ROGO ALLA LOAS, INIZIA IL PROCESSO: COMUNE DI APRILIA NON SI COSTITUISCE PARTE CIVILE

LOAS

Maxi-rogo alla Loas di Aprilia: è iniziato il processo che vede sul banco degli imputati i vertici dell’azienda di Via della Cooperazione

È iniziato, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Paolo Romano, il processo per vari reati di natura ambientale a carico di Antonio Martino e Liberato Ciervo in qualità di soci della Loas Italia srl e dell’allora legale rappresentante Alberto Barnabei. Ai tre imputati il Pubblico Ministero Andrea D’Angeli contesta sei capi d’accusa: incendio colposo e vari reati ambientali in ordine alla gestione dei rifiuti e allo smaltimento delle acque reflue. 

Il processo scaturisce dall’indagine, portata avanti dal Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dal medesimo sostituto procuratore Andrea D’Angeli, che fece emergere una quantità dei rifiuti in surplus presenti all’interno dell’area della Loas in Via della Cooperazione al momento del devastante incendio che ha praticamente carbonizzato due dei tre capannoni dell’azienda.

Una tesi che gli indagati, difesi dall’avvocato Fabrizio D’Amico, avevano respinto già in udienza preliminare, avvalendosi anche dei pareri favorevoli degli Enti preposti a controllare (tra i quali, soprattutto, la Provincia di Latina, il Comune di Aprilia e la Regione Lazio) arrivati anche poco prima che il 9 agosto 2020 scoppiasse uno degli incendi più impattanti degli ultimi anni nella provincia di Latina e non solo.

A dicembre scorso, il giudice per l’udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio per tutti e tre gli indagati e oggi, 15 maggio, è iniziato il processo. Prima che fosse dichiarato aperto il dibattimento, l’avvocato dei tre imputati, Fabrizio D’Amico, ha mosso una eccezione preliminare rivendicando la nullità della consulenza tecnica del professor Giampietro Zucchetta richiesta dalla Procura. Secondo il legale, che ha chiesto l’esclusione della relazione peritale e della testimonianza di Zucchetta nel processo, l’atto sarebbe nullo perché non è stato notificato all’allora amministratore della Loas, Alberto Barnabei, il quale, in quel momento, prima di diventare indagato, era parte offesa in considerazione del mega rogo. In quel momento, la Procura – questa è la tesi del legale – procedeva contro ignoti e l’accertamento tecnico sui luoghi del disastro è stato irripetibile mentre necessitava di contraddittorio.

Una richiesta rigettata in toto dal Pm D’Angeli che, intervenendo in aula, ha spiegato che l’accertamento tecnico è stato invece ripetibile ed era indirizzato a verificare se l’incendio fosse stato doloso o meno (il fascicolo sui responsabili dell’incendio dell’agosto di 3 anni fa è stato archiviato).

Il giudice Romano ha rigettato le eccezioni della difesa dal momento che sia nella consulenza di Zucchetta che nell’incidente probatorio, svoltosi davanti al giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone, emerge che l’accertamento effettuato non aveva natura irripetibile essendo il complesso della Loas sequestrato dal 12 agosto 2020: lo stato dei luoghi, invece, è stato modificato solo a seguito della bonifica effettuata dalla stessa Loas Italia srl.

Il processo può quindi partire e inizierà con l’escussione dei primi testimoni il prossimo 16 febbraio 2024 quando saranno ascoltati in cinque, tra Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia (in particolare del Noe) che hanno svolto le indagini e i Vigili del Fuoco che hanno operato sui luoghi dell’incendio.

Come parti civili sono state ammesse tutte quelle che ne hanno fatto richiesta: Provincia di Latina, Regione Lazio e Comune di Latina. Un aspetto quest’ultimo piuttosto curioso: a costituirsi nel porcesso l’ente del capoluogo di provincia ma non il Comune di Aprilia, completamente assente. Aprilia, quindi, rimane fuori da uno dei processi più importanti che hanno riguardato il proprio territorio.

A margine, come si ricorderà, l’amministrazione giudiziaria della Loas entra neanche troppo di soppiatto nell’indagine della Procura di Perugia sulla corruzione in Tribunale: anche in quel caso, secondo gli inquirenti umbri, il giudice di Latina, Giorgia Castriota, arrestata ad aprile scorso, avrebbe provato a suggerire un amministratore che a suo parere sarebbe stato il migliore. Alla fine, da ciò che emerge, nel sequestro giudiziario della Loas, risultano due consulenti che rientrano tra quelli o nominati dal magistrato arrestato e intercettato o considerati proprio a lei vicini (leggi link di approfondimento di seguito). Aspetti che, naturalmente, non hanno nulla a che vedere con il processo che si è aperto oggi presso il Tribunale di Latina.

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