Ci sono situazioni in cui il tragicomico che è insito nella società italiana esce dalla sua latenza e si mostra sgargiante e più vivo che mai.
Sarà la cultura, sarà la dieta mediterranea, insomma qualsiasi cosa sia un dato è certo: in Italia in ogni situazione tragica vi è anche una parte comica.
E cosi se vi è del tragico nella situazione degli indiani impegnati nel comparto agricolo dell’Agro Pontino, basti guardare le denunce di Hilal Elver(esperta diritti umani ONU) o di Marco Omizzolo, studioso da tempo impegnato nella lotta alle peggiori forme di sfruttamento, ecco che arriva il comico e, purtroppo, arriva proprio dalla politica che dovrebbe decodificare i problemi per porvi rimedio.
SIAMO UN MODELLO E NON LO SAPEVAMO
“Il tessuto imprenditoriale pontino, in particolare quello legato all’agroalimentare, costituisce un modello virtuoso di integrazione per migliaia di lavoratori stranieri, specie indiani e pakistani, che rappresentano un tassello essenziale di un settore in continua crescita fatto di aziende di eccellenza che esportano i loro prodotti in tutto il mondo”.
Arriva da destra questo gioiello di analisi del settore, poco importa se i braccianti sikh fanno uso di oppiacei per non sentire la fatica, e, cosa ancora meno importante, vivono in ghetti isolati dal resto dei cittadini.
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Insomma Procaccini si espone, perchè si sa la Sinistra è anti-italiana e sta solo dalla parte delle minoranze, quindi è bene: “una operazione verità perché risulta deleterio e non corretto demonizzare un intero settore, quello agricolo, rischiando gravi danni economici e occupazionali, accomunando tutte le imprese agricole a forme di sfruttamento della manodopera”.
Secondo quanto riportato da Clemente Pistilli in un articolo apparso su Repubblica all’incontro era presente anche il presidente della provincia Nicola Medici che ha perorato le tesi di Procaccini.
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Certamente Nicola Procaccini ha ragione nel dire che non tutte le aziende agricole sfruttano la manodopera ma chi vi scrive è stato tra gli indiani e li ha conosciuti, ha vissuto parti della giornata insieme a loro e quello che ha visto è stato: droga, isolamento, ghettizzazione e condizione di vita che farebbero rabbrividire chiunque.
Tutte queste situazioni sono state riportate in vari articoli pubblicati all’interno di Latinatu e la conclusione è che il nostro purtroppo non è un modello di integrazione, ma una situazione nella quale si possono trovare anche forme di neoschiavismo.
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