OMICIDIO ATTANASIO-IACOVACCI: PROCURA DI ROMA CHIUDE INDAGINI, IN DUE A RISCHIO PROCESSO

Vittorio Iacovacci
Vittorio Iacovacci

Omicidio Attanasio-Iacovacci: la Procura di Roma ha chiuso le indagini su due uomini accusati di omicidio colposo

A rischiare il processo due dipendenti del Programma alimentare mondiale (Pam), agenzia dell’Onu, per omicidio colposo dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere di Sonnino Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo il 22 febbraio 2021 da un gruppo armato nel volgere di un agguato. È arrivato, infatti, l’avviso di conclusione indagini della Procura di Roma il che lascia presupporre la prossima richiesta di rinvio a giudizio.

Gli indagati sono il security officer Mansour Rwagaza e Rocco Leone, vice responsabile del Pam nel Congo orientale. Per la Procura, i due avrebbero “omesso ogni cautela idonea a tutelare l’integrità fisica” dei partecipanti alla missione nel Nord-Kivu

L’avviso di conclusione indagini è stato notificato dai Carabinieri del Reparto operativo speciale (Ros) a Rwagaza difeso dall’avvocata Alessandra Mocchi e Leone assistito dall’avvocato Fabiana Massaro.

“La Procura ha ritenuto di aver raccolto elementi idonei a contestare il delitto agli organizzatori della missione nel Nord Kivu del 22 febbraio 2021 – si legge in un comunicato diffuso agli organi d’informazione – i quali avrebbero omesso per negligenza, imprudenza e imperizia ogni cautela idonea a tutelare l’integrità fisica dei partecipanti alla missione Pam che percorreva la strada RN2 sulla quale, negli ultimi anni, vi erano stati almeno una ventina di conflitti a fuoco tra gruppi criminali ed esercito regolare”.

“Allo stato degli atti – prosegue la nota – sono stati raccolti elementi secondo cui gli indagati avrebbero attestato il falso, al fine di ottenere il permesso dagli uffici locali del Dipartimento di sicurezza dell’Onu, indicando nella richiesta di autorizzazione alla missione, al posto dei nominativi dell’ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci, quelli di due dipendenti Pam così da indurre in errore gli uffici in ordine alla reale composizione del convoglio, in quanto non avevano inoltrato la richiesta, come prescritto dai protocolli Onu, almeno settantadue ore prima”.

I due indagati “avrebbero omesso, in violazione dei protocolli Onu, di informare cinque giorni prima del viaggio la missione di pace MONUSCO che è preposta a fornire indicazioni specifiche in materia di sicurezza informando gli organizzatori della missione dei rischi connessi e fornendo indicazioni sulle cautele da adottare (come una scorta armata e veicoli corazzati)”.

Inoltre “avrebbero omesso di predisporre le cautele richieste dalla classificazione di rischio attribuita al percorso da effettuare che, pur avendo dei tratti classificati “verdi”, cioè a rischio basso, aveva anche delle parti classificate “gialle”, cioè a rischio medio, che avrebbero imposto di indossare, o di avere prontamente reperibili, il casco e il giubbotto antiproiettile“. Infine “avrebbero omesso – in presenza di un ambasciatore che, rappresentando il proprio Paese, costituisce soggetto particolarmente a rischio – di approntare ogni utile ulteriore misura di mitigazione del rischio“.

Da ultimo, la Procura comunica che l’attività di indagine prosegue “per il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo, finalizzate a identificare i componenti del gruppo di fuoco, anche attraverso le due rogatorie già inoltrate alla Repubblica democratica del Congo”.

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