KARIBU: TUTTI RINVIATI A GIUDIZIO, MA DUE IMPUTATI SONO IRREPERIBILI

Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo
Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo

Caso Karibu-Aid: conclusa l’udienza preliminare per i sei indagati coinvolti nel caso della cooperativa e dei suoi satelliti

SI è concluda l’udienza preliminare del cosiddetto caso Karibu-Aid davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Pierpaolo Bortone. Ad affrontare l’udienza preliminare, come indagati, la fondatrice della cooperativa Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, i figli, Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, Michel Rukundo e Richard Mutangana, più le collaboratrici Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangyira (legali rappresentanti delle società satelliti di Karibu all’epoca dei fatto contestati). In mattinata c’era stata la discussione delle partiti, con il sostituto procuratore di Latina, Andrea D’Angeli, che ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti.

Alla fine della camera di consiglio, il giudice per l’udienza preliminare, Pierpaolo Bortone, ha deciso: tutti dovranno affrontare il processo perché rinviati a giudizio. Ma c’è un distinguo. Mukamitsindo, Murekatete, Rukundo e Ghislaine Ada Ndongo saranno già imputati nel processo che inizierà il prossimo 24 gennaio davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Simona Sergio. Diverso destino per Richard Mutangana e Christine Ndyanabo Koburangyira per cui vi sarà una udienza stralcio, il prossimo 26 aprile, sempre davanti al giudice Simona Sergio. I due imputati, infatti, sono al momento irreperibili e l’udienza servirà a verificare se nel frattempo siano stato raggiungi dalle notifiche.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Borrè, Roccato, Ciapanna, Paletta, Giampietro e Cossa.

Ad essere contestata l’evasione fiscale e i reati tributari un merito alla gestione della cooperativa e dei suoi satelliti, su tutti il Consorzio Aid e Jumbo Africa, considerata dalla magistratura un vero e proprio veicolo per far arrivare i soldi in Ruanda e altri paesi esteri. Tutti devono rispondere dei reati fiscali: dall’evasione alle fatture false. Mutangana, i cui fatti contestati si riferiscono al 2015 e sono a forte rischio prescrizione, è irreperibile né il suo avvocato Francesco Cossa è riuscito mai a parlarci.

Il Giudice per l’udienza preliminare Bortone, con un’ordinanza di dieci pagine, aveva già accolto la costituzione di parte civile da parte dei lavoratori della cooperativa Karibu e del consorzio Aid (trenta persone) e anche quella del sindacato che difende i loro interessi, quelli di operatori non pagati o addirittura mai pagati: la Uiltucs Latina del segretario Gianfranco Cartisano. Le parti civili sono assistite dagli avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti. Un accoglimento che fa giurisprudenza in quanto, come sottolineava l’avvocato Mastrobattista, è la prima volta in Italia che viene dato il via libera alle parti civili che hanno avuto un danno diretto (i lavoratori) o indiretto (il sindacato) derivante da reati tributari.

Avevano richiesto di essere parti civili e hanno trovato accoglimento anche i commissari liquidatori di coop Karibu, Francesco Cappello, e consorzio Aid, Jacopo Marzetti, nominati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy negli scorsi mesi. Dopo i sequestri derivanti dalla prima inchiesta, gli ispettori del ministero di Adolfo Urso hanno proposto l’adozione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa in quanto hanno ravvisato l’ipotesi di insolvenza delle società avendo maturato debiti in particolare verso l’erario. Peraltro, dopo aver letto la relazione del commissario Cappello, la Procura di Latina ha attivato nuovi approfondimenti investigativi sulla gestione Karibu. A margine, evidenza delle ultime ore, è accaduto un fatto quantomeno curioso: uno degli imputati, Michele Rukundo, ha provato a costituirsi nel passivo del consorzio Aid in liquidazione. Una richiesta che è stata respinta, dal momento che Rukundo, che reclamava circa 14mila euro, si trova in un una posizione “connessa alle eventuali responsabilità derivanti dalla carica ricoperta”..

Nella scorsa udienza, il Procuratore Capo di Latina, Giuseppe De Falco, aveva depositato una integrazione del capo di imputazione che contesta agli indagati altri soldi sottratti all’erario (redditi per gli anni 2018 e 2019) in ragione di fatture inesistenti emesse da Jumbo Africa. In tutto, la Procura, comprese le contestazioni già note, contesta agli indagati circa 2 milioni e 500mila euro di denaro derivante da reati tributari.

