MIO ITALIA PRESENTA IL MANIFESTO AL GOVERNO

Raniero Albanesi Presidente di Mio Italia e Ferdinando Parisella Segretario nazionale presentano al Presidente del Consiglio On. Giorgia Meloni e ai Ministeri di competenza il Manifesto “Evviva i prodotti italiani” di MIO ITALIA

Il Manifesto pone l’attenzione su alcune evidenti criticità e rappresenta la richiesta di rafforzamento riguardo qualsiasi azione possa essere intrapresa a tutela della filiera agroalimentare italiana, che è alla base del sistema Ho.Re.Ca., sia in sede Nazionale che in sede Europea.

“Abbiamo cultura, tradizioni e aziende da difendere e da sostenere, perché queste sono alla base della nostra economia”, dichiarano Albanesi e Parisella. Il Manifesto è stato firmato da centinaia di aziende italiane ed inviato alle Associazioni di categoria amiche che appoggiano l’iniziativa.

“Da tempo immemore – si legge nel manifesto – la qualità del cibo in Italia è sempre stata un biglietto da visita ineguagliabile che ci ha contraddistinto nel mondo. Un territorio che vanta una serie infinità di prodotti agroalimentari di eccellente qualità, da nord a sud della penisola, unito ad un clima unico che aiuta la terra ad esprimersi ai massimi livelli, ci permette di avere un’infinità di materie prime con le quali, attraverso la filiera produttiva, prendono forma prodotti e successivamente idee culinarie che esprimono tutta la cultura enogastronomica italiana. Nella nostra Nazione ogni gusto ha un senso, ha un perché e radici lontane. Una valenza emotiva che rievoca quei ricordi e quelle tradizioni che ci hanno contraddistinto nei secoli e vogliamo che continuino a farlo.

Perfettamente consapevoli delle peculiarità che ci contraddistinguono evidenziamo che da anni MIO Italia difende tutta la categoria dai continui attacchi che arrivano dall’esterno nei confronti delle eccellenze di cui abbiamo parlato. Per tanto, ci assicuriamo che il settore venga tutelato in quanto il nostro comparto produttivo è un tessuto fondamentale per la nostra economia ed unico nel suo genere perché non replicabile.
L’Unione Europea in queste ore, sta discutendo tre tematiche che se portate a com-pimento andrebbero a vandalizzare tantissimi prodotti italiani ed abbiamo la sensazione che tali atteggiamenti stiano tentando di rieducare le persone nei confronti dei prodotti stessi, minacciando la loro genuinità, famosa in tutto il mondo. Entriamo nel merito.

Nutri-score, definita etichetta a semaforo, che la Commissione Europea intende rendere obbligatorio a livello comunitario, il quale sarebbe penalizzante esclusiva-mente per i nostri prodotti. II Nutri-score infatti, non si basa su un principio scientifico ma fa perno su algoritmi non riconosciuti dalla scienza che puntano a discriminare questo o quel cibo specifico. Stando ai prof ili nutrizionali, alcune delle nostre eccellenze come il Parmigiano Reggiano oil Prosciutto di Parma, o ancora, folio di oliva, sarebbero alimenti classificati in semaforo arancione o addirittura rosso rispetto ad esempio alle bevande industriali gassate. Concorderete che il tutto sia al di la di ogni logica. Questi semafori andrebbero ad inficiare la scelta del consumatore senza conferire esatte informazioni riguardanti il prodotto, interferendo in malo modo sul cambio delle abitudini alimentari del consumatore, senza spiegare correttamente che non vi sono alimenti che fanno bene o male a seconda delle modalità produttive. L’UE andrebbe ad interferire proprio sulla percezione che il consumatore ha nei confronti di molti prodotti italiani modificandone anche gli acquisti, incidendo pesantemente sui fatturati delle aziende ltaliane.

