KARIBU: UN MARE DI FATTURE FALSE TRA SERVIZI MAI SVOLTI E BONIFICI ESTERI. ECCO IL RUOLO DELLA COOP E DEI SATELLITI

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Marie Therese Mukamitsindo e Liliane Murakatete

Caso Karibu-Aid, prima svolta nell’indagine: colpiti da misura interdittiva i vertici della cooperativa. Sequestrati oltre 650mila euro

È arrivato un primo passaggio giudiziario nella complessa vicenda della cooperativa Karibu e del Consorzio Aid, nata dalle denunce dei lavoratori che reclamano lo stipendio e ora anche il posto di lavoro visto che i due organismi verranno liquidati e sciolti dal Ministero. E visto che, soprattutto, come disposto oggi dal provvedimento del Giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Molfese, su richiesta del sostituto procuratore di Latina, Andrea D’Angeli, i membri del consiglio d’amministrazione risultano non solo indagati ma destinatari di una interdittiva del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, per la durata di 1 anno.

A dare sostanza al provvedimento eseguito dal Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Latina, con l’ausilio di personale della Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato, anche un sequestro di oltre 650mila euro a carico dei tre principali indagati di questa storia di mala gestione dei soldi pubblici, che è diventata ancora più clamorosa vista la parentela degli indagati con il deputato, eletto con l’alleanza Sinistra Italiana-Verdi Europei, Aboubakar Soumahoro.

Michel Rukundo

E ad essere destinataria del sequestro da 13.368,42 euro è l’indagata moglie del deputato che andava con le scarpe sporche in Parlamento quando è stato eletto pochi mesi fa. Si tratta ovviamente di Liliane Murekatete (45 anni), considerata ancora membro del cda di Karibu, nonostante lei abbia detto di non farne più parte da ottobre scorso. Stessa somma è stata sequestrata a un altro dei figli della Presidente e fondatrice di “Karibu”: è Michel Rukundo (37 anni), altro componente del cda di Karibu.

La somma più consistente è quella però che fa riferimento alla Presidente della coop Karibu costituita nel lontano 2004, Marie Therese Mukamitsindo (68 anni): 639.456.52 euro sequestrati. Nei confronti di tutti e tre gli indagati – Mukamitsindo, Murekatete e Rukundo – anche, come detto, l’interdizione a operare con la pubblica amministrazione che, in questi anni, tra Prefetture pontina e pugliesi e comuni pontini – Sezze, Latina, Roccagorga, Priverno, Gaeta ecc. – e altri enti come il Comune di Roma, ha significato per Karibu e Aid entrate milionari: oltre 60 milioni di euro. Numerose, ad ogni modo, le fatture contestate che vanno da 3mila euro a 45mila euro ciascuna dal 2015 al 2019.

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A risultare indagati anche un altro figlio di Mukamitsindo, quel Richard Mutangana, ex legale rappresentante di una associazione del gruppo, JAMBO AFRICA, finito al centro dell’attenzione mediatica per aver aperto un ristorante/resort a Kigali in Ruanda, il paese da cui proviene tutta la famiglia. E, infine, indagati anche Ghislaine Ada Ndongo e Christine Kabukoma, entrambe residenti tra Sezze e Latina ed entrambe legali rappresentati di JAMBO AFRICA (nata nel 2007 ma attiva dal 2012) in diversi periodi fino a oggi. Non è indagata l’attuale Presidente del consorzio Aid (fondato nel 2009), Aline Mutesi, figlia anche lei di Mukamitsindo.

