OLIMPIA: IL DE PROFUNDIS SUL PROCESSO AL “SISTEMA LATINA” È QUASI COMPLETO

Giovanni Di Giorgi e Pasquale Maietta
Giovanni Di Giorgi e Pasquale Maietta

Olimpia, il processo sul “sistema Latina” finito quasi tutti in prescrizione. Dovrà essere il Pubblico Ministero a fornire le date

Il II collegio del Tribunale di Latina Coculo-Villani-Trapuzzano ha letto in aula la disposizione che ufficializza il de profundis del processo sul cosiddetto “sistema Latina” che, nel 2016, quando fu eseguita l’ordinanza ebbe una profonda eco mediatica. Il Tribunale di Latina ha rilevato, quindi, la necessità, ai fini dello scioglimento della riserva assunta alla scorsa udienza, di apprendere le date di realizzazione delle condotte relative ai contestati reati fine del reato associativo, dove non già espressamente indicate. Ecco perché sono stati inviati gli atti al Pubblico Ministero Giuseppe Miliano che dovrà fornire le date dei reati contestati. Per farlo, il magistrato ha chiesto un termine per studiare le carte, tanto che il processo è stato rinviato al prossimo 4 giugno.

In sostanza, considerata la prescrizione ormai maturata per la maggior parte dei rati, Pm e Tribunale dovranno sancire ora la morte giudiziaria del procedimento, salvo alcuni reati ancora giudicabili e le posizioni di coloro, come il costruttore Massimo Riccardo, che hanno rinunciato alla prescrizione.

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L’indagine denominata “Olimpia”, condotta dalla Procura di Latina e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, portò nel novembre 2016 a decine di arresti, poi “revocati” dal Tribunale del Riesame. Per di a settembre scorso, la Corte dei Conti ha posto la parola fine anche sulla vicenda contabile dichiarando prescritte le posizioni di molti indagati del processo odierno.

Come noto, l’inchiesta partita da un esposto e un’interrogazione parlamentare su alcune irregolarità in merito alla piscina comunale (presentati dal Movimento Cinque Stelle di Latina nel 2013), si allargò a macchia d’olio dividendosi in tre filoni: quello dei favori al Latina Calcio di Maietta e Paola Cavicchi; quello dei sei Piani particolareggiati approvati con incremento di cubature direttamente in Giunta senza passare dal Consiglio comunale; quello su appalti e incarichi a imprenditori e società con sospetti illeciti sulle assegnazioni.

Il 28 aprile 2021, il Presidente del collegio penale Caterina Chiaravalloti, ora sostituita alla presidenza dal giudice Francesca Coculo, aveva dichiarato prescritti alcuni reati per abusi edilizi (quelli in via Quarto) a carico di 12 imputati, l’ex sindaco Giovanni Di Giorgi, l’ex Dirigente Ventura Monti e a seguire altri imputati: il costruttore Massimo Riccardo, Luigi Paolelli, Adolfo Antonelli, Silvano Manzan, Massimo Palumbo, Mario Piovanello, Giuseppe Venturi, Antonio Ferrarese, Giuseppe Celeste e Raniero Grassucci.

A maggio 2021, il processo aveva visto un’altra “potatura” degli imputati. Si è passati così a 29 imputati: tolti Lusena e Malvaso processati e assolti col rito abbreviato a luglio 2020, ne rimanevano 35. Scattata, però, la prescrizione per Grassucci, Palumbo, Venturi, Antonelli, Piovanello, Manzan, il numero si è ridotto a meno di 30.

A processo rimangono Pasquale Maietta, Paola Cavicchi, l’ex sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi, il dirigente al Comune di Latina Ventura Monti, il funzionario comunale Nicola Deodato, gli imprenditori Fabio e Fabrizio Montico, l’ex dirigente del Comune Alfio Gentile, l’ex assessore all’Urbanistica Giuseppe Di Rubbo, l’architetto Luca Baldini, l’ingegnere Luigi Paolelli, il costruttore Massimo Riccardo,  Roberto Pellegrini, Silvano Spagnoli, Stefano Pistoia, Antonio Ferrarese, Valter Betti, Giuseppe Macrì, Francesca Rossi, Alessandra Marciano, Andrea e Sandra Capozzi, Antonio Di Girolamo, Claudio Petitti (di cui oggi, l’avvocato difensore Di Ciollo ha chiesto, presentando corposa memoria, l’assoluzione), Giovanni Spada, Giuseppe Baggio, il notaio Giuseppe Celeste, Sergio Fanti e Stefania De Marchi.