II secondo argomento riguarda l’etichettatura del vino. La riforma dell’UE della politica agricola comune (PAC), introdurrà l’obbligo di etichetta elettronica con informazioni volte sostanzialmente a frenare i consumi. Dal 2023 le etichette delle botti-glie di vino dovranno riportare i valori nutrizionali e la lista degli ingredienti, questi ultimi dati potranno essere visualizzati dai consumatori attraverso un QR code stampato sulle etichette. Una volta scannerizzato da uno smartphone, il QR code applicato sulle etichette reindirizzerà gli utenti verso una pagina in cui saranno disponibili le informazioni del prodotto in tutte le lingue dei paesi membri dell’Unione Europea. Questo sarà il male minore rispetto a ciò che è accaduto in Irlanda, dalla quale e partita la richiesta di modifica delle etichette dei vini. Preoccupante stato il silenzio della UE rispetto alle interrogazioni dell’Italia e di altri otto paesi membri. Tale silenzio ha permesso all’Irlanda di scrivere nelle etichette dei vini la stessa identica dicitura dei tabacchi “nuoce gravemente alla salute”, senza minimamente considerare i secoli di storia e cultura del vino rispetto alla tematica “abuso di alcol”. Tematica nata proprio nei Paesi del nord Europa dove purtroppo l’abuso è altissimo a differenza dei Paesi Mediterranei, dove nasce la cultura della “degustazione”. Per concludere, questi attacchi ci fanno capire che il nostro eccellente prodotto, più vola alto culturalmente parlando, più va protetto.

II terzo argomento riguarda le farine prodotte con gli insetti. Tema che prendiamo di petto poiché la volontà dell’UE e quella d’inserire il grillo domestico o acheta domesticus (ed altri insetti) all’interno delle farine con cui produciamo gli alimenti da portare sulle nostre tavole. Questa scelta e completamente folle, non si com-prende infatti a che titolo l’UE abbia scelto (‘Italia come veicolo, visto che la necessità di inserire gli insetti nella dieta dell’uomo sia nata per “salvare” quel milione di persone che muore di fame nel mondo, quindi in Nazioni con forti problemi sociali ed economici. Non ci é chiaro inoltre come la farina d’insetti sia idonea a limitare la fame nel mondo attraverso le cosiddette “proteine alternative”, quando, iI costo effettivo 6 di dieci volte maggiore rispetto a quello della farina di grano.
Al di la della contrarietà degli italiani verso prodotti del genere, distanti dalla nostra cultura, I’arrivo sulle tavole degli insetti solleva forti interrogativi e proprio su questi chiediamo di fare chiarezza; sui loro metodi di produzione, sulla provenienza e sulla tracciabilità, evidenziando che la maggior parte di questi “insetti” provengono da Paesi extra Ue, come la Cina o la Thailandia, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari. Per noi, la questione è prettamente culturale. Vogliono inserire questo alimento? Bene, per coerenza chiediamo che venga scritto a caratteri cubitali da cosa sono fatte (con tanto di disegno) nelle etichette o nel packaging del prodotto stesso e poi attendiamo gli esiti delle vendite! Di fronte a questo non abbiamo intenzione di indietreggiare di un millimetro.

Appare ovvio che da parte dell’UE ci sia la precisa intenzione di fare ostruzionismo ally produzione e al commercio agroalimentare italiano, attraverso la svalutazione del prodotto stesso, con mezzi di classificazione opinabili e poco professionali, volti a deprezzare le eccellenze italiane, sminuendo le nostre tradizioni che determinano it patrimonio identitario della Nazione ed affonda le sue radici nella cultura enogastronomica che ci contraddistingue nel mondo.
Classificare in modo scorretto i prodotti italiani, rieducare ad una nuova forma di alimentazione le popolazioni veicolandone i consumi altrove, la riteniamo una chiara strategia di ostruzionismo a cia che di unico abbiamo in Italia.

A questo proposito MIO Italia come associazione di categoria ritiene fondamentale coinvolgere tutti gli operatori della filiera e chiede urgentemente un tavolo di confronto con il Governo, al fine di cooperare per la tutela del Made in Italy.
Artigiani come loro, sono “beni culturali viventi”, producono attimi di bontà e racchiudono l’anima della nostra Nazione attraverso i loro territori. Questa è l’Italia della qualità e va difesa ad ogni costo!”

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