Liliane Murekatete, figlia di Marie Thérèse Mukhamitsindo

Gravi le accuse nei confronti dei tre indagati principali. Mukamitsindo, come amministratrice della coop Karibu e consorzio Aid, è ritenuta un evasore dell’imposta sui redditi e sul valore aggiunto. La donna avrebbe indicato elementi passivi fittizi inserendo nelle dichiarazioni relative agli anni che vanno dal 2015 al 2019: costi inesistenti oppure utilizzando – come si legge nell’ordinanza del Gip – nelle dichiarazioni le fatture relative a operazione inesistenti emesse dalla società cooperativa “Consorzio Agenzia per l’inclusione e i diritti Italia” (Aid) e dall’associazione di promozione sociale JAMBO AFRICA, con sede a Sezze, che all’inizio si occupava dei minori non accompagnati a Roccagorga.

Liliane Murekatete e Michel Rukundo, invece, al momento sono indagati nella qualità di consiglieri del cda Karibu in quanto “al fine di evadere l’imposta sui redditi e sul valore aggiunto indicavano, o comunque omettevano di vigilare, passivi fittizi nella dichiarazione d’imposta 2019, utilizzando le fatture relative a operazioni inesistenti emesse dall’associazione di promozione sociale JAMBO AFRICA“.

A Rukundo e Mukamitsindo peraltro sono contestate ulteriori fatture false come legali rappresentati del consorzio Aid di cui hanno ricoperto il posto apicale in diversi fasi, almeno fino al 2020.

Insomma, un mare magnun di fatture false, secondo l’ipotesi degli investigatori che hanno compiuto gli accertamenti contabili e fiscali, peraltro denunciate sin da subito dal sindacato Uiltucs di Latina, che servivano a evadere il fisco eludendo l’Iva.

Al centro di tutto, i rapporti fiscali tra la coop Karibu e le altre società del gruppo “Mukamitsindo”: le emittenti fatture Consorizio Aid e Jambo Africa che, nel 2019, risulta aver ricevuto dalla Karibu bonifici per disporre ulteriori bonifici verso l’estero a beneficio di Richard Mutangana e della moglie. Gli importi contabilizzati, secondo gli inquirenti, sembrano strumento per veicolare il trasferimento di denaro dalla Karibu alla Jambo e dalla Jambo all’estero.

Finanza

Per il Gip Giuseppe Molfese non ci sono dubbi: si tratta di un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Evasione fiscale e soprattutto costi non deducibili inseriti nella dichiarazione così da “giustificare, in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale del richiedenti asilo e rifugiati“. Una vera mucca da mungere lo Stato, secondo gli inquirenti, a cui bisognava mostrare il vestito buono della tracciabilità per ottenere i finanziamenti pubblici derivanti dai progetti Sprar/Siproimi e Cas (ma anche convenzioni con la Scuola Pacifici De Magistris di Sezze). Senza contare – ma su questo, allo stato, l’indagine non ha ancora palesato molto – l’assenza di controllo sui soldi sborsati da enti pubblici e statali.

L’informativa della Guardia di Finanza sulla gestione Karibu risale addirittura al febbraio 2021. I Finanzieri hanno riscontrato, analizzando le cooperative/associazioni (Karibu, Aid e Jambo Africa), prelevamenti in contanti, bonifici verso l’estero, una difficile rendicontazione delle erogazioni, una gestione contabile non trasparente e distrazioni di denaro per finalità estranee alla gestione dei progetti. Amministrazione opaca a fronte di servizi di accoglienza migranti da brividi, macchiati da sovrannumero di ospiti, carenti condizioni igieniche, assenza di derattizzazione e deblattizzazione.

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Il Gip Molfese scrive a chiare lettere che “emergono indici univoci per ritenere la Jambo e il Consorzio Aid strutture satelliti riconducibili alla sola Karibu risultando essere schermi fittizi per l’esecuzione di un illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare“. Presidenze e consigli di amministrazione che, in effetti, appaiono intercambiabili ma sempre interni alla famiglia. Circostanze comprovate dai dipendenti ascoltati a sommarie informazioni che hanno denunciato i mancati pagamenti degli stipendi e le strutture fatiscenti dove soggiornavano gli immigrati.

