Omicidio Attanasio-Iacovacci, Procura: un rapimento a scopo di estorsione finito male
Dall’indagine nei confronti del security officer Mansour Rwagaza e di Rocco Leone, vice responsabile del Pam nel Congo orientale, per “omesso ogni cautela idonea a tutelare l’integrità fisica” dei partecipanti alla missione nel Nord-Kivu, spuntano particolari inquietanti.
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Il commando che tentò di rapire il diplomatico il 22 febbraio dello scorso anno e che finì per uccidere lui e anche il carabiniere che gli faceva da scorta aveva chiesto 50mila dollari per la sua liberazione.
Gli ostaggi sarebbe serviti per ottenere un riscatto, ma l’azione è fallita con la sparatoria in cui sono rimasti vittime il diplomatico italiano e il carabiniere di scorta.
“Ci hanno intimato di consegnare i soldi – ha spiegato Rwagaza – Volevano 50mila dollari, altrimenti ci avrebbero portati via nella foresta e poi avrebbero chiesto un riscatto”. “Ho dato tutto quello che avevo, 300-400 dollari e il mio telefonino”, sostiene Leone, “anche l’ambasciatore ha cominciato a togliersi le cose che aveva indosso, sicuramente il portafogli e forse l’orologio”.
Dopo aver intrappolato gli ostaggi del bosco: “Ho detto a Iacovacci di stare calmo e di non prendere la pistola, forse gliel’ha detto anche l’ambasciatore. Quando abbiamo cominciato il percorso, gli assalitori si sono agitati. Ci chiedevano di correre veloci, la foresta era difficile da penetrare e correre. A circa due chilometri ho sentito degli spari diversi dall’Ak 47”.
“Gli assalitori hanno cominciato a rispondere al fuoco. Erano totalmente nel panico perché hanno capito che era l’esercito. Poi c’è stato un minuto di silenzio ed è successo il peggio. Ho visto che gli assalitori sparavano contro la guardia del corpo e l’ambasciatore, hanno tirato quattro colpi contro di loro”.
Alla fine dell’agguato il carabiniere di Sonnino Vittorio Iacovacci morì sul colpo, mentre il diplomatico Luca Attanasio spirò qualche ora dopo, mentre veniva trasportato in ospedale.
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