OMICIDIO BONDANESE, LA DECISIONE DEL GIUDICE CHE FA DISCUTERE. TRANO: “NON È ACCETTABILE”

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Romeo Bondanese

La decisione sull’omicidio Bondanese fa discutere, il deputato di Alternativa Raffaele Trano: “La messa alla prova non mi trova d’accordo”

“La notizia della decisione del giudice di utilizzare lo strumento della messa alla prova per il minorenne che ha brutalmente ucciso il nostro concittadino e suo coetaneo Romeo Bondanese, ha suscitato immediatamente una vera e propria ondata di indignazione e rabbia, riacutizzando quel dolore atroce mai sopito, esploso con l’assassinio di Romeo e che oggi sembra ancora più forte.

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Capisco i miei concittadini, e ad essere onesto questa decisione lascia anche me perplesso e pieno di dubbi e riflessioni, che riguardano non solo Romeo e il suo carnefice, ma l’intero sistema Paese, la nostra giustizia, il ruolo della magistratura e pure quello della società civile, specie delle fasce più giovani. Riflessioni che ho deciso di condividere pubblicamente.

Voglio partire subito da un concetto chiaro: non mi piace il giustizialismo, non mi piacciono le gogne e credo fermamente nel principio morale della riabilitazione e della redenzione, a tutti è concesso il riscatto sociale e morale dopo un errore, per quanto irreversibile, sia dal punto di vista etico che da quello cristiano. Specie se si tratta di giovanissimi ancora privi della piena conoscenza di se stessi, degli altri e di certe dinamiche umane.

Ora, lo strumento della messa alla prova, prevede l’estinzione del reato dopo un periodo appunto di osservazione da parte degli organismi giudiziari e socio-assistenziali. E questo ovviamente è molto importante per recuperare qualcuno che così giovane ha di fatto già parzialmente compromesso la sua vita. In questo caso però credo che ben più di un’altra vita, oltre a perduta nel sangue di Romeo, siano state compromesse e penso ai suoi genitori e alla sua famiglia prima di tutto.

Un reato tanto grave, commesso in un contesto di tale violenza, per mano di questi figli di una certa generazione che sembra non avere più alcun valore, se non quello di ricordare di uscire con un coltello in tasca, non può però essere scontato con strumenti che fanno perdere la fiducia nelle istituzioni e che corrono il rischio di far credere a futuri potenziali emulatori, che dopotutto se ammazzi un tuo giovane coetaneo deliberatamente infilandogli un coltello nel corpo, solo perché magari ti ha guardato storto, torni quasi subito libero e con tutta la vita davanti.

Questo non è accettabile. È ingiusto per chi è vittima ed è sbagliato per chi è colpevole.

Le comunità di giovani e di giovanissimi di questa epoca storica, sono ben più ricchi di complessità e problemi di prima. Dalle nostre parti in troppi girano armati e talvolta spunta pure qualche pistola. Non si contano le risse, gli atti di vandalismo, l’abuso di alcol. Il modello del baby boss e delle sue gang è drammaticamente dilagato, prevale il valore della scorciatoia, dei soldi, della dissolutezza e della droga, tanta droga, troppa droga. Solo qualche anno fa per poco, per pochissimo non ci lasciava la pelle un altro 18enne, attinto dall’ennesimo coltello maneggiato da un giovane discendente di una delle tante famiglie legate al crimine organizzato residenti a Formia, proprio per questioni di droga.

E persino in quell’occasione, dove non ci fu alcun omicidio, ma ci si andó molto vicini, la condanna arrivata in secondo grado e poi confermata dalla Cassazione fu di 5 anni e 6 mesi. Vero che l’imputato era maggiorenne. Ma insomma non è certo una scadenza anagrafica di pochi mesi che può fare la differenza.

Infine, ultimo aspetto e non di poco conto, ho recentemente scritto al dipartimento di giustizia minorile perché proprio le attività dell’ufficio di esecuzione penale della Provincia di Latina, che ha in carico pure l’esecuzione della “Messa alla prova”, sono da circa otto mesi ferme a causa di un cedimento strutturale all’edificio che ospita l’ufficio a Latina. Non vorrei insomma che oltre al danno di una decisione sulla quale sono profondamente in disaccordo per i motivi che ho spiegato, ci fosse anche la beffa di vedere un servizio di recupero svolto male e senza garanzie”.

Così, in una nota, il deputato di “Alternativa” Raffaele Trano.

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