MAIETTA E ARPALO: IL PROCESSO È DENTRO L’AULA, MA L’EX ONOREVOLE RISPONDE FUORI

Pasquale Maietta
Pasquale Maietta

Il processo si svolge all’interno del Tribunale di Latina ma alcune risposte sono state date fuori: oggi l’udienza di “Arpalo”, poco prima l’ex deputato di Fratelli d’Italia fermato dalla troupe di Report

Arpalo, l’inchiesta della Guardia di Finanza di Latina, coordinata dai sostituti procuratori della Repubblica Luigia Spinelli, Claudio De Lazzaro e Giuseppe Bontempo, è la nota indagine che ipotizza per Pasquale Maietta, Paola Cavicchi, il figlio Fabrizio Colletti e gli altri coinvolti – tra ritenuti sodali e prestanome – l’associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, al trasferimento fraudolento di valori, alla bancarotta fraudolenta, a reati tributari e societari.

Il processo attende, a distanza di oltre due anni dall’ordinanza del Gip Campoli, la conclusione del primo grado. Oggi, ad esempio, alle domande del contro-esame del collegio difensivo rispondeva il luogotenente della Gdf Maurizio Mazza il quale, lo scorso anno, a giugno 2019, tratteggiò davanti al Tribunale presieduto da Francesco Valentini i rapporti tra la società Sa Edilizia Restauri e il Latina Calcio, rispondendo alle domande del pm De Lazzaro anche quest’oggi presente in Aula per l’accusa così come l’imputato principale Pasquale Maietta.

Mazza, che è stato interrogato dai legali dell’ex parlamentare su quella deposizione, aveva spiegato come la Sa Edilizia Restauri avesse restituito i soldi, che gli vennero corrisposti dal Latina Calcio per alcuni lavori all’ex Fulgorcavi (campo di allenamento), con un bonifico di quasi 200mila euro, alla medesima società sportiva. Una ditta, la Sa Edilizia Restauri, che aveva un solo operaio senza alcun patrimonio.

L’ipotesi investigativa e degli inquirenti è che quello svelato tra la ditta edilizia e il Latina Calcio sia solo uno dei tanti esempi di soldi dati alla società calcistica come sponsorizzazioni da varie società e dagli stessi Maietta, Cavicchi e Colletti (i primi due, all’epoca, i massimi dirigenti del Latina) e, successivamente, restituiti su alcuni depositi riconducibili a loro.

Un giro vorticoso, ritenuto vieppiù dai magistrati riciclaggio, che oggi il collegio difensivo ha tentato di smontare citando alcuni esempi in cui Maietta avrebbe restituito i soldi che venivano ricevuti in forma di prestito – si è battuto molto sulla Hdg di Fabrizio Allegretti che, insieme al Consorzio Italia, è al centro di accuse per rilevanti evasioni fiscali.

Tuttavia, al netto di un processo che vedrà la sua prossima udienza il 15 dicembre, il vero fatto di giornata è rappresentato dalle parole di Maietta rilasciate alla trasmissione televisiva Report che, con il giornalista Giorgio Mottola, lo ha fermato poco prima che l’ex Presidente del Latina Calcio entrasse dentro il Palazzo di giustizia di Piazza Buozzi.

È probabile che l’ex deputato non si aspettasse tante attenzioni anche se aveva avuto qualche avvisaglia quando, nella scorsa udienza, il 20 ottobre, una troupe di Report si era vista respingere dal Tribunale la richiesta di poter riprendere le fasi del processo Arpalo. Considerato, inoltre, il sostanziale oblio di una vicenda complessiva, quando Maietta era il politico più in vista a Latina, già inghiottita dal “tutto va ben, madama la marchesa” in salsa pontina

Leggi anche:
PROCESSO ARPALO: A REPORT NEGATE LE RIPRESE DAL TRIBUNALE

Invece, quella descritta in Arpalo, è una complessa inchiesta che serve a comprendere, al di là degli esiti penali, quel certo mondo pontino molto più incline all’apparenza che alla sostanza. E da non sottovalutare che a relazionare su episodi correlati e alcuni rapporti di Maietta con i presunti prestanome siano stati chiamati anche i due collaboratori di giustizia, ex affiliati al Clan Di Silvio, Renato Pugliese e Agostino Riccardo.

