Ancora la discarica di Borgo Montello e, come sempre, le bizzarrie procedurali sono dietro l’angolo.
La quarta discarica d’Italia, ormai per tutti inquinata – anche se ci sono voluti anni prima che proprio tutti non potessero proprio più negarlo – diventa un buco più nero di quello che già è tenuto conto del mancato avvio della fase di post gestione e di una bonifica che è lontana quanto Marte.
Proprio ieri la Provincia di Latina, in riferimento alla richiesta di accesso agli atti inerente all’impianto di trattamento meccanico biologico (Tmb), progettato dalla Ecoambiente srl che gestisce alcuni invasi della discarica (recentemente finita anche in una relazione della Corte dei Conti), ha respinto la medesima richiesta pervenuta il 20 febbraio scorso da parte di Giorgio Libralato attivista storico e riconosciuto esperto di temi ambientali.
La richiesta di accesso agli atti, inviata perché Ecoambiente ancora ritiene di avere diritto al progetto, è stata negata per due supposte ragioni (vedi qui): la prima è che l’ente provinciale pontino ritiene di non essere competente in materia poiché il responsabile del procedimento è la Regione Lazio; la seconda è perché chi ha recapitato la richiesta, Giorgio Libralato, non sarebbe stato delegato da alcun comitato o privato cittadino per i temi di cui si desidera ottenere i documenti riguardanti il progetto Tmb di Ecoambiente. La qual cosa genera un po’ di sorpresa per chi conosce la situazione di Borgo Montello. E non solo. Sembra proprio la conferma, infatti, che la burocrazia, quando non vuole rispondere nel merito, e costringersi a guardare la luna, si fermi a indicare il dito che indica la luna. Ma gli va male.
Sì perché Libralato, al di là della sua costante attenzione ai temi ambientali con particolare riferimento a Borgo Montello, è da sempre, di fatto, il portavoce delle istanze del Comitato dei cittadini di Via Monfalcone, vale a dire quelli che più di tutti hanno dovuto sopportare il mostro della discarica di Borgo Montello e a cui, da anni, viene promesso da tutto l’arco dei partiti e degli enti una soluzione: dal risarcimento alla delocalizzazione proprio per ovviare al deprezzamento delle proprie abitazioni ma, sopratutto, della propria qualità della vita. Tanto per rimanere sul velluto.
La stessa amministrazione Coletta promise a settembre del 2016 una risoluzione del problema, ponendo l’obiettivo di settembre 2017, proprio in un incontro pubblico organizzato a Via Monfalcone alla presenza di Giorgio Libralato, del sindaco di Latina e dell’assessore all’Ambiente Roberto Lessio. Risultati: zero. Se non uno scaricabarile, anche loro, sulla Regione Lazio a cui, a quanto si deduce dalle ultime azioni politiche di Latina Bene Comune, dovrebbero essere legati politicamente dal momento che hanno scelto di appoggiare pubblicamente la candidatura alla segreteria del Pd di Nicola Zingaretti. Speriamo, quantomeno, che facciano valere questo endorsement militante (per costruire ponti, come dice la consigliera comunale ellebiccina Marina Aramini), magari per chiedere un po’ di giustizia per Via Monfalcone. Che lì, è sicuro, la pazienza è finita da un pezzo.
Tornando alla Provincia di Latina, è innegabile che Libralato sia il portavoce del comitato di via Mofalcone, oppure serve una scartoffia per dimostrarlo? Non pare a lorsignori della Provincia, in particolare al Responsabile dell’area
Tutela Aria ed Energia che ha firmato il diniego, l’ing. Antonio Nardone, leggermente ridicolo?
Giorgio Libralato si è presentato negli anni, in ogni sede istituzionale (dal Parlamento europeo in giù), come portavoce di fatto degli abitanti di Via Monfalcone. Persino la Commissione Ecomafie, nell’ultima importante relazione di fine 2017, che ha finalmente ricostruito su carte istituzionali la storia e i delitti ambientali (e non) di Borgo Montello, rappresenta Libralato come “consulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello”, stabilendo, in più passaggi, che parla “a nome dei cittadini di Borgo Montello” eccetera. Si rimanda i dirigenti, funzionari ecc. della Provincia di Latina alla relazione medesima, dove da pag. 387, nel capitolo 7 intitolato “La questione degli illeciti ambientali nel Basso Lazio”, paragrafo “La discarica di Borgo Montello”, potranno essere notate le numerose citazioni di Libralato, appunto come consulente tecnico in rappresentanza dei cittadini del Borgo (vedi Relazione Discarica Montello). E, a dirla tutta, una percentuale abbondante e più che sostanziosa di quelle carte della Commissione Ecomafie dedicate alla discarica sono da attribuirsi a Libralato.
