Furono 8 gli arrestati nell’operazione “Family”, condotta dai Carabinieri del Reparto territoriale di Aprilia insieme alla Stazione di Cisterna, che, a luglio 2018, fermò gli affari del lucro estorsivo e usuraio, oltreché lo spaccio di droga, di una famiglia “allargata” di Cisterna che, anche a Latina, aveva terrorizzato almeno 3 commercianti. A finire in carcere furono i coniugi Guerrino Troiani, 50 anni, e Katia Angustura, 44 anni, i sorvegliati speciali Alessandro Conti, 38 anni e Gennaro Amato, 53 anni. Ai domiciliari, invece, Giorgio Cirillo, 31 anni, genero della coppia Troiani-Angustura, suo fratello Mario, 36 anni, suo padre Enzo, 65 anni, consuocero di Troiani e Angustura, e Elvis Mezzoprete, 34 anni.
Tutti erano residenti a Cisterna, eccetto Enzo Cirillo residente a Colleferro e Alessandro Conti, residente sì ma all’epoca in una comunità della provincia di Caserta. Ieri, la famiglia, esclusi Amato e Conti non legati da rapporti di parentela e noti per il traffico di stupefacenti su cui torneremo dopo, sono stati condannati dal Tribunale di Latina con il rito abbreviato: Troiani e Angustura rispettivamente a 5 e 4 anni; i Cirillo: Giorgio, Mario ed Enzo a 3 anni e 2 mesi, 3 anni e 2 anni e 6 mesi; Elvis Mezzoprete 2 anni.
I fatti contestati al gruppo si sono verificati dal 2016 all’estate del 2018. La Procura di Latina che prese in carico l’indagine poté farlo perché, finalmente, qualcuno, una vittima ridotta al limite della sopportazione, si decise a denunciare come ebbero a dire, nel 2018, i Carabinieri. L’uomo, infatti, bisognoso di liquidità, aveva chiesto in prestito 10.000 euro, pagando anticipatamente 2.000 euro mensili di tassi di interesse. Poi, come in tutte le storie di estorsione e usura, non potendo restituire la somma, aveva visto crescere esponenzialmente il suo debito tra minacce e vessazioni.
ESTORSIONI E USURE FINANZIATE DALLA DROGA – Erano direttamente collegati i due business, anzi la droga, come specificò nel corso della conferenza dell’anno scorso il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Gabriele Vitagliano, era la la radice da cui si inerpicavano le piante malate degli altri due odiosi reati. Nel corso delle indagini, alcuni degli arrestati furono trovati con notevoli quantitativi di droga che portarono al sequestro di 1 kg di cocaina e 5 kg di hashish, oltreché a 77mila euro ritenuti provento degli illeciti.
“Nel corso delle indagini – riferì il colonnello Riccardo Barbera, comandante del Reparto territoriale di Aprilia, sottolinenando insieme a Vitagliano il ruolo svolto dalla Stazione di Cisterna (vittima all’epoca di spari e, quest’anno, persino di un gesto provocatorio da parte della mala) – abbiamo intercettato il commento di uno degli indagati che diceva che questa attività (ndr: l’usura) è centomila volte meglio dello spaccio di droga, aggiungendo che mentre dormiva aveva guadagnato 6.000 euro“.
IL GANCIO CON LA DROGA…E L’ASTICE – Ad ogni modo, non vi è da stupirsi che, in mezzo alla “Family”, c’era Gennaro Amato, 54enne di Afragfola (Napoli) e da anni residente nella provincia pontina, a Cisterna di Latina, con una sfilza di precedenti importanti, confische a carica (su tutte, la villa di via Pitagora) e persino vittima di una gambizzazione commissionato da Carmine “Porchettone” Ciarelli, il reuccio del Pantanaccio a capo del gruppo criminale zingaro. Proprio nell’estate 2018 fu colpito a Cisterna da una misura cautelare emessa dal Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, insieme ad altri 28 soggetti indiziati di appartenere a un’articolata associazione per delinquere dedita al traffico di sostanze stupefacenti, con base operativa nel quartiere di San Lorenzo a Roma.
Furono poste sotto sequestro due società a Cisterna di Latina riconducibili a lui ma fittiziamente intestate a due prestanome. Le indagini si originarono dall’operazione “Druso-Extra Fines” che aveva portato all’arresto nel Lazio, in Sicilia, in Lombardia, in Piemonte, in Emilia Romagna e in Germania di 37 appartenenti al clan di Gela legato a Cosa Nostra, Rinzivillo.
Il vertice dell’associazione per delinquere che si muoveva tra Cisterna, Aprilia e San Lorenzo fu individuato, per l’appunto, in Gennaro Amato, il quale, seppure agli arresti domiciliari presso una comunità terapeutica residenziale in provincia di Roma, continuava a gestire il florido traffico di cocaina e marijuana., tramite il suo fedelissimo – e arrestato nel 2018 con la Family – Alessandro Conti.
Gennaro Amato, stranoto a Cisterna, è stato coinvolto nella famigerata operazione Astice venuta a galla nel settembre scorso. Uno scenario orrendo dentro il carcere latinense di Via Aspromonte dove vecchie conoscenze del crimine pontino come Angelo (detto “Palletta”) e Salvatore Travali (detto “Bula”) conosciuti ai più tramite il processo Don’t Touch, Massimiliano Del Vecchio (definito dai Carabinieri come un personaggio di carisma che esercitava timore nel carcere), Antonio Di Noia e Gennaro Amato vi spadroneggiavano dentro con la complicità decisiva dapprima dell’Ispettore della Polizia Penitenziaria Franco Zinni, poi con l’ausilio di un agente in servizio della medesima polizia, Gianni Tramentozzi. Entrava di tutto in carcere: dalle sigarette alla derrate alimentari, dalla droga agli astici. Era, come l’abbiamo definita, la combriccola dell’astice.
In attesa del processo, in queste settimane sono stati svolti i passaggi di rito, non senza qualche colpo di scena, di pari passo con l’altra operazione collegata: Petrus.