranjit (41 anni) detto “Mika”, anche lui in carcere a Velletri; Singh Parampal (32 anni) detto “Bhuryal” e “Pureval”, ad oggi latitante; Sohal Gurvinder Singh (33 anni) detto “Harry”, già ristretto nel carcere di Rebibbia; Singh Harmandeep (38 anni); Singh Surjit (36 anni) detto “Sunny” e Singh Harinder (32 anni). Risultava indagata a piede libero anche la 35enne Mandeep Kaur, compagna di Singhi Jiwan.

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Singh Jiwan detto “Gighen”, Singh Rajit e Singh Devender sono stati condannati a fine giugno per episodi di rapine e violenze tra Latina e Aprilia. Circostanze emerse grazie a un’altra indagine dei Carabinieri.

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