Tanti i reati contestati a vario titolo: si va dall’associazione per delinquere ai reati contro la pubblica amministrazione come l’abuso d’ufficio, il falso, la concussione, la turbata libertà degli incanti.

A luglio 2021, sono state inoltre accolte alcune eccezioni del collegio difensivo sull’utilizzabilità delle intercettazioni a carico di Pasquale Maietta. Le intercettazioni avrebbero dovuto essere autorizzate dalla Camera dei Deputati e secondo il collegio dei giudici del Tribunale erano “non casuali e mirate e anche sfornite di autorizzazione postuma”.

Dopo diverse udienze non celebratasi tra marzo 2022 e l’autunno dello stesso anno, ad aprile 2023, il processo, alla presenza del Pm Giuseppe Miliano, che condusse le indagini, aveva visto sedersi in aula uno dei testimoni: si tratta di un Luogotenente dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina che fu protagonista delle imponenti indagini iniziate nel 2014. L’investigatore aveva iniziato a ripercorrere le fasi di indagini arrivando a dire che l’allora amministrazione di centrodestra, a marca Fratelli d’Italia, era completamente assoggettata a Maietta (in quegli anni all’apice della sua potenza imprenditoriale e politica) e altri imprenditori, tra cui alcuni costruttori (leggi link di approfondimento di seguito).

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A settembre scorso, invece, nell’ultima udienza celebratasi prima di quella odierna, la scena è stata presa dal collegio difensivo che, tramite diverse e articolate questioni preliminari, è tornata a chiedere il proscioglimento per molti degli imputati, o ai sensi dell’articolo del codice di procedura penale (129), ossia con una declaratoria di assoluzione, oppure per intervenuta prescrizione.

L’avvocato Poscia ha richiamato la sentenza di assoluzione che ha visto scagionati due degli imputati: l’imprenditore Vincenzo Malvaso e l’ex Responsabile Cultura e Turismo del Comune di Latina e R.U.P. del Progetto Museo Cambellotti Elena Lusena (all’epoca dei fatti presso il Servizio Patrimonio e Demanio del Comune di Latina). Una assoluzione rimediata in udienza preliminare e poi resa irrevocabile ad aprile scorso dalla Corte d’Appello di Roma, per giunta con un ulteriore elemento: è stato proprio il Procuratore Generale di Corte d’Appello a rinunciare alle impugnazioni, successivamente dichiarate inammissibili dalla stessa Corte d’Appello.

Ecco allora che, secondo l’avvocato Poscia, e a seguire secondo altri avvocati del collegio difensivo rispettivamente per i propri clienti, l’ex assessore della Giunta Di Giorgi, Giuseppe Di Rubbo, risulta avere la stessa posizione di Malvaso per quanto riguarda l’abuso di ufficio in riferimento al palazzo di Borgo Pieve (pe Di Rubbo il processo si celebrerà a novembre, solo per quanto riguarda questo fatto specifico).

E ancora: assoluzioni sono state chieste anche per altri imputati dal momento che, secondo la difesa, i reati fine delle tre associazioni per delinquere contestate (sopratutto quelle inerenti all’urbanistica e agli appalti) non sussistono.

Dal punto di vista dell’accusa, il Pubblico Ministero Giuseppe Miliano, ribadendo che l’istruttoria non è praticamente iniziata, ha dovuto ammettere l’intervenuta prescrizione per tutti gli episodi contestati fino al 2014. Rimarrebbe in piedi solo l’estorsione concepita da Maietta nei riguardi dell’allora funzionario del Comune di Latina, Nicola Deodato (co-imputato), pressato al fine di ageolvare alcuni interventi allo stadio “Francioni” (Maietta, all’epoca, era Presidente del Latina Calcio).

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