Maietta, sotto il portico del Tribunale di Latina, ha risposto alle domande di Report, infilando alcune ricostruzioni dei suoi rapporti con Costantino Di Silvio detto Cha Cha che, agli occhi di un latinense, non possono che risultare quantomeno sorprendenti. Cha Cha, tanto per cominciare, era per Maietta solo un mero tifoso che pagava l’abbonamento allo stadio. Incalzato dalle domande del giornalista, l’ex tesoriere di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati ha risposto che lui, pur non ritenendosi presuntuoso, avrebbe invitato più volte Cha Cha, che conosceva da ragazzo e con cui era amico (non ha mai negato questo aspetto, l’ex onorevole), a rigare dritto.
E visto che all’epoca in cui ci passeggiava tranquillamente per le vie della città, Costantino Di Silvio era già un pluripregiudicato coinvolto ad esempio in un attentato contro un magistrato di Latina e in almeno una importante operazione di narcotraffico, insieme a un boss del calibro di Giuseppe D’Alterio detto Peppe ‘O Marocchino, non è che i consigli di Maietta siano proprio andati in porto.

E ancora, alle domande su un eventuale supporto fornitogli alle elezioni dai clan zingari, Maietta ha risposto che nelle sezioni in cui si vota a Campo Boario non prendeva tanti voti, anzi perdeva sistematicamente. Il che, secondo l’ex onorevole, sarebbe una prova che certifica l’assenza di rapporti con i Di Silvio. Peccato che, ma questo è pacifico che il giornalista potesse non ricordarlo non essendo di Latina, il gruppo malavitoso con cui Maietta intratteneva rapporti non era riconducibile ai Di Silvio di Campo Boario ma al sodalizio di Cha Cha il quale, di cognome, fa sì Di Silvio, ma che con la famiglia di Armando detto “Lallà” (di stanza a Campo Boario) non è che scorressero proprio buoni rapporti.

In quel gruppo, come noto, oltre che a Cha Cha c’erano i fratelli Travali, il loro cognato Francesco Viola (capo ultrà del Latina Calcio ai tempi di Maiettopoli) e tutti gli altri tra cui, a detta dei pentiti, anche Alessandro Zof, ossia uno che avrebbe voluto sterminare la famiglia Di Silvio di Campoboario secondo quanto rivelato da Agostino Riccardo. Famiglia che, inoltre, l’aveva giurata a Maria Grazia Di Silvio, madre dei Travali e cugina di Cha Cha, considerata responsabile di aver denunciato Lallà&Co per prevenire un loro possibile agguato contro i figli (i fratelli Travali, in particolare il maggiore Angelo detto “Palletta”). Campo Boario, per i Travali, era off limits e al massimo era Cha Cha che poteva andare a parlare, da pari a pari, con Lallà Di Silvio. Parlare, ma non di certo a dettare legge.

Insomma, se la logica non è un’opinione, e se davvero Maietta, come dicono i pentiti Riccardo e Pugliese, abbia usufruito dei servigi degli “zingari” durante le campagne elettorali, non è Campo Boario che bisogna individuare come possibile bacino di voti, piuttosto nelle zone della città d’influenza del gruppo Travali/Viola e Cha Cha: Viale Nervi, Villaggio Trieste, Palazzoni ecc.

Che sia stata una risposta boomerang quella dell’ex assessore al Bilancio del Comune di Latina?

Articolo precedente

BOMBA D’ACQUA TRA FONDI, FORMIA E MINTURNO: AL LAVORO I VIGILI DEL FUOCO

Articolo successivo

ALTA DIAGNOSTICA: LBC RIVENDICA IL “RISULTATO” DI COLETTA, MA IL PROGETTO FU UN FALLIMENTO

Ultime da Cronaca