Per quanto riguarda l’altra indagine che contesta alla stessa Marie Therese Mukamitsindo e ai figli Liliane Murekatete e Michel Rukundo frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e auto-riciclaggio (indagati anche i figli Richard Mutangana e Aline Mutesi), a fine novembre il Riesame aveva respinto i ricorsi che chiedevano l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare per Mukamitsindo, Murekatete e Rukundo, con le prime due ai domiciliari e il terzo destinatario della misura dell’obbligo di dimora nella provincia piemontese dove attualmente risiede.

Gianfranco Cartisano nel corso della manifestazione di oggi, 3 novembre
Il segretario della Uiltucs Latina, Gianfranco Cartisano, nel corso della manifestazione del 3 novembre davanti al Tribunale di Latina

Sono quindi parti civili i lavoratori ex Karibu e Aid che non sono stati pagati da coop e consorzio e che hanno perso il lavoro, considerata anche la vicenda emersa con tutta la sua forza lo scorso dicembre 2022. Insieme a loro anche il sindacato Uiltucs che, nell’estate 2022, a pochi mesi dai sequestri di Karibu e Aid avvenuti a dicembre 2022, ha denunciato per primo la situazione, tra stipendi non pagati e altre irregolarità.

“Inizia il processo a carico di tutto il consiglio di amministrazione della Coop Karibu e del Consorzio Aid – dichiarano gli avvocati delle parti civili, Giulio Mastrobattista e Atena Agresti – la cui mala gestio è emersa grazie alle denunce del sindacato UilTucs di Latina,nella persona del dott. Gianfranco Cartisano, che ha assistito i lavori dipendenti della cooperativa e del consorzio rimasti per mesi senza retribuzione. Nel corso del processo il sindacato UilTucs di Latina ed i singoli lavoratori, costituitisi parti civili, avranno modo di dimostrare il danno patrimoniale e non conseguente ai reati tributari contestati agli odierni imputati”.

LE TAPPE VERSO IL PROCESSO PER EVASIONE FISCALE – La vicenda giudiziaria è molto articolata. A febbraio 2022, un passaggio giudiziario aveva lasciato presagire di come le indagini condotte dalla sezione della polizia giudiziaria della Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Latina, con il coordinamento dei sostituti procuratori Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli, fossero solide o comunque avessero tenuto anche di fronte ai ricorsi degli indagati. Tanto è che l’udienza preliminare odierna è stata poi fissata a giugno scorso.

Il Tribunale del Riesame di Roma, infatti, aveva respinto il secondo ricorso presentato da Marie Therese Mukamitsindo e dal figlio Michel Rukundo che chiedevano la revoca dell’interdizione di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, per la durata di 1 anno. La misura, disposta dalla Procura di Latina, che contesta a madre e figlio l’evasione fiscale, ha previsto anche un sequestro da oltre 650mila euro, di cui 639.455,28 euro nei confronti di Muakmitsindo e il rimanente a carico di Rukundo e dell’altra figlia Liliane Murekatete, compagna del deputato del Gruppo Misto, Aboubakar Soumahoro.

A gennaio 2023, il collegio dei giudici del Riesame di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, aveva respinto invece i ricorsi presentati dalla fondatrice della coop Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, e dal figlio Michel Rukundo, assistiti dagli avvocati Luca Marafioti e Fabio Pignataro.

Mukamitsindo e il figlio Rukundo chiedevano la revoca dell’altra misura disposta dal Giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Molfese, cioè quella in riferimento ai sequestri.

Il Riesame con il secondo provvedimento piuttosto netto aveva respinto il ricorso contro l’interdizione a operare con la pubblica amministrazione, presentato dagli stessi avvocati Marafioti e Pignataro. Nel motivare il rigetto del ricorso, i giudici del Tribunale di Roma avevano evidenziato un quadro non proprio a favore di madre e figlio, stigmatizzando la gestione dei fondi pubblici ottenuti grazie alla cooperativa Karibu e ai suoi satelliti: “un sistema fraudolento” con cui la coop avrebbe sottratto “importi significativi all’imposizione fiscale“.

“La personalità” dei due ricorrenti “oltre a essere indicativa di una certa spregiudicatezza, si inserisce in un sistema connotato da rilevanti opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale e agli altri enti coinvolti“. Fondi, peraltro, che secondo il Riesame, sono stati utilizzati per scopi difformi dalla ragione per cui venivano erogati come, ad esempio, un acquisto di beni di lusso la negozio romano del marchio “Ferragamo”, nonché destinati all’estero in circostanze non chiarite.

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