È normale che la Provincia di Latina lo neghi, e una commissione parlamentare bicamerale invece lo attesti, e ne abbia preso in carico le dichiarazioni e i dossier? Senza contare il Tribunale di Latina che giudica nel nome del popolo italiano e che, da anni, accoglie Libralato come consulente tecnico di parte per i cittadini costituiti come parte civile nel processo a Ecoambiente sull’inquinamento delle falde acquifere a Borgo Montello.
Amare le parole di Giorgio Libralato che, in un post di quest’oggi, sul suo blog scrive: “Il 15 febbraio scorso si è svolta l’ultima (per lo meno per quanto a conoscenza dei residenti in via Monfalcone davanti alla discarica di Borgo Montello) conferenza dei servizi per la bonifica interna alla discarica. L’ha convocata il Comune di Latina, che è appunto il responsabile della salute pubblica come ha ricordato il Ministro all’Ambiente Sergio Costa al sindaco di Latina Damiano Coletta, il 13 luglio dello scorso anno all’hotel Miramare (ndr: nell’ambito di un incontro aperto al pubblico). Purtroppo nessuno degli enti che il Comune di Latina ha convocato ha risposto alla convocazione (ndr: assenti Regione Lazio, Provincia di latina, ASL e ARPA che però ha inviato una nota delle analisi e la richiesta alle società degli invasi, Ecoambiente e Indeco, di ottemperare ad alcuni adempimenti), né hanno mandato note o relazioni né si sono scusati o hanno informato della loro assenza (almeno questo è stato riferito durante la conferenza), poco rispettosa dell’ambiente e della salute pubblica, meno ancora verso il Comune di Latina. Assenti quindi la Provincia di Latina e Regione Lazio. Ha fatto eccezione l’Arpa Lazio che, pur assente, ha mandato una relazione ed un report evidenziando ancora una volta le varie criticità irrisolte. Presenti ovviamente i rappresentanti delle due aziende che devono gestire il post mortem di una discarica dichiarata esaurita per i volumi concessi in data 5/8/15 (Indeco) e 6/10/2016 (Ecoambiente). Presenti, ovviamente solo come auditori, previa ennesima istanza scritta, i cittadini e i residenti in via Monfalcone“.
Da ricordare che il sindaco di Latina, Damiano Coletta, più volte aveva ribadito di avere molte aspettative in questa conferenza dei servizi, e si diceva sicuro che al tavolo sarebbero venuti tutti gli enti convocati.
Nel video (sotto), tratto da uno stralcio di un’intervista (gentilmente messo a disposizione per Latina Tu dal giornalista Ivan Eotvos) datata 30 marzo 2018, il sindaco si dimostra sicuro (minuto 2.10).
Alla luce di quanto avvenuto lo scorso febbraio, dopo che la Conferenza dei Servizi è stata disertata dagli enti che Coletta cita, sarebbe ora che il sindaco di Latina, responsabile in materia di igiene e salute pubblica, facesse sentire la sua voce, considerato che i vari enti non la ascoltano anzi la ignorano, stabilendo un cronoprogramma serio inerente alle fasi di post gesione e bonifica, al di là di norme, codicilli e competenze, spesso utilizzate dagli enti più per lavarsi la coscienza che per applicare le regole.
Poi, alla fine , Libralato conclude: “Durante la conferenza sono emerse diverse novità interessanti. I cittadini residenti in via Monfalcone si sono recati, successivamente, dall’assessore all’ambiente del Comune di Latina (ndr: Roberto Lessio) per avere la documentazione dell’impianto di Tmb di Ecoambiente. L’assessore ha consigliato i cittadini di fare istanza alla Provincia dove sicuramente sarebbe stato più semplice rintracciare il relativo fascicolo rispetto al Comune. Dopo meno di un mese la Provincia mi risponde negandomi l’accesso agli atti perché, dopo anni di relazioni, documenti, deleghe e dichiarazioni, interventi in loro presenza in conferenze, commissioni, interventi come consulente di parte in Tribunale e relativi procedimenti e audizioni non risulta che io sia un delegato dai cittadini. Lo sanno a Bruxelles, in Parlamento, nella Commissione bicamerale contro le ecomafie, nei vari assessorati regionali e alla Pisana, lo dimenticano in via Costa o via don Minzoni. L’altro motivo, per il quale viene negato l’accesso agli atti in termini ambientali per giustificare il quale non servono deleghe ma la dichiarazione di manifestazione di interesse e in ogni caso la residenza nella provincia, come dimostrato dalla carta di identità e che il titolare del procedimento è la Regione. Insomma un appesantimento delle procedure pubbliche voluto dalla Provincia e dalla stessa persona che, in un dibattito in consiglio comunale aperto a Sermoneta, si dichiarava contrario a tali appesantimenti. Insomma la provincia (che detiene il fascicolo in parola) ne nega l’accesso. Non interviene alla conferenza sulla bonifica, non manda giustificazioni (almeno non sono state lette in conferenza), avrebbe competenza in materia, non chiede scusa ai cittadini e chiude la porta…Ne prendiamo atto ancora una volta”.