E tra le spese sostenute da Karibu, ad esempio, solo nel 2015, si trovano costi non documentati per alberghi, ristoranti, viaggi, manutenzione, per la somma di 207mila euro e altri costi per operazioni non esistenti emessa da Jambo Africa (che aveva la sede legale dove è basata Karibu) per la somma di quasi 300mila euro: evasione dell’Ires a circa 137mila euro.

Marie Therese
Marie Thérèse Mukamitsindo, Presidente e fondatrice della cooperativa sociale Karibù (fonte YouTube.com).

Nel 2016 l’evasione Ires sarebbe pari a quasi 460mila euro in ragione di costi non documentati di oltre 1 milione di euro. Le fatture emesse dalla Jambo Africa per fatture inesistenti ammontano alla cifra di quasi 600mila euro. La beffa è che tra le prestazioni offerte da Jambo a Karibu, secondo la magistratura, vi sarebbero anche corsi di alfabetizzazione e pocket money per immigrati i quali, a questo punto, se tutto verrà confermato, hanno rappresentato, loro malgrado, ciò che con parola abusata viene definito vero e proprio “bancomat” di Stato. Secondo una ex dipendente: “molti ospiti delle strutture SPRAR si allontanavano dalle strutture per ricongiungersi a familiari ed altro…di questo i responsabili della Coop Karibu venivano informati immediatamente ma non provvedevano ad espungerli dalla lista tenendoli appesi per tre o quattro mesi continuando così a percepire il contributo dell’ospite che si era allontanato e non aveva più diritto allo stesso“.

La Jambo Africa parrebbe essere un mero veicolo (dal 2019 non risulta avere nessun dipendente), dal momento che non poteva procurarsi le risorse per realizzare le prestazioni oggetto di fattura. Le prestazioni, in soldoni, anche sulla scorta delle testimonianze dei dipendenti, non venivano effettuate da Jambo Africa che non possedeva né know how né strumenti idonei. Altro che alfabetizzazione dei migranti!

E fatture false vengono contestare, come detto, anche al Consorzio Aid che non avrebbe mai elaborato progetti per la società madre, la coop Karibu. Anomalie nelle fatture vengono riscontrate anche nel rapporto tra Aid e Jambo, ossia le società satellite (nelle carte d’indagine spunta anche un’altra società inedita, la Mukra).

Per il Gip, Mukamitsindo, Murekatete e Rukundo hanno dimostrato, pur essendo incensurati, “elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare il programma delinquenziale, a gestione familiare“. A motivare il sequestro e le misure interdittive ci sono per tutti e tre la reiterazione del reato e l’inquinamento probatorio. Per di più – questo è il ragionamento della magistratura – sia Rukundo che Mukamitsindo avrebbero avuto compiti di vigilanza su costi e fatturazioni che invece sono stati omessi.

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A margine di una giornata difficilmente dimenticabile per gli indagati, sono arrivate le dichiarazioni dei coniugi Liliane Murekatete e Aboubakar Soumahoro.

“La signora Murekatete si dichiara assolutamente estranea rispetto ai fatti contestatile, che peraltro riguardano un presunto danno erariale di 13mila euro, e siamo certi che a breve, anzi a brevissimo, verrà fatta chiarezza e dimostrata la totale innocenza della mia assistita”. Così fa sapere Lorenzo Borrè, legale di Liliane Murekatete.

“Sono profondamente amareggiato – ha detto, invece, Soumahoro – dispiaciuto e preoccupato per l’indagine che vede coinvolta direttamente la mia compagna Liliene Murakatete che confido dimostrerà la sua innocenza. Ribadendo la mia totale estraneità ai fatti contestati sull’indagine della Coop. Karibu e del Consorzio Aid, di cui, come più volte affermato, non ero a conoscenza, nel prosieguo delle indagini, sempre più alla luce del sole, continuerò a impegnarmi nella mia attività politico-parlamentare sui temi che hanno da sempre caratterizzato il mio impegno”. 

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