LOAS, INTERDITTIVA ANTIMAFIA “SCADUTA”: TAR LA ANNULLA

Loas Italia srl: ennesima decisione dei giudici amministrativi sulla interdittiva antimafia disposta dalla Prefettura di Latina

Il Tar di Latina ha capovolto di nuovo la decisione di applicare alla società Loas Italia Srl, la società che gestisce i capannoni in Via della Cooperazione di Aprilia per lo smaltimento dei rifiuti, e diventata oltremodo nota dopo l’incendio devastante del 9 agosto 2020.

A ottobre 2020, il Prefetto di Latina aveva emesso un’interdittiva antimafia poiché nelle quote societarie della Loas Italia srl figurava al 50% Antonio Martino, il quale aveva patteggiato una pena per attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti. Si trattava dell’operazione denominata Dark Side al cui centro c’era la famigerata cava dei veleni di Via Corta ad Aprilia gestita dalla famiglia Piattella. Al momento Martino, insieme a Liberato Ciervo, in qualità di soci della Loas Italia srl, e l’allora rappresentate legale Alberto Barnabei, si trovano sotto processo in seguito all’incendio di tre anni fa per incendio colposo e vari reati ambientali in ordine alla gestione dei rifiuti e allo smaltimento delle acque reflue

Ora, dopo diverse pronunce di Tar e Consiglio di Stato sull’interdittiva antimafia, è arrivata la decisione del Tar di Latina che ha deciso che quell’interdittiva antimafia è praticamente “scaduta”, così da permettere l’inserimento della società nella cosiddetta “white list” delle aziende, ossia quelle che hanno il via libera a operare nel mercato e con la pubblica amministrazione.

La decisione, che si origina dal fatto che Martino ha ceduto le sue quote, viene motivata dal Tar di Latina che la stessa Prefettura “non ha svolto alcuna valutazione sul punto – le sopravvenute modifiche societarie”. La Loas avrebbe, infatti, adottato “misure di “self cleaning (tramite la cessione delle quote possedute dal soggetto attinto dal precedente penale sul quale è fondato il provvedimento)” e la Prefettura non avrebbe tenuto in esame che la stessa società è ora gestita “da parte di organi nominati dal giudice per le indagini preliminari”.

Ad ogni modo, che una, nuova società, lo scorso anno, – si tratta della Tl Ecologia Srl che risulta riconducibile, però, sempre alla famiglie Ciervo e Martino – abbia chiesto di poter utilizzare ciò che rimane del sito andato a fuoco dove sorgeva la Loas, non è un buon motivo per tenere in vita, secondo il Tar, l’interdittiva antimafia.

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