MORÌ PER UN MALORE A 21 ANNI: CONDANNATI I DUE MEDICI

Il tribunale di Cassino

Morì nel suo letto ad agosto 2019, condannati in primo grado i due medici accusati di aver trascurato la condizione di Mario Valerio

Il giudice monocratico del Tribunale di Cassino ha condannato il medico cardiologo 63enne, originario di Venafro, e il medico dello sport 69enne di Stani Cosma e Damiano per concorso in omicidio colposo: rispettivamente il primo è stato condannato, con pena sospesa, a 1 anno di reclusione; il secondo a 2 anni e 10 mesi. Il Tribunale peraltro ha stabilito una provvisionale complessiva di 140mila euro per i famigliari della vittima costituitisi parte civile tramite gli avvocati Luca Scipione e Giuseppe Masiello. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Pasquale Di Gabriele, Francesco Paone e Gaetano Andreozzi.

Fu una triste notizia per le due comunità di Formia e Gaeta, la morte del 21enne Mario Valerio, il pugile di Formia deceduto il 17 agosto 2019 dopo un malore, poi diagnosticato come un’aritmia ventricolare. Il giovane era affetto da una fibrosi cardiaca.

Tuttavia, a volerci vedere chiaro, è stato il sostituto procuratore di Cassino, Alfredo Mattei, che ricostruì tutta la vicenda fino ad arrivare ad accusare il medico cardiologo e il medico dello sport, oggi imputati, di aver causato la morte di Valerio.

Sarebbe stato il cardiologo, difeso dagli avvocato Andreozzi e Paone, a fare al giovane formiano un elettrocardiogramma da sforzo e al contempo il medico dello sport, assistito dall’avvocato Di Gabriele, a firmare il certificato di idoneità all’attività sportiva. Secondo l’accusa, però, vi fu una mala interpretazione dello stato di salute del giovane che presentava anomalie. Non aver predisposto altri accertamenti avrebbe fatto sì che non fosse rivelata la fibrosi cardiaca.

Peraltro, secondo la Procura, i risultati delle analisi risalivano a due anni prima rispetto al rilascio del certificato di idoneità sportiva avvenuto nel 2019.

A maggio 2022, il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Cassino, Claudio Marcopido, aveva rinviato a giudizio entrambi i medici.

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