OMICIDIO CAMPANALE, CASSAZIONE RINVIA GLI ATTI: SARÀ L’APPELLO A DECIDERE LA PENA DEFINITIVA

Eduardo Di Caprio
Eduardo Di Caprio

Omicidio Campanale: la Cassazione si è pronunciata sull’imputato Eduardo Di Caprio e ha rinviato gli atti in Appello

Sarà di nuovo la Corte d’Appello di Roma a decidere la pena per Eduardo Di Caprio, l’uomo già condannato non in via definitiva per l’omicidio di Cristiano Campanale avvenuto a gennaio del 2019.

I giudici della prima sezione della Corte di Cassazione hanno deciso che quella maledetta sera ci fu per Di Caprio l’attenuante della provocazione poiché, precedentemente, tra i due vi erano stati messaggi, insulti e minacce di natura privata. Di Caprio, quindi, avrebbe agito d’impeto sulla base di giorni in cui era stato contattato a più riprese da Campanale. In sostanza, i dissapori tra i due avrebbero determinato il gesto omicida di Di Caprio.

Per l’imputato, difeso dall’avvocato del Foro di Roma Paolo Barone, la Corte d’Appello è chiamata a determinare la sua pena.

A ottobre 2021, su richiesta del Procuratore Generale Vincenzo Saveriano, la condanna a 16 anni e 8 mesi, per omicidio volontario aggravato in merito alla morte di Cristiano Campanale e per tentato omicidio nei confronti del fratello Andrea Campanale, è stata confermata dalla Corte d’Appello di Roma presieduta dal Giudice Andrea Calabria al 37enne Eduardo Di Caprio.

Cristiano Campanale
Cristiano Campanale

La morte del 28enne Cristiano Campanale fu un evento drammatico per tutta Scauri, Minturno e Formia dove il giovane lavorava come gestore di un locale, l’Hole in Piazza Testa.

Il 25 gennaio 2019, in seguito a una lite derivante da un debitoDi Caprio travolse Campanale volontariamente, ferendo anche il fratello Andrea, con la sua Ford Fiesta lungo la strada che porta alla stazione di Minturno, in via Sebastiani, non lontano da Piazza Rotelli, proprio dove il condannato odierno è titolare di un negozio di surgelati, il Sottozero Congelati Surgelati Di Caprio.

La difesa di Di Caprio, rappresentata dagli avvocati Barone e Cardillo Cupo, aveva presentato ricorso in Cassazione ma, nel frattempo, aveva inoltrato un’istanza, a inizio mese di marzo, affinché fossero concessi al condannato in secondo grado Di Caprio gli arresti domiciliari in luogo del carcere.

La Corte d’Appello di Roma aveva preso in carico la richiesta respingendola: Di Caprio sarebbe rimasto in carcere, almeno fino al possibile pronunciamento della Cassazione che ieri si è concretizzato con il rinvio degli atti in Appello.

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